Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/12/2014, a pag.16, con il titolo " Assad apre ai ribelli siriani. Solo un trucco ?", il commento di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Nulla lascia credere che la nuova iniziativa russa per fermare il conflitto in Siria possa avere qualche possibilità di successo. I motivi sono numerosi e ingigantiti rispetto alle due fallite conferenze di pace promosse dall'Onu a Ginevra nell'estate del 2012 e all'inizio del 2014. Restano irrisolti due problemi centrali: le opposizioni pongono a precondizione l'assicurazione che la dittatura di Bashar Assad verrà rimossa, cosa però rifiutata da Damasco di concerto con gli alleati a Mosca e Teheran. Inoltre i gruppi della guerriglia, che dalla primavera 2011 combattono il governo, sono oggi più divisi che mai. I morti superano di gran lunga i 200.000, il Paese è devastato. Ma neppure gli Stati Uniti, che da quest'estate operano militarmente in Iraq e Siria, sono in grado di ricostruire, finanziare e addestrare una forza combattente coerente e comprensiva. La crescita infine negli ultimi due anni del peso politico e militare dello Stato Islamico (Isis), determinato a creare un «Califfato» sunnita fanatico nel cuore del Medio Oriente, allontana ogni prospettiva di dialogo. Mai nessuno dei suoi esponenti ha espresso l'intenzione di avviare consultazioni per giungere alla fine dei combattimenti. L'unica speranza sarebbe forse alleare i vecchi nemici in un patto di mutua difesa contro i tagliagole di Isis. Ma finora non emergono segnali concreti in tal senso. L'annuncio ieri della tv ufficiale siriana, circa la disponibilità del regime a partecipare a consultazioni «preliminari» a Mosca, pare così destinata a restare lettera morta. Dalla Turchia, Hadi al-Bahra, leader di alcuni dei movimenti di opposizione siriani sotto l'ombrello della Coalizione Nazionale, sostiene che le mosse russe sono prive di sostanza: «Mosca si limita a invitare al dialogo senza però una piattaforma o una proposta precise». Pochi giorni fa il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva espresso la speranza che le opposizioni siriane si mettano d'accordo tra loro prima di avviare contatti diretti con Damasco. Il fatto però che Assad ribadisca l'intenzione di privilegiare i negoziati con gll oppositori «addomesticati» rimasti a Damasco, contro quelli che definisce i «terroristi» nella diaspora, sottolinea carenze nei disegni di dialogo.
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