Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 07/12/2014, a pag.49, con il titolo "Le tante ombre di un passato che non passa", l'articolo di Simonetta Fiori su tre libri di prossima uscita, che si annunciano molto interessanti, Segnare i titoli per non dimenticarli.
Ambiguità e omissioni della storia. Il "bravo italiano" diventa "carnefice". Non più estraneo ai crimini, non più ignaro delle tragedie, ma complice consapevole del genocidio degli ebrei. I carnefici italiani è il titolo scelto da Simon Levis Sullam per il suo saggio sulla rete di responsabilità, tra il1943 e il1945, nell'orrore della Shoah. Delatori, spie, collaborazionisti nelle vesti più diverse, fino a includere gli interpreti e le dattilografe che stilarono le liste delle vittime, gli autisti dei pullman e i macchinisti dei treni piombati che condussero i deportati a morire. Tutti carnefici? «Naturalmente fu diverso il grado di responsabilità e consapevolezza», dice Sullam, «ma tutti sapevano di partecipare a un progetto persecutorio. E la macchina dello sterminio funzionò proprio grazie alla complessa moltiplicazione delle funzioni, la maggior parte lontanissime dall'atto di uccisione».
Solo la metà degli arresti, secondo lo storico, avvenne per mano italiana. «Se ogni giorno scopriamo un nuovo Giusto, nessuno parla più dei carnefici», denuncia Sullam. In uscita da Feltrinelli a metà gennaio.
Di ambiguità e omissioni si nutre anche il romanzo-memoriale di Dasa Drndic, scrittrice croata recentemente celebrata dal New York Times. Arriverà anche in Italia il suo Trieste, un originale racconto sui crimini nazisti costruito su testimonianze, fotografie, lettere, mappe, atti processuali e anche su brani di poesia come la Terra Desolata di Eliot. Ormai ottuagenaria, Haya Tedeschi aspetta nella sua casa di Gorizia il figlio che le era stato portato via nei 1944. L'ultima volta che l'ha visto era un neonato, ora è un sessantenne devastato dalla storia. Antonio era stato rapito con la complicità del padre, un ufficiale tedesco felice di partecipare alla follia del Lebensborn, il progetto di eugenetica messo in piedi da Himmler. La madre Haya non si dà pace finché non porta a termine la sua missione: ricostruire le vicissitudini di Antonio e di un'intera comunità che rischia di essere dimenticata. E poi la lunga attesa di un figlio che non vuole vederla, perché Haya è il passato, un passato che fa male. Né fiction né solo documento, Trieste è stato accolto dai critici americani come un libro necessario.Tra i forthcoming di Bompiani per il Giorno della memoria.
Ancora ombre che non passano. Einaudi pubblica in primavera il saggio di Philip Ball, Servire il Reich, sulle ambigue e difficili scelte morali di tre fisici di eccezione: Max Planck ( il pioniere della teoria dei quanti ), l'olandese Peter Debeye e Werner Heisenberg, padre del principio di indeterminazione. Alla fine della guerra molti scienziati dichiararono la loro estraneità al Führer, talvolta rivendicando i meriti di un'attiva opposizione. In realtà i rapporti furono più sfaccettati, tra cedimenti e compromessi pur di continuare a lavorare. Dalla ricca documentazione raccolta da Ball affiora il dilemma etico di tre grandi nomi della fisica. Non ci sono colpevoli. Solo uomini che cercano una via di fuga dal tiranno.
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