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Libero Rassegna Stampa
06.12.2014 Indiscrezioni sull'Obama-pensiero, molle con l'Iran, duro contro Israele
Cronaca di Glauco Maggi

Testata: Libero
Data: 06 dicembre 2014
Pagina: 13
Autore: Glauco Maggi
Titolo: «Obama blocca le sanzioni all'Iran, però pensa di imporle a Israele»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/12/2014, a pag.13, con il titolo "Obama blocca le sanzioni all'Iran, però pensa di imporle a Israele ", una cronaca di Glauco Maggi.

Il pezzo si basa su informazioni prese dal quotidiano Haaretz, quindi indiscrezioni poco attendibili, che esprimono più  che altro un wishful thinking del giornale israeliano, come sempre ferocemente anti-Bibi. Le posizioni di appeasement di Obama verso l'Iran sono note, così come la sua abitudine di dire al governo israeliano quel che deve e non deve fare. Niente di nuovo, quindi.
A Glauco Maggi vorremmo ricordare, in tutta cordialità, se può astenersi dallo scrivere " la poltica di Tel Aviv", le sede del governo e il Parlamento di Israele sono a Gerusalemme, insieme a tutti i ministeri, tranne uno, quello della Difesa, che si trova invece a Tel Aviv,  che si occupa di difesa, appunto.

Ecco il pezzo: 


Gerusaslemme,La Knesset, sede del parlamento d'Israele

Obama ha ufficialmente fatto sapere al Congresso americano che metterà il veto a eventuali sanzioni contro l'Iran, in caso di collasso delle trattative sullo stop ai piani nucleari di Teheran, ma intanto sta segretamente preparandosi a infliggere sanzioni contro Israele perché risponde ai razzi di Hamas con nuovi insediamenti. La conversione di alleanze di Barack non potrebbe essere più clamorosa, se si aggiunge che recentemente i jet della Repubblica Islamica dell'Ayatollah Khamenei hanno iniziato a bombardare le postazioni dell'Isis in Iraq, in parallelo con i raid statunitensi.
La notizia che l'amministrazione Obama sta esaminando le azioni concrete da prendere contro le costruzioni nella West Bank e nella parte Orientale di Gerusalemme, invece delle rituali dichiarazioni di condanna, è stata data dal quotidiano di Tel Aviv Haaretz: ufficiali di alto rango israeliani hanno riferito che funzionari delle agenzie di politica estera e della sicurezza della Casa Bianca hanno tenuto riunioni «classificate», riservatissime, sull'ipotesi di promuovere mosse tangibili in risposta agli insediamenti.
Membri dell'amministrazione Usa avvicinati da Haaretz non hanno negato che ci sia stata questa discussione, pur rifiutandosi di dare dettagli, e anche la portavoce del NSC (Consiglio per la Sicurezza Nazionale) Bernadette Meehan si è rifugiata nel «no comment» anziché respingere la notizia come non vera.
Era stata più netta nel respingere l'attuazione concreta di sanzioni la rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Federica Mogherini, il 17 novembre scorso. «Non c'è un piano di sanzioni», aveva detto al termine della riunione del consiglio Affari esteri, pur ammettendo che l'argomento è ben presente nelle prospettive future della UE. Il documento sull'ipotesi di sanzioni contro Israele (risalente all'attività di Catherine Asthon)», aveva detto Mogherini, «rappresenta solo un'ipotesi tecnica di sanzioni, ma non era sul tavolo dei ministri di oggi».
Parlare di punizioni contro Gerusalemme, in Europa, non è mai stato tabù. Ben diverso lo sconcerto che sta provocando nel Congresso Usa la mossa sotterranea di Obama, e non solo tra i repubblicani: il partito di Obama ha una trentina di parlamentari ebrei e i candidati Democratici hanno preso il 65% del voto ebraico a novembre, una percentuale in calo proprio per la politica anti Tel Aviv del presidente. Il presidente americano è sempre stato ai ferri corti con il primo ministro iraniano Benjamin Netanyahu, ma dopo l'ultimo fallimento nell'incontro bilaterale a Washington agli inizi di ottobre, ha deciso di essere ancora più aggressivo contro l'«alleato».
In Israele si terranno le elezioni nei 2015, e il voltafaccia Usa sarà di sicuro un tema della campagna: Netanyahu potrebbe rafforzarsi agli occhi dei falchi, perché le sanzioni sarebbero la prova che ha tenuto testa a Obama.
Barack accusa Israele di non cedere alla richiesta di fermare gli insediamenti dei coloni nei propri territori, ma non pressa con pari determinazione i palestinesi perché pongano fine agli attacchi con i razzi e agli attentati.
Il presidente Usa aveva aperto le ostilità contro Gerusalemme fin dal giugno 2011, quando disse che il processo di pace poteva solo partire dal ritorno dei confini a prima della Guerra de11967.
Poi c'era stata l'accelerazione della minaccia nucleare iraniana. Come «risposta», Barack aveva sposato l'idea dell'accordo a tutti i costi con l'Iran, che parla e parla ma non cede di un millimetro nel diritto di farsi la bomba, e nella richiesta di avere cancellate le sanzioni: ha capito di avere il coltello dalla parte del manico di fronte a un presidente Usa che maltratta così il suo più fido alleato.

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