Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/12/2014, a pag. 33, con il titolo "I rischi (sottovalutati) della finanza islamica", il commento di Roberto Tottoli.
Roberto Tottoli
Per non offendere la sensibilità di un nuovo sponsor di Abu Dhabi il Real Madrid avrebbe rimosso una croce dal suo logo vecchio di quasi un secolo. La notizia è rimbalzata nei giorni scorsi dai giornali spagnoli in tutto il mondo, con qualche commento sferzante. Eppure la grande società di calcio non agisce diversamente dai mercati finanziari europei o dalle amministrazioni di un’Europa a disperata caccia di soldi.
La situazione è paradossale: mentre musulmani immigrati, veli e minareti agitano popolazioni europee e solleticano vecchie e nuove xenofobie, nulla sembra turbare la fame dei capitali provenienti dal Golfo Persico o dall’estremo Oriente musulmano. I finanziamenti da Dubai o dal Qatar rivaleggiano con gli investimenti malesi nei quartieri londinesi, trovando strade aperte e inviti servizievoli. E peggio ancora, poco o nulla conta che spesso il denaro provenga da quei Paesi in prima fila a finanziare l’Islam più tradizionalista, privi di democrazia e invisi a molti dei musulmani che vivono in occidente.
La spregiudicatezza della ricerca di capitali si salda a un relativismo ancora più cinico. Si finge di non rendersi conto quanto i capitali musulmani possano condizionare il futuro delle società europee. Mettere qualche briglia a un mercato senza alcun principio etico può essere utile in certi settori finanziari, non v’è dubbio. Tuttavia ciò rischia di avvenire con il corollario discutibile di cambiare la propria tradizione per non urtare una sensibilità etica e religiosa dettata da Paesi islamici, di cui si condivide ben poco se non il denaro di cui si ha bisogno. Oggi è una piccola croce su un logo, ma domani potrebbero essere tradizioni alimentari o costumi, oppure il tessuto urbano di un quartiere ricostruito, pensato per non urtare gli agognati investitori «stranieri». Il rispetto è la chiave della convivenza, ma non è certo rispetto di sé stravolgere la propria storia per ragioni di marketing.
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