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La Stampa Rassegna Stampa
29.11.2014 Turchia: Ecco chi è Recep Tayyp Erdogan
Ritratto di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 29 novembre 2014
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Ma Erdogan sogna la rivincita islamica contro l'Occidente»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/11/2014, a pag.11, con il titolo "Ma Erdogan sogna la rivincita islamica contro l'Occidente" il commento di Maurizio Molinari, che segnaliamo ai nostri lettori per l'assoluta novità del contenuto, forse il primo che leggiamo su un quotidiano nazionale - per questo sempre cauto nell'affrontare i fatti quali sono - nel quale il califfo - come IC ha sempre chiamato Erdogan- viene descritto quale effettivamente è, un sostenitore di movimenti terroristi, un pericolo per pace, non solo dell'area mediorientale.
Ci auguriamo che venga letto dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal Ministro degli Esteri  Paolo Gentiloni.


Maurizio Molinari

L'Occidente non ci ama, vuole solo sfruttare le nostre ricchezze ed è per questo che si interessa dei conflitti in Medio Oriente»: il presidente turco Recep Tayyp Erdogan sfodera contro Europa e Stati Uniti un linguaggio convergente con i gruppi islamici che sostiene, dai Fratelli Musulmani a Hamas, proiettandosi nel ruolo di leader regionale intenzionato a guidare l'ostilita più aggressiva contro gli «stranieri».
La cornice per l'exploit anti-Occidente del presidente turco è la riunione a Istanbul del Comitato permanente sulla cooperazione economica dell'Organizzazione della conferenza islamica (Oci) che riunisce i 57 Paesi musulmani. «Voglio dirlo apertamente - esordisce Erdogan, poche ore prima dell'arrivo di Papa Francesco - gli stranieri amano il petrolio, l'oro, i diamanti e la manodopera a basso costo del mondo islamico. Gli piacciono i conflitti, gli scontri e le dispute in Medio Oriente. Ma credetemi, noi non gli piaciamo affatto». E ancora: «Sembrano nostri amici ma ci vogliono morti, gli piace veder morire i nostri figli, fino a quando lo sopporteremo?». Da qui l'imperativo di «risolvere da soli i nostri problemi» perché «l'unica maniera per superare le crisi del mondo islamico è unità, solidarietà e alleanza» al fine di «porre fine alla solitudine della Palestina che dura da quasi un secolo, ai massacri in Iraq e in Siria».
Proponendo l'unificazione dell'Islam contro l'Occidente Erdogan fa proprio il messaggio dei Fratelli Musulmani, sin dalla fondazione da parte di Hassan El Banna in Egitto nel 1928, i cui leader egiziani e del Golfo sono approdati in novembre a Istanbul dopo essere stati allontanati dal Qatar. Assieme a loro sono arrivati esponenti di Hamas, che ora ha in Turchia la sede di più alto profilo fuori dalla Striscia di Gaza. La recente visita del vicepresidente Usa Joe Biden ad Ankara è nata proprio dal desiderio della Casa Bianca di appurare l'entità della svolta pro-fondamentalisti di Erdogan - che guida la nazione con il secondo esercito della Nato - e la risposta è arrivata dopo l'ultimo colloquio fra i due quando il presidente turco ha commentato, riferendosi agli americani: «Li incontro sempre ma continuo a pensarla allo stesso modo, sono sensibili solo al petrolio». L'ostilità dichiarata nei confronti dell'Occidente si somma alle misure aggressive contro ciò che più lo rappresenta - da Twitter alla moda femminile per le studentesse nei campus - trasformando la Turchia nella roccaforte di un progetto di islamizzazione del mondo musulmano che, secondo l'opposizione del Partito del popolo repubblicano, evoca i «Sultani ottomani del passato».
Tanto più che, secondo fonti di stampa turche, Erdogan gestisce un bilancio tre volte maggiore rispetto alla Regina d'Inghilterra, e lo usa per progetti faraonici come il nuovo Palazzo Bianco di Ankara e l'acquisto di jet privati per volare no-stop da Istanbul a Los Angeles.
In un Medio Oriente segnato dal progetto del Califfo Abu Bakr al Baghdadi di unificare il mondo arabo facendo leva sulla violenza più brutale, le mosse di Erdogan svelano il tentativo di diventare anch'egli un'unificatore dell'Islam, richiamandosi all'eredità dei Sultani ottomani, anch'essi «Califfi» ovvero successori di Maometto. Si spiega così la reiterata difesa della teoria della scoperta dell'America da parte dei musulmani come anche l'imminente vertice bilaterale con Vladimir Putin per trattare, da pari a pari, sulla sorte della Siria e dell'intero Medio Oriente. Perché Erdogan resta convinto che sarà il rovesciamento di Bashar al Assad a trasformarlo nella potenza di riferimento dei gruppi islamici emergenti di questo inizio secolo.

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