Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 27/11/2014, a pag. 19, l'analisi di Fabio Scuto; a pag. 19, le interviste di Fabio Scuto a Moshe Feiglin, deputato del Likud, con il titolo "E' un testo necessario per preservare i valori che ci contraddistinguono" e a Itzhak Herzog, leader dei laburisti, con il titolo "Bibi ha fallito, ora lasci: così infiammerà la regione e ci renderà più insicuri".
Reuven Rivlin Benjamin Netanyahu
Fabio Scuto: 'Nazione ebraica', Rivlin contro Netanyahu
Fabio Scuto sottolinea come la proposta di legge di Netanyahu sarebbe un premio ai "falchi dell'ultradestra", corroborando la falsa idea di una deriva reazionaria della politica israeliana. Evidentemente non coglie la natura pienamente democratica di Israele.
Ecco l'articolo:
Fabio Scuto
Interrotto dai fischi e dalle proteste, incurante delle critiche che piovono da gran parte di Israele e di quelle che arrivano da Stati Uniti e Europa, il premier Benjamin Netanyahu ha difeso ieri davanti alla Knesset il disegno di legge che definisce Israele "Stato della Nazione ebraica". E' una legge necessaria, ha argomentato il premier annunciando che sarà votata la prossima settimana, per sventare iniziative volte a cambiare Israele ed evitare che il Paese sia "inondato" da profughi palestinesi.
Una legge che nelle sue pieghe afferma che l'ebraismo sarà la fonte del diritto nella legislazione, e che lo Stato come tale sosterrà solo l'educazione ebraica, altri gruppi sociali religiosi o etnici dovranno provvedere per proprio conto. Stabilisce che fra ebraismo e democrazia, il primo è superiore al secondo. Una legge voluta dai "falchi" dell'ultradestra del Likud e dai nazionalisti di Focolare ebraico, che rischia di essere benzina sulla crisi di queste settimane e aumentare le tensioni fra israeliani e arabi, che sono il 20 % della popolazione di Israele, ma anche di ferire i rapporti con le altre comunità, come i drusi che sono da sempre fedeli alleati del popolo ebraico. I fiumi di parole sui giornali e nei talk show hanno spinto il capo dello Stato Reuven Rivlin a dire la propria sulla legge che tanto sta a cuore al premier. Il successore di Shimon Peres — ex avvocato, giurista ed ex presidente della Knesset — ha scelto un forum di magistrati per denunciare che la "nuova legge non rafforzerà lo Stato ebraico di Israele ma anzi lo indebolirà". Gli israeliani, ha detto il presidente, hanno una gloriosa casa nazionale, parlano ebraico e producono una ricca cultura nella propria lingua, le festività ebraiche sono celebrate in pubblico, la bandiera con la Stella di David e l'inno nazionale sono chiaramente presenti negli eventi sportivi mondiali, il simbolo dello Stato è sul passaporto di tutti gli israeliani.
"E allora perché questa legge superflua e dannosa" che è contro la visione di uguaglianza con i cittadini arabi dei padri fondatori, si è chiesto il presidente; "Israele è già di fatto lo Stato nazione del popolo ebraico". Su questa legge si gioca la sopravvivenza del governo. "Netanyahu contro lo Stato di Israele", titolava ieri Yedioth Ahronoth, accusando il premier di pensare solo alla sua sopravvivenza politica. La legge, spiega il giornale, è il ticket che il premier deve pagare alla destra ultrà del Likud se vuole ottenere ancora la nomination alle primarie di gennaio, in vista del sicuro voto anticipato. Lo scontro nell'Esecutivo è al vetriolo.
Yair Lapid, ministro del Tesoro e capo dei centristi di Yesh Atid giudica che pure il capo storico della destra israeliana "Menachem Begin si sentirebbe fuori posto dentro questo Likud". Non meno tenera la signora Tzipi Livni, ministro della Giustizia che a Repubblica sintetizza così lo scontro: "E' una lotta fra sionisti che sostengono la democrazia e i membri estremisti di un Tea-Party israeliano che vogliono uno Stato religioso ebraico che si nasconde e si isola, uno Stato che alla fine è anti-sionista e antidemocratico". Il disagio del presidente Rivlin, uomo di destra e da sempre nel Likud, è condivisa da giuristi come il Procuratore Generale Yehuda Weinstein che ha definito la legge in contrasto con gli intenti della dichiarazione di indipendenza (Israele non ha una Costituzione) e con i principi democratici dello Stato. Non è un giurista né un politico Mahmoud Seif, è lo zio del poliziotto ucciso nella sparatoria alla Sinagoga la scorsa settimana. "Mio nipote - dice - è caduto in battaglia contro i terroristi e prima, come tutti i drusi, ha fatto il servizio militare nell'Esercito e adesso perché deve passare una legge che mette la nostra lealtà in dubbio?".
Intervista di Fabio Scuto a Moshe Feiglin: 'E' un testo necessario per preservare i valori che ci contraddistinguono'
Moshe Feiglin
'Questa legge è necessaria perché l'intenzione delle sinistre e di tutti i cosiddetti "democratici" che vi si oppongono è quella di erodere l'identità ebraica dello Stato d'Israele'. È tagliente come sempre Moshe Feiglin, deputato del Likud e uno dei protagonisti delle passeggiate sulla Spianta delle Moschee che hanno infiammato gli animi e portato a violenti scontri nella Città Santa
Perché ritiene giusta la legge?
Perché vuole preservare i valori che contraddistinguono l'identità ebraica contro chi li vuole cancellare. La parola "democrazia' non compare nella dichiarazione di indipendenza e in ogni caso questa non è un fine, ma solo un mezzo.
Ma non crede che la norma così formulata, con un chiaro riferimento alla preponderanza della tradizione legislativa ebraica, posse colpire l'uguaglianza di fronte alla legge non solo delle minoranze etniche, ma anche delle donne o delle correnti religiose ebraiche non ortodosse?
No, perché già così Israele non è un Paese veramente democratico: non lo è uno Stato il cui il Parlamento chiude un giornale, un Paese dove il 93% dei terreni appartiene allo Stato, come non lo è uno Stato in cui l'esercito si appropria per tre anni di migliaia di cittadini [la coscrizione obbligatoria, ndr] o in cui il ministro dell'Istruzione, e non i genitori, è responsabile dell'educazione dei bambini. E potrei continuare con altre decine di esempi.
Quindi lei pensa che con questa norma l'identità ebraica sia più salvaguardata?
Io credo che sia una prerogativa e un dovere dello Stato proteggere il patrimonio comune, così come era inteso dai padri fondatori, contro discendenti irresponsabili, che potrebbero decidere un giorno di svenderlo o cambiarlo.
Intervista di Fabio Scuto a Itzhak Herzog: 'Bibi ha fallito, ora lasci: così infiammerà la regione e ci renderà più insicuri'
Itzhak Herzog
Itzhak Herzog, lei è il leader dei laburisti israeliani, perché il suo partito si oppone cosi tenacemente alla Legge sulla Nazionalità Ebraica, quando i suoi punti principali sono, in definitiva, molto simili a quelli stabiliti dalla Dichiarazione di Indipendenza?
Appunto per questo. Perché continuare ad occuparsi di questa legge è come se il governo Netanyahu tenesse le sue sedute sul monte del Tempio. Il fatto stesso di mettere una cosa del genere all'ordine del giorno, in un periodo cosi delicato da tutti i punti di vista, politici, diplomatici e di sicurezza è totalmente superfluo, irresponsabile e potrebbe infiammare ancora di più la nostra regione. Se la dichiarazione di indipendenza era sufficiente quando eravamo 600.000 persone (nel 1945, ndr), non c'è motivo che non basti anche oggi.
Allora perché, secondo Lei, il premier si ostina a farla passare, anche a costo di una crisi di governo?
Perché è un primo ministro insicuro, senza una visione ideale e senza programmi, per cui ha bisogno di leggi che si occupano di cose ovvie, ma che hanno un impatto sul suo pubblico. La situazione del paese anche economica è gravissima e Netanyahu ha cercato una scappatoia, di quelle che si rifanno a posizioni nazionaliste estremiste, ma che danneggiano il delicato mosaico della società israeliana. Il governo sta dimostrando di non essere in grado di rimanere alla guida del paese. Netanyahu mette in pericolo gli interessi basilari ed esistenziali di Israele, con ilsuo comportamento e le sue decisioni. E' ora che lasci libero il suo posto.
Lei vede la necessità di elezioni anticipate?
Ho fatto appello a Tzipi Livni e a Yair Lapid affinché lascino il governo e si uniscano a noi per cambiare questa situazione.
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