Riprendiamo da LIBERO, con il titolo "Il califfo è ferito o morto? Bagdad si smentisce due volte", la cronaca di Carlo Panella.
Carlo Panella
Abu Bakr al Baghdadi
Il Califfo Nero Abu Bakr al Baghdadi con tutta probablità non è morto - come strombazzato al vento dai ministri del governo di Baghdad che se ne attribuiscono immeritatamente il merito - ma è stato solo ferito e forse neanche gravemente, da un raid dell'aviazione americana venerdì notte nei pressi di Mosul. Vergognosa, come sempre, la ridda di notizie false, immaginarie, vanagloriose provenienti dal governo di Baghdad sul fatto. Il primo premio l'ha vinto il ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al Jaafari che ieri ha twittato la notizia dellla morte certa di al Baghdadi, attribuendone il merito a una fantasmagorica «azione coperta dei servizi segreti iracheni». Proprio questa attribuzione ha portato molti analisti, che ben conoscono lo stato pietoso dei Servizi iracheni a dubitare della notizia che comunque è girata in modo virale sui siti Internet. Dopo poche ore la smentita ufficiale del ministro degli Esteri.
Da parte sua il Pentagono mantiene da ben 4 giorni un ben più serio riserbo. Da quel che si è potuto comprendere infatti le cose sono andate così: venerdì notte i satelliti hanno rilevato l'avvicinamento a Mosul di un convoglio di 10 blindati. Forse - il condizionale è d'obbligo- questa notizia di fonte «Sigint» -termine in codice per le rilevazioni di fonte tecnologica - è stata incrociata con una notizia di fonte «Humint», le rivelazioni di agenti sul terreno, le più affidabili, circa lo svolgimento di una riunione ad alto livello di dirigenti del Califfato a Mosul. Partito il raid e colpito il convoglio, è partita la grancassa della stampa araba, al solito poco affidabile. Il primo lancio sulla morte di al Baghdadi è stato della televisione al Arabya e a cascata sono seguite le altre «notizie». Ma il Pentagono ha taciuto e tace, elemento ben indicativo, perché se di una cosa oggi ha bisogno l'aviazione americana e in prima persona Barack Obama, questa è proprio la notizia di un «colpo grosso» sul terreno. I media americani infatti escono ogni giorno con informazioni sconcertanti sulla inutilità di questi raid, non accompagnati da «boots on the ground», militari sul terreno operativo, così come vuole l'amletico Obama.
Un giorno il Washington Post rivela che i raid colpiscono obbiettivi reali solo il 10% delle volte e al 90% distruggono obbiettivi vuoti. L'altro giorno, il New York Times sostiene che solo il 25% delle volte gli aerei sganciano effettivamente missili o bombe, perché il 75% delle missioni si svolge col cielo coperto o con tempeste di sabbia. Nonostante questa sete di una notizia clamorosa, il prolungato silenzio del Pentagono è dunque sintomo innanzitutto di una assoluta carenza di fonti vicine ai vertici del Califfato e comunque della assoluta incertezza Usa non solo sulla morte, ma addirittura anche solo sul ferimento di al Baghdadi. Notizia, questa che sarebbe comunque rilevantissima, soprattutto sotto il profilo psicologico. Paradossalmente, l'unica fonte di una qualche attendibilità che ha dato notizia del ferimento di al Baghdadi è uno dei portavoce del movimento jihadista, Abu Mohammed al Adnani, che ha dichiarato che «non è ancora arrivato il momento per la successione: tranquillizziamo la nazione: l'emiro Abu Bakr al Baghdadi sta bene e gli auguriamo una pronta guarigione».
Il ministero della Difesa di Bagdad si è subito adeguato a questa versione e il ministro Khaled Obeidi ha dichiarato l'avvenuto ferimento del leader nemico da parte della aviazione Usa, ponendo cosi fine ai penosi tentativi del governo iracheno di attribuirne il merito alle proprie Forze Armate. In conclusione va comunque detto che l'eventuale uccisione di al Baghdadi avrebbe un enorme valore psicologico, ma nessun rilievo pratico. La struttura dell'Isis infatti non è più quella di una «banda». Ormai si è costituita effettivamente in uno Stato, con una leadership articolata, esercito e una amministrazione capillari e efficienti. Al Baghdadi se e quando sarà ucciso, verrà così sostituito da un altro Califfo, sicuramente già prescelto, cosi come il suo successore e i rapporti di forza sul terreno non verrebbero mutati più di tanto.
Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante