Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/11/2014, a pag. 27, con il titolo "L'accordo sul nucleare favorirebbe il dialogo sui diritti umani in Iran", l'appello firmato da Emma Bonino, Javier Solana, Ana Palacio, Carl Bildt, Jean-Marie Guéhenno, Norbert Rottgen, Robert Cooper.
Il piegamento dell'Occidente alla volontà dell'Iran, propugnato da Bonino e soci, è un rischio dalle conseguenze incalcolabili.
L'avvicinamento al crudele regime islamista che regge l'Iran qui proposto ha come motivazioni l'economia e la possibilità di collaborare in funzione anti-Isis in Iraq.
L'Iran ha tutto da guadagnare da un simile accordo: vedrebbe sparire quel poco di sanzioni che ancora deve subire, sarebbe libero di proseguire ancor più speditamente il proprio programma nucleare e potrebbe far cadere l'Iraq sotto la sua nefasta influenza.
Nessuno dei sette firmatari, inoltre, si preoccupa di quello che comporterà per Israele un'alleanza di fatto dell'Occidente con l'Iran, che minaccia l'esistenza stessa dello Stato ebraico.
Infine, a nessuno interessano le sanguinose esecuzioni pubbliche di omosessuali, l'intolleranza religiosa, la persecuzione delle minoranze, la lapidazione e l'impiccagione delle donne.
Business is business, ma è anche un pericolo immenso per gli equilibri dell'intero Medio Oriente.
Molti sono ex ministri degli esteri, nostalgia della poltrona ?
Ecco l'articolo:
Emma Bonino Javier Solana Carl Bildt
Pubblichiamo l’appello firmato da un gruppo di ex ministri degli Esteri e personalità politiche europee, in collaborazione con l’European council of foreign affairs, per una conclusione positiva del negoziato nucleare con l’Iran.
Esortiamo con urgenza i Paesi E3+3 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) e l’Iran a concludere un accordo completo sul nucleare entro il termine del 24 novembre. Rimandare la decisione finale, benché difficile, offrirà agli oppositori della via diplomatica nuove opportunità per ostacolare tale processo. Ciò è vero in particolar modo ora che soluzioni tecniche sono già state formulate e l’accordo — che sarà in grado di affrontare in maniera pacifica ed efficace i timori degli E3+3 sulla proliferazione nucleare iraniana, e di rispettare, al contempo, la sovranità e le legittime aspirazioni iraniane — è davvero a portata di mano. L’intesa provvisoria firmata nel novembre 2013 ha offerto agli E3+3 garanzie più solide, stabilendo rigorosi meccanismi di monitoraggio del programma nucleare iraniano, ponendo un tetto e riducendo al contempo la produzione di uranio arricchito. Per raggiungere questa fase dei negoziati gli europei hanno investito risorse ingenti, sostenendo i costi economici di sanzioni senza precedenti contro l’Iran, come anche delle conseguenze regionali del tentativo di isolamento di Teheran. L’Europa deve approfittare di questo momento per incoraggiare le parti ad affrontare le questioni di maggior rilievo attraverso compromessi ragionevoli e mettendo da parte le problematiche non indispensabili al raggiungimento di un buon accordo. I Paesi europei devono inoltre collaborare con l’amministrazione americana per rassicurare gli alleati regionali che sono scettici a riguardo dei benefici strategici di lungo termine che un accordo finale sul nucleare potrà garantire. È inoltre necessario tenere a mente i costi di un esito negativo del negoziato. Per gli E3+3, il fallimento potrebbe portare a un programma nucleare incontrollato e difficilmente monitorabile, che sarebbe impossibile da sorvegliare. Il mancato raggiungimento dell’accordo, seguito da un’escalation delle sanzioni, delle tensioni e dell’isolamento dell’Iran potrebbe incentivare il Paese a produrre armi nucleari, a contrastare più attivamente gli interessi occidentali, a perpetuare una situazione di stallo militare altamente esplosiva. Per l’Iran, i costi di un fallimento, in termini economici come di sicurezza, sarebbero incalcolabili. Per alcuni oppositori dell’accordo, su entrambi i fronti, tale risultato sarebbe desiderabile; ma non per i leader responsabili. Attraverso il raggiungimento di un accordo finale, gli E3+3 potrebbero creare un precedente realmente storico che salvaguarderebbe la sicurezza globale attraverso il contenimento della capacità dell’Iran di realizzare un programma di produzione di armi atomiche. Un accordo finale sul nucleare diffonderebbe inoltre fiducia e creerebbe quello spazio politico necessario agli europei per coinvolgere nuovamente l’Iran in quell’importante, e tutt’ora estremamente necessario, dialogo sui diritti umani che era presente in passato. L’intesa sarebbe inoltre cruciale per ridefinire l’impegno occidentale con l’Iran, offrendo nuove opzioni per il perseguimento di interessi regionali comuni — in un momento storico in cui gli europei sono nuovamente impegnati militarmente alle porte dell’Iran, e in cui la cooperazione almeno parziale fondata su interessi comuni appare possibile e necessaria — senza ignorare le molte istanze sulle quali la posizione iraniana e occidentale continuano a divergere. L’Iran e gli E3+3 non sono mai stati così vicini alla conclusione di un accordo sul nucleare. Gli obiettivi di non proliferazione, di sicurezza regionale e globale, di de-escalation di roventi conflitti mediorientali e la dimostrazione del successo della diplomazia multilaterale in tempi di instabilità, beneficerebbero significativamente dal raggiungimento di un buon accordo. Tutte le parti possono allontanarsi da un’intesa, ma lo farebbero con la consapevolezza che le alternative — in relazione ai rispettivi interessi strategici — sono molto peggiori, e che un’opportunità come questa per sigillare un accordo finale sul nucleare potrebbe non ripresentarsi mai più.
Emma Bonino, già ministro degli Esteri – Italia
Javier Solana, già alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione europea e segretario generale del Consiglio dell’Ue già segretario generale della Nato – Spagna
Ana Palacio, già ministro degli Esteri vicepresidente e consigliere generale del gruppo Banca mondiale – Spagna
Carl Bildt, già ministro degli Esteri – Svezia
Jean-Marie Guéhenno, presidente e amministratore delegato dell’International crisis group, già vice inviato speciale delle Nazioni unite e della Lega araba per la Siria – Francia
Norbert Rottgen, già ministro dell’Ambiente– Germania
Robert Cooper, già diplomatico del Regno Unito e consigliere per il Servizio europeo di azione esterna
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