Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/11/2014, a pag. 27, con il titolo "Insulti a Tunisi per Bernard-Henri Lévy", la cronaca di Stefano Montefiori.
Stefano Montefiori Bernard-Henri Lévy
«No agli interessi sionisti in Tunisia». Così è stato accolto il filosofo francese Bernard-Henri Lévy, la sera di venerdì, all’aeroporto di Tunisi, da qualche decina di militanti islamisti che hanno pronunciato insulti antisemiti. Lévy era andato nel Paese nordafricano per incontrare in un albergo alcuni esponenti politici libici e favorire il dialogo di riconciliazione nazionale in Libia. Nel 2011 Lévy si era impegnato personalmente in favore della ribellione contro Gheddafi, contribuendo a dare il via alla missione internazionale finita con la caduta del dittatore. Nel caos che ne è seguito Lévy ha continuato a interessarsi alle vicende libiche, e a Tunisi ha voluto incontrare «amici venuti apposta da Tripoli, Bengasi, Djebel Nefousa, Misrata, Zaouia». Il messaggio diffuso dagli ambienti tunisini invece è stato tutt’altro: i manifestanti erano convinti che Lévy dovesse segretamente incontrare il libico Abdel Hakim Belhadj e il tunisino Rached Ghannouchi, «ovvero, se posso permettermi — dice Bernard-Henri Lévy —, quel che di meno frequentabile esiste sulla scena politica libica da un lato e tunisina dall’altro. È una follia, credevano che volessi interferire nella giovane democrazia tunisina sulla base di voci infondate». Il complottismo si è scatenato e «Bhl» è diventato negli insulti degli islamisti «agente sionista» fino a «vampiro che si nutre di sangue arabo». «Mi hanno dipinto come l’incarnazione degli oscuri disegni delle potenze straniere. È triste vedere dei pazzi sporcare quel che i democratici tunisini stanno costruendo con tanta fatica», commenta Lévy.
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