Con questo articolo ha inizio la nuova rubrica a cura di Deborah Fait "Tg News Watch".
Programma: RAI STORIA.
Sabato 18/ 10 e sabato 25/10 ore 23.30.
Titolo: Palestina. Storia di una terra.
Sottotitolo: Storia di una terra chiamata Palestina.
Prologo di Marcella Emiliani.
https://www.facebook.com/raistoria/photos/
a.10150279082002565.379258.61494232564/
10153330581947565/
Per inviare la propria opinione a RAI STORIA, scrivere a ufficiostampa@rai.it
Questo documentario, realizzato dalla TV francese, è stato mandato in onda in due puntate sul sito di Rai Storia.
La prima serata di sabato 18 ottobre avrebbe dovuto raccontare la storia della Palestina dal 1880 al 1950 e la seconda, il 25.10, fino ai nostri giorni. Il primissimo pensiero che mi è venuto alla mente nel guardare il programma è stato “Vergognoso”, poi una gran rabbia al pensiero di quanti giovani ne sarebbero stati avvelenati, altro che Rai educational, almeno per quanto riguarda la storia tragica di Israele, la Rai ha dimostrato di essere, e lo dico con grande dispiacere per un’occasione di verità perduta, non-educational.
Chi si arroga il compito di educare dovrebbe dire la verità, ne convenite? Bene, la verità, purtroppo, è stata la grande assente del documentario a incominciare dal titolo: Palestina storia di una terra. Forse aggiungere anche Israele sarebbe stato più onesto, tipo, che so: Israele e Palestinesi, storia di... (in modo da far capire che la Palestina non è mai esistita come stato nazionale). Sarebbe stato ancora più onesto evitare di presentare come primissima scena della prima puntata un vecchio video in cui un gruppetto di ebrei gridavano “morte agli arabi”, non erano più di tre o quattro, ma presi in primissimo piano, in modo da lasciare alla fantasia degli spettatori l’idea che dietro a loro ve ne fossero molti altri. Soprattutto non è stato detto il motivo per cui quelle persone urlavano "morte agli arabi". Forse perchè vi era stato un attentato? Forse perchè vi era stato uno dei tanti pogrom contro gli ebrei per mano di bande arabe negli anni '20/'30 del secolo scorso?
La Palestina sotto mandato britannico nel 1920. In giallo l'attuale Giordania, in verse e in grigio i territori che avrebbero dovuto comporre gli Stati di Israele e Palestina in base alla risoluzione Onu del novembre 1947, accettata dagli ebrei e rifiutata dagli arabi.
L’ultimissima scena della stessa puntata mostra case distrutte e file di profughi in marcia (ancora solo arabi senza accenni ai profughi ebrei) e una voce di donna che canta un lamento arabo. Messaggio distorto e ingannatore, l’arma vincente dei furbi! Durante tutto il documentario, prima e seconda puntata, gli arabi vengono presentati come vittime, gli ebrei come pochi emigranti dalla Russia e poi dall’Europa, andati a disturbare la bucolica e serena vita degli arabi della Palestina (nel 1880 sotto la Siria, poi sotto il giogo dell’Impero Ottomano, fino al cambio della guardia, nel 1920, quando subentrò ai turchi l’Impero britannico), con “i loro vestiti europei ben stirati” che falsavano l’impronta mediorientale e araba della regione.
Fino ai primi anni del '900 gli ebrei di Palestina vestivano esattamente come gli arabi e i turchi, molti portavano il fez, ragion per cui, dalle antiche fotografie presentate nel programma, non era possibile evincere chi fossero gli arabi e chi gli ebrei, ma il narratore ha li ha etichettati tutti come arabi.... tanti arabi nei loro costumi tradizionali e pochi ebrei, un paio di foto, non di più, le donne in tailleur e messa in piega, gli uomini in giacca e cravatta... gli invasori... completamente estreanei all’ambiente originario del luogo. Furbata pazzesca!
Il sionismo descritto come nazionalismo “inventato da un pugno di giovani romantici europei” che diffusero anche la “falsa” notizia di una Palestina arida e spopolata. I pogrom degli anni '20 contro le tranquille e religiose comunità ebraiche presentati come guerriglia tra le due etnie e non come massacri degli arabi contro ebrei disarmati. La fondazione di Tel Aviv, costruita vicino all’araba Jafo, spiegata come un’offesa, una provocazione. I terroristi arabi presentati come valorosi partigiani. Il piano di spartizione del 1947 descritto come un’ingiustizia nei confronti degli arabi perché il territorio assegnato agli ebrei era molto più grande cosicchè gli arabi si videro ”costretti a rifiutare” senza far notare (come si vedeva benissimo dalla cartina) che quasi tre quarti della terra su cui doveva nascere Israele era deserto! Soprattutto senza chiarire che gli arabi rifiutarono la spartizione perché non volevano accettare la nascita di una nazione ebraica in un Medio Oriente arabo e musulmano. La voce che doppiava Ben Gurion era un’imitazione dei discorsi di Hitler, violenta , urlante, volutamente odiosa, fastidiosa e gracchiante. Nessun cenno all’invito scritto, nero su bianco, sulla Carta dell’indipenza di Israele (Meghillat HaAzmaut): “Facciamo appello - nel mezzo dell'attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai cittadini arabi dello Stato di Israele affinché mantengano la pace e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della piena e uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata in tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti. Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.” http://digilander.libero.it/thatsthequestion/indipendenza.htm
Viene dato molto risalto al “massacro di Deyr Yassin” (aprile 1948) senza dire che gli ebrei dell’Irgun entrarono nel villaggio da cui provenivano i terroristi che facevano stragi tra gli ebrei per stanarli e tacendo accuratamente che gli arabi avevano messo esplosivi in ogni casa usando come scudi umani le donne e i bambini (solita tecnica), 107 arabi furono uccisi, dei 120 ebrei pochi sopravvissero: http://digilander.libero.it/asdfghj2/dossier/DEIR%20YASSIN%20STORIA%20DI%20UNA%20MENZOGNA.htm
Non viene detto che, durante la guerra del 48, gli arabi (circa 700.000) scapparono perchè invitati a farlo dalla Lega Araba senza aggiungere che i campi profughi furono creati, tutti, nei territori dei paesi arabi dove, ancora oggi, non hanno i diritti civili e, scandaloso, la voce del narratore racconta che gli ebrei che vivevano nei paesi arabi (circa 1 milione), “avevano preferito andarsene”.
Nessun cenno alle uccisioni e alla cacciata in massa dei sopravvissuti dopo aver depredato tutti i loro beni. “Avevano preferito” come se fossero stati messi davanti a una libera scelta e non vittime di una pulizia etnica su larga scala! Più volte viene fatto notare, altra falsità storica, che Israele è nato a causa del rimorso per la Shoà.
Nessuna allusione al filonazismo di Amin al-Husseini, Mufti di Gerusalemme e alla sua richiesta a Hitler di distruggere gli ebrei di Palestina come quelli europei, cioè massacrarli tutti. Un desiderio rimasto nella mente degli arabi-palestinesi ancora oggi e stampato indelebilmente sulla Carta dell’OLP/Fatah e Hamas. Pochissimi e velati accenni al terrorismo arabo, ai recenti anni terribili dei “kamikaze”, mai nominati, a intere famiglie massacrate. Nella seconda puntata, forse un po’ meno ideologica e falsa della prima, viene spiegato il motivo per cui gli eserciti arabi furono sconfitti (5 eserciti contro 50.000 combattenti ebrei), perchè non coordinati e svantaggiati ”non conoscendo il territorio” e sulle rivelazioni dei cosiddetti “nuovi storici”, sul famoso piano Dalet presentato come tentativo di epurazione etnica, accusa poi smentita dallo stesso Benny Morris che l’aveva data per primo. Infine, meno male, non si sa per quale miracolo, almeno due verità sono emerse:
1.“Gli arabi, oltre a combattere Israele, si combattevano tra loro e invasero Israele nel '48 non per dare una terra agli arabi di Palestina ma per spartirsela fra loro”.
2. Cosa sarebbe successo agli ebrei se gli arabi avessero vinto? “Li avrebbero affogati in mare”.
Conclusioni, due brutte puntate, assolutamente diseducative, di parte, colme di bugie e falsità storiche. Uno dei commenti letti sul FB di Rai Storia, sintetizza magistralmente il documentario: “Diceva Oscar Wilde: non discutere mai con gli idioti, ti portano sul loro campo e ti battono con l’esperienza”.
Deborah Fait