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Informazione Corretta Rassegna Stampa
30.10.2014 Iran: come oltraggiare la memoria di Reyhaneh anche dopo la morte
Le incredibili dichiarazioni dell'italo-iraniana Farian Sabahi

Testata: Informazione Corretta
Data: 30 ottobre 2014
Pagina: 1
Autore: La redazione
Titolo: «Reyhaneh, impiccata in Iran, è un simbolo contro la discriminazione»

Il 28 ottobre 2014 la scrittrice italo-iraniana Farian Sabahi ha partecipato alla trasmissione radiofonica "24 Mattino", sull'emittente del Sole 24 Ore, con l'intervento "Reyhaneh, impiccata in Iran, è un simbolo contro la discriminazione".

Sabahi non è nuova a simili prese di posizione, a dir poco concilianti nei confronti del brutale regime degli ayatollah che opprime l'Iran da oltre tre decenni e minaccia la sicurezza di Israele e gli equilibri di tutto il Medio Oriente.
Quando collaborava con La Stampa manipolò un'intervista a Abraham B. Yehoshua, il quale smentì con una lettera pubblicata sul quotidiano torinese. In quella circostanza Sabahi fu allontanata dalla Stampa.
Oggi collabora al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore, propagandando l'immagine di un Iran moderato che è lontanissima dalla realtà, grazie alla protekzia di qualche autorevole firma in entrambi i quotidiani.
Per avere maggiori informazioni sul lavoro da lei svolto in Italia, è utile sentire l'opinione dell'opposizione iraniana in esilio nel nostro Paese.


Farian Sabahi        Reyhaneh Jabbari

Ecco il link alla trasmissione: http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/24mattino/2014-10-28/scrittrice-farian-sabahi-rayhaneh-125755.php


La minaccia di un Iran nucleare è sempre più vicina a concretizzarsi

"E' giusto accendere i riflettori e indignarsi per la vicenda di Reyhaneh Jabbari, ma bisogna anche collaborare con Paesi come Iran e Afghanistan per aiutarli a sviluppare un sistema giuridico che attualmente è ancora basato sulla legge del taglione". Così la scrittrice italo-iraniana Farian Sabahi a "24 Mattino" commenta la vicenda di Reyhaneh Jabbari, la ragazza 26enne iraniana che è stata impiccata per aver ucciso l'uomo che aveva tentato di stuprarla. "La giustizia in questi Paesi non viene fatta dallo Stato o dalla magistratura - continua Sabahi - ma dalla famiglia della persona offesa. In questo caso la famiglia dell'uomo ucciso non ha concesso la grazia perché la ragazza non aveva ritrattato il tentativo di stupro. Con questa scelta Reyhaneh ha firmato la sua condanna a morte, ma ora è diventata un simbolo contro la discriminazione. Inoltre in questi Paesi dove non c'è una divisione tra Stato e Chiesa la donna che ammette di essere stata violentata ammette anche il reato di fornicazione. Per fare dei passi avanti credo che sia necessario che l'Occidente parli meno di nucleare, che spesso è solo una questiona politica, e più di diritti umani".


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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