Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/10/2014, a pag. 14, con il titolo "Siria, il sacrificio di Arin, la donna kamikaze curda contro i jihadisti dell'Is", il commento di Enrico Franceschini.
Enrico Franceschini
Arin Mirkan, la combattente curda che si è fatta saltare in aria per evitare di essere catturata dalle milizie dell'Isis
Sono numerose le donne curde che combattono contro l'Isis
LONDRA. La guerra contro il Califfato registra un attacco suicida senza precedenti: una giovane combattente curda, ritrovandosi circondata dai jihadisti nel corso di un aspro scontro, si è fatta saltare in aria uccidendo un imprecisato numero di miliziani dello Stato Islamico. Si chiamava Arin Mirkan, madre di due bimbi, comandante dell'Ypg (Unità di protezione popolare curda), secondo quanto racconta il Telegraph, ed era impegnata nella difesa di Kobane, una città sulla frontiera con la Turchia da giorni assediata dai jihadisti. Terminate le munizioni, scrive il sito britannico, si è fatta saltare per non finire nelle mani dell'Is. Per il Syrian Observatory for Human Rights sarebbe il primo caso di una donna-kamikaze curda nel conflitto. Segue di 24 ore il suicidio di un'altra soldatessa curda, Ceylan Ozalp, di appena 19 anni, che si sarebbe uccisa con l'ultimo proiettile rimastole, anche lei per non cadere prigioniera dei jihadisti. I curdi sostengono che i raid aerei degli Stati Uniti e dei loro alleati non vengono coordinati a sufficienza con le truppe sul terreno e non sono in grado di fermare l'offensiva dell'Is. Intanto crescono le polemiche sugli effetti della propaganda jihadista. L'Independent di Londra ha lanciato una campagna per ignorare i messaggi dell'Is: le immagini di ostaggi inginocchiati accanto al carnefice, le minacce e i ricatti all'Occidente. «Venerdì un essere umano è stato assassinato a sangue freddo», si legge sulla prima pagina listata a lutto del quotidiano londinese. «E' stato ucciso davanti alle telecamere con l'unico scopo di fare propaganda. Ebbene qui ci sono le notizie, non la propaganda». Un editoriale della direttrice, Lisa Markwell, afferma: «Non abbiamo mai pubblicato immagini delle esecuzioni, ma dopo il nuovo, terribile omicidio di Alan Henning ( l'ostaggio inglese decapitato la settimana scorsa, ndr. ), ci impegniamo a riportare le notizie su questa vicenda nel modo più sobrio, per non cadere nella trappola propagandistica dell'IS». In Francia, Le Monde ha denunciato la diffusione di immagini efferate e un editoriale del quotidiano Le Parisien osserva: «Un giornale non è uno strumento di propaganda al servizio dei barbari, non mostreremo quel che vogliono i terroristi». Così, mentre David Cameron promette di «dare la caccia agli assassini per fare giustizia», la guerra contro il Califfato divide i media, quelli tradizionali, come giornali e tivù, e quelli della rivoluzione digitale. E' di ieri la notizia di una ragazzina francese scappata di casa per andare a raggiungere l'Is: ritrovata dalla polizia dopo quattro giorni di ricerche, ha detto di essere stata spinta ad arruolarsi dai proclami dei jihadisti sui social network. Il contagio estremista ora corre anche su Facebook.
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