Guerra all'Isis. Riprendiamo oggi, 05/10/2014, le cronache da
LA REPUBBLICA,CORRIERE della SERA.
La Repubblica-Alberto Flores D'Arcais: " Il jihadista britannico che sfida Cameron 'attaccheremo Londra' "
A pensarci bene, quasi tutti gli ostaggi decapitati sono musulmani, per conversione, ma non sempre forzata, se qualcuno di loro si è sentito impegnato a continuare il proprio impegno 'umanitario' a favore dell'islam. Il fanatismo non ha confini, ma quello islamico li supera tutti, con questo amore contagioso per la propria morte. In nome di che, se genera follia ? Nel nome di un Dio e di una religione, Allah e l'islam, non dirlo è la menzogna più abbietta.
Alberto Flores D'Arcais
Poche ore prima dell'annuncio della decapitazione di Alan Henning, l'Is aveva già minacciato di attaccare Londra. In un nuovo video diffuso ieri, un uomo con accento britannico, barba e occhiali e a volto scoperto, si è rivolto direttamente al premier britannico Cameron, sfidandolo apertamente: «Fai venire qui i tuoi uomini - ha detto- ve li manderemo indietro uno ad uno nelle bare». Secondo fonti della sicurezza inglese, il jihadista che si presenta come Abu Saeed al-Britani, è Omar Hussain, 27 anni, di High Wycombe, centro alle porta di Londra, ex guardia di sicurezza presso la catena di supermercati Morrison, partito per la Siria lo scorso gennaio. La Gran Bretagna è ancora sotto shock. Cameron promette che l'omicidio di Henning non resterà impunito ( «lo Stato Islamico è un' organizzazione repellente e barbarica, faremo tutto quello che dobbiamo fare per sconfiggerli" ) ma viene criticato dai familiari della vittima ( «siamo storditi dal dolore, il governo doveva fare qualcosa di più per salvarlo»). Intanto l'America ha paura per Kassig. Ha combattuto in Iraq con i Ranger dell'esercito americano, è stato congedato per problemi di salute, è tornato in Medio Oriente spinto dalla voglia di dare una mano ai più deboli e indifesi, ha fondato una sua associazione umanitaria, è stato catturato dai terroristi islamici, si è convertito in prigionia alla religione di Maometto. Peter Edward Kassig, il cittadino americano che compare inginocchiato accanto a Jihadi John" (alla fine del video sul barbaro omicidio di Henning ) ha 26 anni e forse ancora pochi giorni di vita. È lui il prossimo ostaggio il cui destino sembra segnato. «Chiediamo alle persone in tutto il mondo di pregare perla famiglia di Henning, per nostro figlio e per il rilascio di tutte le persone innocenti tenute in ostaggio in Medio Oriente ed ovunque». Da Indianapolis i genitori di Peter Kassig, Ed e Paula, lanciano il loro disperato appello, destinato a cadere nel vuoto come quello dei familiari dell'ostaggio britannico decapitato e prima ancora di quelli delle altre vittime occidentali. E rivelano che il figlio ( «mentre i musulmani nel mondo, incluso nostro figlio Abdul-Rahman Kassig, celebrano la fede e il sacrificio di Abramo e la grazie di Allah, chiediamo a quelli che hanno nostro figlio di mostrare la stessa grazia e liberarlo») si è convertito dopo essere stato catturato in Siria nell'ottobre scorso. Kassig, arruolatosi ancora adolescente aveva combattuto in Iraq nel 2007 e dopo essere stato congedato "con onore" per motivi medici era tornato negli Usa per studiare scienze politiche. Pochi anni dopo lo ritroviamo a Beirut dove aveva fondato l'ong Sera ( Special Emergency Response and Assistance ), poi nell'estate 2013 è in Turchia. «Non sono un medico, non sono un infermiere, voglio aiutare e migliorare la qualità di vita delle persone», aveva raccontato in un'intervista del 2012 alla Cnn. A dimostrazione di quanto la guerra al terrore sia sempre più globale, un altro disperato appello è arrivato ieri dalle Filippine del sud, dove due cittadini tedeschi sono tenuti in ostaggio dal gruppo terrorista Abu Sayyaf . Intervistati da una stazione radio locale, gli ostaggi ( sequestrati nell'aprile scorso) hanno detto di mangiare solo riso, di non avere medicine e di dormire al freddo nella giungla.
Corriere della Sera-Lorenzo Cremonesi: " La festa islamica del sacrificio rilancia l'offensiva dei miliziani "
Chi ha avuto la disgrazia di assistere ad una "festa del sacrificio"non avrà dimenticato l'orrore di quella esecuzione davanti a tutti, adulti e bambini, di una moltitudine di agnelli sgozzati nel nome di Allah. La tecnica e la giustificazione sono le stesse che vengono adottate per gli ostaggi decapitati. Una coincidenza il cui significato non è da sottovalutare. Altro che 'momento di pace e raccoglimento', come scrive Cremonesi!
DAL NOSTRO INVIATO MURSITPINAR (confine turco-siriano)
Non c’è tregua neppure per le celebrazioni per Eid Al Adha sui campi di battaglia in Siria e Iraq. Per tradizione la «festa del sacrificio», tra le più importanti ricorrenze del calendario musulmano, può diventare un momento di pace e raccoglimento anche in tempo di guerra. Ma per i militanti dello Stato islamico è oggi l’occasione per rilanciare l’offensiva incattiviti dal persistere dei bombardamenti della coalizione internazionale guidata dagli americani. A Kobane, la cittadina curda siriana lungo il confine turco assediata da due settimane, ieri abbiamo visto cadere alcune decine di bombe sparate dai carri armati e dai mortai dei guerriglieri jihadisti. «Prenderemo Kobane per la festa», proclamavano pochi giorni fa. L’altra notte erano arrivati a poche centinaia di metri dalle sue periferie, ma poi sono stati costretti ad arretrare dai raid alleati.
Ieri pomeriggio i miliziani curdi parevano più fiduciosi. Ma l’esercito turco è intervenuto con lacrimogeni e cannoni ad acqua per fermare circa 200 attivisti curdi arrivati dalle città turche che volevano unirsi ai combattenti asserragliati appena dopo le reti di frontiera. Non c’è pace neppure sugli altri fronti. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (basato in Inghilterra) segnala 35 jihadisti, sembra quasi tutti stranieri, morti sotto le bombe alleate nella città siriana di Shaddadeh.
Vittoria netta dell’Isis invece nelle province sunnite irachene. Ieri mattina le sue brigate hanno preso la città di Kubaisa, situata a una trentina di chilometri dalla grande diga di Haditha. Qui gli aerei Usa erano già intervenuti un mese fa per impedire che occupassero questa che è la più importante riserva idrica della capitale. Ora torna l’allarme rosso.
Corriere della Sera-Guido Olimpio: " Il ranger convertito all'islam. Chi è l'ostaggio americano "
Guido Olimpio
WASHINGTON - Durante la prigionia Peter Kassig ha cambiato nome e fede. Convertito all’islam si fa chiamare Abdel Rahman. Ma ai militanti dell’Isis importa poco: nell’ultimo video, quello della decapitazione del britannico Alan Henning, minacciano di tagliargli la gola. Una risposta, dicono, alle operazioni militari alleate in Iraq e in Siria mentre nuovi movimenti esprimono appoggio al Califfo. Gli ultimi sono stati i talebani.
Peter, come Alan, è finito nella trappola in nome del prossimo. Voleva aiutare i civili travolti dalla guerra. A muoverlo spirito di avventura, generosità e la ricerca di se stesso. Originario dell’Indiana, 28 anni, Kassig ha fatto molte cose. Nel 2004 si è arruolato nei ranger, unità d’élite dell’esercito. Il training, poi le missioni, compreso un periodo in Iraq, dall’aprile del 2007 a luglio. Due mesi dopo è fuori, congedato per motivi medici. Riprende a studiare e si sposa ma il matrimonio non dura. L’esistenza di Peter subisce altri cambiamenti, forse si porta dietro degli strascichi del suo breve passato, compresa una forma di depressione. Però non molla, come dice il motto del suo ex reparto, «I ranger aprono la strada». E in un’intervista si presenta così: «Sono un idealista che crede nelle cause perse».
L’americano raggiunge Beirut, lavora come volontario nei campi profughi. L’anno dopo, 2012, è in Siria dove crea una piccola associazione umanitaria, la Sera. I fondi sono scarsi, circa 2 mila dollari. Un po’ di sostegno arriva da una chiesa presbiteriana dell’Indiana e da qualche offerta. Distribuisce pasti che prepara con piccoli fornelli, fornisce generi di prima necessità. Al tempo stesso — e questo è un aspetto da chiarire — lavora per una società di sicurezza che assiste chi deve operare in teatri difficili, la Tyr Solution.
Le sue tracce svaniscono il primo ottobre del 2013 quando è sequestrato nella zona di Deir ez Zour. Finisce nel parco ostaggi dell’Isis, con altri occidentali, compresi due spagnoli con i quali condivide la cella. In mano agli islamisti c’è anche una ragazza, sempre americana, di 26 anni. E poi l’inglese John Cantlie, per ora risparmiato in quanto serve per tenere le «lezioni» online dove l’Isis analizza la politica occidentale.
Il rapimento di Peter, per volere della famiglia, è tenuto segreto. Sperano in un atto di clemenza. Invece riappare nel clip che anticipa una probabile esecuzione. I genitori rispondono con un loro video di supplica. Sua mamma, con la testa velata, tiene in mano la foto del figlio: «Vi imploro, liberatelo». Lo sdegno del premier britannico Cameron che esclude qualsiasi cedimento al ricatto, la condanna di esponenti musulmani in Occidente, la rabbia dei parenti di Henning che accusano Londra di averlo abbandonato. «Potevano fare di più», afferma il cognato. L’Isis non si fa commuovere dalle parole. Le decapitazioni servono al movimento perché replicano alle incursioni aeree. Gli ostaggi diventano bombe umane da lanciare nel campo occidentale, costringono i media a parlarne, forniscono argomenti a chi dice che i raid non scalfiscono la forza dei jihadisti. Guardate le date. Il 17 agosto il Califfo perde la diga di Mosul, il giorno dopo diffondono il filmato con l’uccisione di James Foley. Il 31 i curdi liberano Amerli, ecco — il 2 settembre — il video di Steven Sotloff. L’11 settembre Londra valuta l’intervento militare in Iraq, loro rispondono il 13 con il filmato di David Haines. La coalizione si amplia e il 3 ottobre esce l’esecuzione di Henning. Speriamo che i killer si fermino, anche se non c’è nulla che lo faccia pensare.
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