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La Stampa-La Repubblica Rassegna Stampa
27.09.2014 Cade la maschera ai boicottatori di Israele: nient'altro che neo-nazi
Cronache della Kibbutz Dance Company di Sergio Trombetta, Claudia Allasia

Testata:La Stampa-La Repubblica
Autore: Sergio Trombetta-Claudia Allasia
Titolo: «Uno spettacolo per fare i conti con l'Olocausto-La danzatrice dell'Olocausto»

Il tentativo dei contestatori della cultura israeliana hanno rivelato - non che ce ne fosse bisogno- il loro vero volto, contrassegnato da bieco antisemitismo di stampo nazista. Boicottare Israele li smascherati.
Riprendiamo due cronache di uno spettacolo in scena questa sera e domani sera al Teatro Carignano di Torino, un balletto della Compagnia Kibbutz, il cui tema è la memoria della Shoah. Li precede una breve che riprendiamo dal quotidiano torinese che annuncia una contestazione del gruppetto "free palestine", definita giustamente 'rigurgito', parola migliore non poteva essere trovata.
Seguono due articoli, dalla STAMPA e da REPUBBLICA, che informano sul contenuto dello spettacolo.

Ecco la breve:

La protesta. Nei giorni scorsi sono stati distribuiti in città molti volantini marchiati «Free Palestine» che invitavano a contestare lo spettacolo in programma stasera. La protesta è prevista davanti al Carignano e si teme un rigurgito della contestazione e dei timori che nelle scorse settimane avevano accompagnato alcuni appuntamenti del programma di «MiTo».

 La Stampa-Sergio Trombetta: " Uno spettacolo per fare i conti con l'Olocausto"

Sono figlio di sopravvissuti, ho cercato a lungo di fare i conti con l'Olocausto, ma c'è voluta la maturità. I miei avevano riempito la casa di opere d'arte e musica, ci hanno cresciuti in un kibbutz, avevano intrapreso una nuova vita senza mai menzionare il passato. Sono stati necessari decenni prima che incominciassero a parlarne. Quando mi sono sentito pronto ad affrontare gli orrori dell'Olocausto ho creato il brano «Aide Mémoire». Racconta così Rami Be'er, coreografo e direttore della compagnia israeliana Kibbutz Contemporary Dance Company, la genesi dello spettacolo, Aide Mémoire appunto, che stasera e domani, alle 21,30 al teatro Carignano per il Festival Torinodanza va in scena con il sostegno dell'Ambasciata di Israele in Italia, in collaborazione con Torino Spiritualità.
La Shoah
Niente facile realismo in questo lavoro, Rami Be'er fa danzare i sentimenti e ci parla della Shoah facendo ricorso a voci registrate e a una colonna sonora musicale molto varia, mentre la scenografia allude con pudore, ma altrettanta forza, ai luoghi della sofferenza: i treni della deportazione, le cuccette dei lager. Ma poi Be'er affida il suo discorso alla forza allusiva e convincente della danza. «In Aide Mémoire ho cercato di illustrare la sensazione di essere intrappolati - spiega il coreografo che questa sera dopo lo spettacolo incontrerà il pubblico di Torinodanza e Torino Spiritualità -. I danzatori, secondo le intenzioni del coreografo, sono prigionieri della loro ansia, girano su se stessi facendo muovere le braccia come ali, sono scaraventati contro il muro, come crocifissi, incapaci di muoversi liberamente sulla scena». Ma Aide Mémoire non riguarda solo l'Olocausto, ha a che fare con tutte violenze, i genocidi e le sopraffazioni. «Ho creato questo brano per urlare: "Basta con la violenza, basta con tutti gli Olocausti"». Una concezione della danza, quella di Rami Be'er, comune a tanti coreografi israeliani dove i temi forti, dalla guerra ai tentativi di convivenza con gli arabi, tornano spesso. «Non solo affrontiamo i temi della violenza e i suoi effetti con la danza, ma diamo vita ad attività per unire ebrei e arabi in Israele, e facciamo del nostro meglio per aprire le porte delle nostre scuole a studenti di tutte le razze», spiega.
La sua compagnia
E questa impostazione gli deriva anche dalla storia della compagnia di cui è direttore. La KCDC è stata fondata nel Kibbutz di Ga'aton, nel 1970, da un personaggio mitico della scena israeliana , Yehudit Arnon, nata in Cecoslovacchia, sopravvissuta al lager di Auschwitz, emigrata in Israele nel 1948. Quindi portatrice di una storia personale e un background artistico, la danza espressionista centro europea, di forte impatto. Arnon ha chiamato negli anni della sua direzione coreografi come Anna Sokolow, Jiri Kylian, Mats Ek e Susanne Linke. Accanto alla compagnia l'attività si dispiega nel Kibbutz con i programmi dell'International Dance Village. Primo danzatore della compagnia e poi dal 1996 direttore, Rami Be'er ha proseguito con forte piglio innovativo la tradizione della KCDC che oggi ha anche una seconda compagine giovane ed è uno dei nomi di punta della scena israeliana.

La Repubblica-Claudia Allasia:" La danzatrice dell'Olocausto"

 

 

 

Il mondo intorno a me è guarito — diceva Primo Levi nel 1985 a Philippe Mesnard che lo intervistava — Anche la mia scrittura è cambiata, non è più l'itinerario di un convalescente ma una costruzione lucida, l'opera di un chimico che pesa e separa, misura e giudica, cercandodi rispondere ai perché». I medesimi concetti innervano la pièce "Aide-Memoire" dell'israeliano Rami Be'er, in scena per TorinoDanza e Torino Spiritualità al Teatro Carignano, questa sera e domani alle 21.30. Danzatore e coreografo, dal 1997 anche direttore artistico della Kibbutz Contemporary Dance Company, Be'er sembra infatti pensare come Primo Levi che «una testimonianza fatta con ritegno sia più efficace di una fatta con indignazione». Nel lavoro di Rami Be' er, che per i temi trattati può essere definito "politico", convivono ( come in quasi tutta la danza israeliana) le influenze astratte, derivate dalle visite delle Compagnie del Nord America, e le influenze espressioniste, approdate in Palestina-Israele con la prima immigrazione dall'Europa Centrale. Nel caso di Rami, tali influenze sono state portate dalla sua maestra cecoslovacca Yehudit Arnon, la fondatrice e direttrice per i primi venticinque anni della compagnia KCDC "Aide-Memoire" è dedicato a lei: Yehudit Schischa Halevy, nata a Komàrno nel 1926. Una ragazza dotata di talento per ladanza ma che aveva studiato movimento solo con un fisioterapista per curare la scoliosi e poi con un insegnante di ginnastica, perché il rabbino non voleva che i giovani ballassero. Quando scoppiò la guerra, Yehudit e i suoi genitori vennero imprigionati in vari campi di sterminio. In quello di Auschwitz, Yehudit danzava ogni sera, nella baracca, invitata dalle sue compagne. Il giorno di Natale, essendosi rifiutata di ballare per le Ss, fu costretta a stare a piedi nudi in mezzo al campo, nella neve ghiacciata. In quel momento decise che, se si fosse salvata, avrebbe dedicato la sua vita alla danza. Yehudit sopravvisse ed entrò in un gruppo sionista di Budapest, dove conobbe diversi artisti e prese lezioni di danza libera dalla ballerina ungherese Irina Duckstein, che era stata assistente, prima della guerra, del grande maestro espressionista Kurt Jooss. Yehudit si fidanzò con Yedidya Ahronfeld, che voleva andare in Palestina Si sposarono nel '46, cambiarono il cognome in Arnon e partirono con più di cento orfani, tra i sei e i sedici anni e di lingue diverse. Per tenerli impegnati, lei insegnava danza, il marito matematica. Attraverso boschi e montagne arrivarono tutti al campo profughi di Avigliana e trascorsero otto mesi in un convento vicino a Torino. Nel '48 finalmente si imbarcarono a Venezia e da lì raggiunsero Israele con i bambini. Decisero di stabilirsi nel Kibbutz Gá aton. All'inizio Yehudit studiò danze folcloriche con Gertrud Kraus e con Yardena Cohen, poi decise per la danza moderna A Gá aton nacque anche il suo futuro allievo e delfino, Rami Be'er. Durante la direzione di Yehudit, molti grandi coreografi vennero invitati al Kibbutz, inclusi Jiri Kylian, Matts Ek e Susanne Linke. La Compagnia compì anche molte tournée in tutto il mondo. Nel 1998 Yehudit Arnon ricevette l' "Israel Price for dance". Mori due estati fa, a 87 anni. Sedici anni prima Rami Be'er l'aveva sostituita alla direzione della Compagnia, ma i suoi insegnamenti appaiono evidenti ancora oggi nel suo lavoro di coreografo e, più che mai, in questa pièce, "Aide-Memoire". Qui Yehudit Arnon è ovunque: nei carri bestiame, nelle baracche, nei movimenti pieni di energia e di speranza, nell'uso dello spazio, nella struttura stessa della coreografia, nel cuore dei danzatori e del coreografo.

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