Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 08/09/2014, a pagg. 10-11, con il titolo "'Quei miliziani fanatici hanno tradito l'Islam, solo il dialogo sconfigge il fondamentalismo' ", l'intervista di Andrea Bonanni al Gran Muftì dell'Egitto Abdel-Karim Allam, massima autorità religiosa del mondo sunnita.
Andrea Bonanni Abdel-Karim Allam
Dall'immagine si direbbe che il dialogo non basti
BRUXELLES. «Tutti questi massacri, tutte queste violenze compiute in nome della fede sono in realtà contro la religione e contro i suoi dettami». Abdel-Karim Allam, Gran Mufti dell'Egitto e massima autorità religiosa del mondo sunnita, è arrivato ad Anversa su invito della Comunità di Sant' Egidio per partecipare all' incontro interreligioso dedicato alla Pace. «Un'occasione che capita in un momento molto opportuno perché ci dà modo di affrontare questa fase di grande tensione. II mondo ha bisogno di stabilità. E il messaggio che vogliamo mandare è che la religione può essere un mezzo per raggiungerla, questa stabilità, per partecipare alla soluzione del problema».
Per la verità, a vedere tutti i massacri che si stanno compiendo in nome di Dio, si direbbe che la fede religiosa faccia parte del problema, e non della soluzione... «Non sono d'accordo. Quello che sta accadendo è invece proprio il frutto di una cattiva interpretazione del messaggio religioso» .
Anche la costituzione del Califfato islamico? «Sì, certo. Anche quella è frutto di una interpretazione sbagliata dell' insegnamento religioso».
Perché sbagliata? «ln primo luogo hanno preso alcuni concetti islamici, come la Jihad, la guerra santa, fuori dal loro contesto. Stando alle leggi dell'Islam, la prima condizione per la Jihad è che sia proclamata contro l'aggressione di un nemico che ci ha dichiarato guerra. Invece il risultato è che i seguaci del cosiddetto califfato stanno combattendo e uccidendo dei correligionari. In secondo luogo, l'Is ha espulso la comunità cristiana, e anche alcune comunità islamiche, dalle proprie case. E questo è formalmente in contrasto con l'insegnamento dell'Islam».
Come lei sa, al vertice dell'altro giorno la Nato ha deciso di intervenire militarmente per fermare l'avanzata del Califfato. Come massima autorità religiosa, lei approva questa decisione? «Come studioso dell'Islam non posso essere favorevole all'uso delle armi contro la gente. Noi siamo qui per favorire il dialogo. Con la nostra partecipazione al dialogo interreligioso speriamo che la comunità dei teologi riesca a smontare i falsi ragionamenti di questi gruppi estremisti.
Si, pertò intanto quelli tagliano teste e riempiono fosse comuni. Che fare? «lo parlo come studioso musulmano. Non posso discutere di questioni militari. Io posso solo contrastare i ragionamenti devianti in modo che i giovani non seguano più queste idiozie. Quanto alle questioni militari, le decisioni vanno lasciate ai politici e agli esperti della sicurezza».
E' favorevole alla proposta lanciata dall'ex presidente israeliano Shirnon Peres di creare un'Onu delle religioni? «Tutti i tipi di dialogo e di autentico impegno tra i religiosi del mondo è un passo che noi apprezziamo e condividiamo. A condizione, naturalmente, che si rispettino le tradizioni e le peculiarità di ogni fede».
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