Claude Lanzmann, il regista di 'Shoah', contro chi paragona Gaza al Ghetto di Varsavia Nessun giornale italiano traduce il suo articolo, solo il Corriere ne pubblica un riassunto
Testata: Corriere della Sera Data: 22 agosto 2014 Pagina: 15 Autore: la redazione Titolo: «'Ma la Striscia non è il ghetto di Varsavia'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/08/2014, a pag. 15, l'articolo dal titolo 'Ma la Striscia non è il ghetto di Varsavia', su un articolo di Claude Lanzaman, pubblicato ieri da 'Le Monde'.
Quello di Lanzman è un articolo molto importante, che i 'giornaloni' italiani si sono ben guardati dal tradurre e pubblicare. Anche il CORRIERE ne ha pubblicato soltanto un riassunto. Eppure, i critici di Israele che scrivono su testate straniere sono regolarmente tradotti e pubblicati con grande evidenza. Lo stesso trattamento non è stato riservato al regista di 'Shoah', Claude Lanzmann. Come mai ?
I lettori di Informazione Corretta potranno leggere la traduzione completa dell'articolo di Lanzmann, che pubblicheremo tra poche ore.
A destra, Claude Lanzmann
E' un attacco duro, senza mezzi termini, quello pubblicato ieri dal quotidiano francese Le Monde e firmato da Claude Lanzmann, regista e sceneggiatore autore, tra gli altri, del film Shoah. Lanzmann, in un articolo intitolato « Quattro moschettieri pro Gaza in crociata contro Israele», risponde, a distanza di due settimane, alla lettera, pubblicata sempre da Le Monde, firmata da Rony Brauman, Régis Debray, Edgar Morin e Christiane Hessel, nella quale i quattro autori, rivolgendosi al presidente Hollande, lo interpellavano sull'impunità internazionale della quale sarebbe beneficiario lo Stato israeliano nonostante i massacri di civili nella Striscia di Gaza. « Un testo partigiano, menzognero, senza coraggio e provocatorio» che dimentica che «è Hamas ad avere la responsabilità dell'orrore e della collera di tutte le morti civili nella Striscia di Gaza». E' stata Hamas, secondo Lanzmann, ad aver provocato Israele perché i leader del movimento islamico «sapevano che l'uccisione dei tre giovani ebrei rapiti , sommata al lancio di missili verso le città israeliane, avrebbero provocato la risposta dello Stato Ebraico. E la volevano». Per il regista francese, autore anche dei film Pourquoi Israel e Tsahal, sono false anche le testimonianze e i racconti che dipingono una Striscia di Gaza imprigionata, ridotta allo stremo, senza cibo e a corto di medicinali: «Ci parlano di Gaza come di una prigione a cielo aperto, Hamas protesta per la chiusura del valico di Rafah, ma questa è propaganda, ben fatta, ma menzognera. La gente non muore né di fame né di sete a Gaza, i negozi sono pieni di beni in vendita, e basta avere un po' di denaro per far sì che la lotta di classe esista lì come altrove». Per Lanzmann, poi, l'Istituto culturale francese a Gaza, citato nella lettera di Brauman, Debray, Morin e Hessel e dal quale sarebbero stati lanciati degli « sos» sulla tragica situazione nella Striscia, sarebbe solamente «un avamposto della propaganda anti - israeliana che cerca di far passare una città nemica, e per questo soggetta a un blocco, come il ghetto di Varsavia».
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