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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.08.2014 Manifesti antisemiti a Roma
Cronache e analisi di Mauro Favale, Pierluigi Battista

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Mauro Favale - Pierluigi Battista
Titolo: «Roma, la lista nera dei negozianti ebrei - Le scritte dell'odio sui negozi degli ebrei»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/08/2014, a pag. 17, l'articolo di Mauro Favale dal titolo "Roma, la lista nera dei negozianti ebrei " e dal CORRIERE della SERA a pagg. 1-31, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo "Le scritte dell'odio sui negozi degli ebrei "

Di seguito, gi articoli:



LA REPUBBLICA - Mauro Favale: "Roma, la lista nera dei negozianti ebrei "





Manifesti e scritte antisemite a Roma

E la terza volta in dieci giorni: prima le scritte "Israele boia" e "Anna Frank cantastorie" condite da svastiche e croci celtiche corn-parse a fine luglio sui muri della capitale, da Prati a via Appia. Poi, in pieno centro, dietro via del Corso, ancora un'offesa, "Fuoco alle sinagoghe", a mo' di sfida proprio lì dove tre giorni prima era comparsa un'altra frase contro gli ebrei. Ieri il salto di qualità: decine e decine di manifesti attaccati nelle zone di piazza Bologna, viale Libia, via Ojetti, con l'invito a boicottare commercianti, ristoratori e macellerie, hotel e berb gestiti da appartenenti alla comunità ebraica romana. Nomi e cognomi, liste di piccoli negozi affiancati a grandi marchi, trattorie di quartiere e botteghe specializzate in cibo kosher, un elenco di una cinquantina di esercizi a corredo di un breve testo che invita a "non comprare dagli ebrei". La colpa? Secondo il volantino "ogni attività, fabbrica, azienda di proprietà ebraica destina una percentuale del suo fatturato a Israele, per rifornirla di armamenti e continuare a uccidere chi ha il diritto di vivere nella propria Patria". II riferimento a quanto accade da settimane in Medio Oriente è chiaro: "Contribuisci a fermare il massacro del popolo palestinese". Al contrario delle scritte di qualche giorno fa, però, stavolta la firma del volantino è chiara: "Vita est Militia" è la frase che compare sui manifesti. Un versetto della Bibbia, contenuto nel libro di Giobbe, e utilizzato da formazioni di estrema destra, non ultima proprio Militia, "erede" di quel "Movimento politico fondato dall'ex di Avanguardia nazionale, MaunizioBoccacci, costrettoalloscioglimento nel 1993 con l'approvazione della legge Mancino. Al momento le indagini della Digos non azZingaretti: "Evocano una delle pagine più cupe della nostra storia" come le stelle gialle imposte dai nazisti zardano collegamenti. Per ora, l'unica certezza in questura è che gli autori dei manifesti di ieri non hanno a che vedere con chi ha imbrattato la città di scritte nella notte tra il 27 e il 28luglio, tappezzando di svastiche, anche in quel caso, i negozi gestiti da ebrei. Per quell'azione, due giorni fa, sono stati denunciati tre militanti di estrema destra di 53, 29 e 20 anni, individu ati grazie alle telecamere presenti davanti ai tanti esercizi commerciali colpiti. La speranza è che anche per l'altra notte ci siano riprese che aiutino a identificare i responsabili. Intanto, scritte e volantini sono stati rimossi dal Campidoglio che ha condannato l'ennesimo episodio di antisemitismo che coinvolge la capitale. «II linguaggio utilizzato riporta alla mente le liste di proscrizione antiebraiche del nazifascismo,,sottolinea il sindaco Ignazio Marino che chiama »teste vuote» gli autori dei manifesti e chiede arresti e pene severe per un "fatto gravissimo". Di gesto ignobile» parla anche il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti: «Si tratta di un'iniziativa scellerata dal sapore antisemita che rammenta le pagine più cupe della nostra storia». Loro, i commercianti segnalati dalla "lista nera" preferiscono non commentare. Tanti osservano lo Shabbat, la festa del riposo. Chi decide di parlare si sofferma soprattutto sui precedenti. E si scopre che, negli anni, quasi tutti si sono ritrovati con una scritta o una svasticadisegnata sulla saracinesca: • Di solito capita ogni volta che celebriamo qualche festività religiosa», raccontano in uno degli esercizi commerciali finiti nell'elenco. E chi ha qualche anno in più non dimentica quel giorno di novembre del 1992, quando sulle vetrine di una trentina di negozi apparvero grandi stelle di David colorate di giallo, il simbolo che durante il nazismo identificava gli ebrei.

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista: "Le scritte dell'odio sui negozi degli ebrei "


Pierluigi Battista


Faranno finta di non rapire anche stavolta? Si ostineranno a leggere le schifezze antisemite che anche ieri hanno imbrattato i negozi degli ebrei romani come il residuo demenziale di minoranze condannate dalla storia, teste vuote e rasate di chi gioca al neonazismo per riesumare simbolicamente un passato di orrore? Si firmano come estremisti di destra, ma vogliono imporre il boicottaggio delle merci israeliane secondo i desideri della sinistra accecata dal pregiudizio e nutrita di sconsiderato odio antisionista. Sono la prova della oramai avvenuta simbiosi tra antisemitismo e aggressività antisionista. Si fanno scudo della polemica contro gli ebrei di Israele per prendersela con gli ebrei sparsi nel mondo. E a Roma, in particolare. Gli ebrei di Roma lo sanno già.'Sanno già che chi negli anni scorsi ha circondato il Ghetto di Roma con slogan bellicosi non erano i soliti, luridi antisemiti di una volta, ma nuovi odiatori dell'ebraismo ribattezzato pudicamente «sionismo». Conoscono già il volto degli assassini del piccolo Stefano Gay Taché, trucidato nel 1g82 davanti alla Sinagoga romana. Sanno già che l'oltraggio al quartiere che il 16 ottobre del '43 fu il palcoscenico del rastrellamento degli ebrei romani, deportati ad Auschwitz, senza ritorno, non ha fermato la mano di chi deturpa con scritte anti-Israele la memoria storica di una ferita che a Roma non si rimarginerà mai. Sanno già che il boicottaggio delle merci israeliane, promosso da organizzazioni che stanno in silenzio di fronte alle stragi apocalittiche di cui si rendono responsabili regimi che hanno fatto del verbo antisionista la loro bandiera, si salda con un linguaggio oramai pericolosamente vicino all'antisemitismo classico. Sanno che gli sciocchi professori che in Occidente propongono il boicottaggio dei ricercatori israeliani ammantano con il virtuoso linguaggio dell'umanitarismo il loro odio osceno per gli ebrei. Chi ha scritto quegli slogan sui negozi degli ebrei romani purtroppo sa, oggi, di godere di una considerazione insperata nei decenni passati. Sa che l'antisionismo ha sdoganato l'antisemitismo sotto altre forme e ha rotto un tabù sinora intangibile nel ricordo della Shoah. Sa che la rituale disapprovazione pubblica per questi gesti eviterà di guardare in faccia la realtà, di avvolgerla in una nebbia indistinta, di capire chi sono oggi i veri nemici degli ebrei e qual è il linguaggio ambiguo e velenoso di cui fanno uso. In tutta Europa. E, come sempre, a Roma

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