Vanna Vannuccini dà preventivamente la colpa a Israele subito prima dell'ennesima violazione della tregua da parte di Hamas
Testata: La Repubblica Data: 08 agosto 2014 Pagina: 17 Autore: Vanna Vannuccini Titolo: «Gaza, si tratta ancora per la tregua»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 08/08/2014, a pag. 17, l'articolo di Vanna Vannuccini dal titolo " Gaza, si tratta ancora per la tregua"
Per Vanna Vannuccini è Israele ad aver reso difficoltoso il raggiungimento di un tregua stabile. Scrive, prima della rottura della tregua da parte di Hamas, avvenuta questa mattina allo scadere delle 72 ore previste, o subito prima: "Secondo fonti palestinesi, quello che ha bloccato il negoziato è stata la richiesta israeliana di ottenere subito la piena smilitarizzazione della Striscia e il disarmo totale di tutte le fazioni combattenti a Gaza, e in particolare di Hamas — una richiesta che nel breve periodo viene giudicata irrealistica da quasi tutti, compresi molti esperti israeliani. Inutilmente i mediatori egiziani hanno cercato di convincere gli israeliani a rinviare questa richiesta al negoziato che comincerà subito dopo per arrivare a un accordo sull’assetto definitivo della Striscia" Alla luce degli ultimi eventi, sembra evidente che la richiesta israeliana di un disarmo del gruppo islamista fosse più che ragionevole. Vannuccini dovrebbe smettere di giocare il ruolo della profetessa, visto che non ne imbrocca una.
Di seguito, l'articolo:
Vanna Vannuccini
Hamas ha ripreso il lancio di razzi
A poche ore dalla scadenza della tregua, prevista per le 8 di questa mattina, i negoziatori palestinesi e israeliani al Cairo non erano ancora riusciti a concordare un prolungamento, nonostante gli sforzi dei mediatori egiziani e degli inviati di Washington e dell’Onu presenti al Cairo. Mentre il tempo si faceva sempre più ristretto, in tarda serata è arrivata nella capitale egiziana una delegazione israeliana per un altro round di colloqui, composta dal capo dei servizi di sicurezza dello Shin Beth Yoram Cohen, due generali delle Forze Armaate e dal Coordinatore delle Attività nei Territori general maggiore Yoav Mordechai. Ormai, dicono fonti egiziane, le trattative non vertono più su una tregua permanente ma unicamente sul tentativo frenetico di prolungare l’attuale cessate il fuoco. Fonti governative a Gerusalemme hanno detto di prendere molto sul serio le minacce di Hamas che afferma di essere pronto a riprendere il fuoco immediamente alla scadenza della tregua.
Secondo fonti palestinesi, quello che ha bloccato il negoziato è stata la richiesta israeliana di ottenere subito la piena smilitarizzazione della Striscia e il disarmo totale di tutte le fazioni combattenti a Gaza, e in particolare di Hamas — una richiesta che nel breve periodo viene giudicata irrealistica da quasi tutti, compresi molti esperti israeliani. Inutilmente i mediatori egiziani hanno cercato di convincere gli israeliani a rinviare questa richiesta al negoziato che comincerà subito dopo per arrivare a un accordo sull’assetto definitivo della Striscia. Lo stesso problema vale per Hamas. Per accettare l’estensione della tregua Hamas insiste che sia tolto il blocco, aperti i varchi di confine e che sia garantito a Gaza di avere un porto e un aeroporto. Gli israeliani rifiutano categoricamente quest’ultima richiesta; sarebbero disponibili a togliere il blocco aprendo alcuni varchi di frontiera, a estendere la zona di pesca consentita ai pescatori di Gaza e a rilasciare i prigionieri che avevano già liberato in base a un accordo precedente e poi subito ricatturato dopo l’inizio della guerra.
I mediatori egiziani insistevano ieri sera perché le trattative si concentrassero unicamente sulle ragioni umanitarie di un prolungamento della tregua. Solo se continua il cessate il fuoco sarà infatti possibile far uscire da Gaza centinaia di feriti gravissimi. Egitto, Giordania e Germania sono tra i paesi che si sono detti disponibili ad accoglierli. Obama ha invocato una soluzione permanente «che garantisca la sicurezza a Israele ma offra anche agli abitanti di Gaza la garanzia di non restare chiusi dal resto del mondo ».
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