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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.08.2014 Nuove vittime della strategia degli scudi umani, il funerale di Hadar Goldin, John Kerry spiato dal Mossad ( secondo 'Der Spiegel')
Cronache e commenti di Maurizio Molinari, Davide Frattini e Guido Olimpio

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Maurizio Molinari - Davide Frattini - Guido Olimpio
Titolo: «Bombe sulla scuola nuova strage a Rafah L’Onu: atto criminale - 'Danni e carenza di posti letto Gli ospedali sono al collasso' - I funerali del soldato Altri palestinesi morti in una scuola Onu - Kerry spiato. Lo sgarbo del Mossad agli Usa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/08/2014, a pag. 12, gli articoli di Maurizio Molinari intitolati  " Bombe sulla scuola nuova strage a Rafah L’Onu: atto criminale " e  'Danni e carenza di posti letto Gli ospedali sono al collasso',  dal CORRIERE della SERA, a  pag. 25, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " I funerali del soldato. Altri palestinesi morti in una scuola Onu  " e l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Kerry spiato. Lo sgarbo del Mossad agli Usa  ".


Alcuni bombardano le persone nei rifugi, altri mettono nei rifugi le bombe


Di seguito, gli articoli

LA STAMPA - Maurizio Molinari " Bombe sulla scuola nuova strage a Rafah L’Onu: atto criminale"



Maurizio Molinari

Israele ritira gran parte delle truppe da Gaza, crea una fascia di sicurezza a ridosso del confine e continua gli attacchi contro Hamas: alcuni colpi cadono nell’area di una scuola Unrwa a Rafah uccidendo almeno 10 civili e innescano le proteste di Onu e Usa a cui i militari replicano «l’obiettivo erano tre terroristi della Jihad islamica che si trovavano nei paraggi».
Fascia di sicurezza
Tank, blindati e soldati lasciano in gran numero la Striscia. I comandi annunciano la creazione di una «fascia di sicurezza temporanea» larga meno di 1 km dentro Gaza «per proteggere le comunità del Negev da attacchi con razzi e mortai». Il ritiro avviene perché Israele ha completato la distruzione dei «tunnel offensivi di Hamas» ma gli attacchi da cielo, terra e mare continuano, concentrandosi soprattutto sul Sud e sull’area di Rafah dove è caduto Hadar Godlin, il sottotenente dei Givati, che secondo Israele era stato catturato da Hamas.
Le bombe sulla scuola
Il bilancio, ancora parziale, dei raid è di 120 vittime, la maggioranza a Rafah dove alcune bombe cadono nell’area della scuola maschile dell’Unrwa (l’Agenzia Onu per i profughi palestinesi) che ospita circa 3000 rifugiati. Sono almeno 10 le vittime, mostrate ai reporter nel cortile, in pozze di sangue. Per Hamas è «un crimine di guerra» a cui risponde con il lancio di razzi verso Tel Aviv: «Hanno colpito la scuola dell’Unrwa a Rafah, noi colpiremo le città sioniste, nessuno sarà al sicuro». La replica arriva da Mark Regev, portavoce del premier Netanyahu, «le bombe sono cadute fuori, non dentro la scuola, abbiamo aperto un’inchiesta». Poco dopo il portavoce militare aggiunge: «Abbiamo sparato contro tre terroristi della Jihad islamica in moto, nei pressi della scuola dell’Unrwa a Rafah». Da New York, il Segretario generale Ban Ki-moon tuona: «L’attacco alla scuola è un atto criminale, bisogna svolgere un’indagine, avevamo più volte informato Israele sulla posizione della scuola». Il Dipartimento di Stato di Washington si dice «scioccato» per l’«atto odioso» e rilancia la richiesta a Israele di «fare tutto il possibile per evitare vittime civili».
Morati a Zaitun
Israele rilancia l’accusa a Hamas di farsi scudo con le scuole Onu affermando che 15 colpi di mortaio sono stati lanciati dai pressi della scuola Unrwa «Al-Manar» di Zaitun. Altri video di Tzahal mostrano delle motociclette che Hamas teneva nei tunnel, con l’intenzione di adoperarle in attacchi dentro il territorio israeliano.
I funerali di Hadar Goldin
Grande emozione e migliaia di persone a Kfar Saba per i funerali del sottotenente dei Givati morto sotto i bombardamenti dopo essere stato preso da Hamas. Il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, ha detto che «Hadar era mio parente, l’ho conosciuto da quando è nato». Si tratterebbe di un nipote.
Ucciso il nipote del capo militare di Hamas
Il servizio di sicurezza «Shin Beth» annuncia l’eliminazione di Ahmed Hassan Raouf Mabhouh, esperto di razzi ed esplosivi, nipote del capo militare di Hamas Mahmoud Mabhouh, assassinato a Dubai nel 2010.
La mossa di Tzipi Livni
Al Cairo egiziani e palestinesi discutono sul cessate il fuoco e il ministro della Giustizia Tzipi Livni dice ciò che molti pensano: «Hamas deve essere sostituito a Gaza». Ovvero: serve un cambio di regime, a favore di Abu Mazen.

LA STAMPA - Maurizio Molinari: 'Danni e carenza di posti letto. Gli ospedali sono al collasso'

«Il sistema sanitario di Gaza è sull’orlo del collasso»: è un rapporto dell’Ufficio Onu per gli Affari Umanitari nei Territori palestinesi a lanciare l’allarme sulla tenuta di ospedali e cliniche nella Striscia, alle prese con un crescente numero di morti e feriti dopo 27 giorni di combattimenti. «Cinque ospedali e 34 cliniche sono state chiuse a causa di danni e carenza di sicurezza – si legge nel rapporto – mentre altri 12 ospedali e 14 cliniche operano con difficoltà essendo state colpite dal fuoco degli scontri». Poiché nella Striscia di Gaza vi sono in tutto 75 cliniche ciò significa che «circa metà del sistema sanitario è inattivo» mentre sul fronte degli ospedali la maggiore difficoltà nasce dalla carenza di posti letto perché gli oltre novemila feriti «hanno creato una situazione che obbliga il personale medico ad accogliere i casi più urgenti e nuovi, dimettendo pazienti che avrebbero ancora bisogno di cure».
A complicare il lavoro del personale medico, aggiunge il rapporto dell’Onu pubblicato ieri, c’è la «carenza di elettricità conseguente al bombardamento dell’unica centrale elettrica» perché obbliga a fare affidamento «solo sui generatori» con la conseguenza di «problemi di funzionamento per l’equipaggiamento medico, inclusi gli ultrasuoni, i raggi X, i monitoraggi cardiaci e gli incubatori per bambini». Fra gli ospedali più in difficoltà c’è l’Al Najjar di Rafah, il cui direttore Abdullah Shehadeh afferma che «dopo l’attacco subito venerdì abbiamo deciso di trasferire l’accettazione dei casi urgenti al Kuwaiti Specialized Hospital» che però ha «strutture non adeguate e appena 12 letti» con il risultato di obbligare i feriti a sottoporsi a lunghe attese.
Situazione altrettanto pesante per gli obitori che, nella città di Rafah, hanno registrato - secondo fonti locali - l’arrivo di oltre cento salme nelle ultime 24 ore. D’altra parte alcune delle strutture sanitarie in costruzione - come gli ospedali donati dall’Indonesia e dallo Yemen - sono ancora in costruzione. In tale cornice spicca la denuncia che arriva da alcune infermiere della clinica al-Nasser, a Gaza City, perché parlano di «infezioni di incerta natura» che sarebbero state registrate in «più pazienti» facendo temere l’affiorare di epidemie. A restare chiuse sono anche gran parte di cliniche e ospedali di Beit Hanoun, Bayt Lahiya e Sajayia - le zone urbane più investite dagli attacchi israeliani - perché la popolazione esita a tornare nelle proprie case, anche dopo l’annuncio del ritiro delle truppe.
La sofferenza delle strutture mediche della Striscia di Gaza ha conseguenze immediate soprattutto per la popolazione civile in quanto i feriti di Hamas e della Jihad islamica vengono ricoverati in altre strutture, che spesso si trovano in luoghi protetti creati nel sottosuolo. E sempre in bunker e tunnel Hamas sta raccogliendo i propri caduti: a dimostrarlo è il fatto che ancora non è stato celebrato neanche un funerale di combattenti.

CORRIERE della SERA - Davide Frattini:  "I funerali del soldato. Altri palestinesi morti in una scuola Onu  "
       
       Davide Frattini          Hadar Goldin


KFAR SABA — «Non potevo immaginare che mi avresti lasciata così presto». Edna Sarusi aveva accettato la proposta di matrimonio pochi giorni prima che Hadar Goldin andasse in guerra.
Kfar Saba è campagna diventata sobborgo, le case a un piano dei primi fattori sono circondate dai palazzoni. Qui vicino è nato Ariel Sharon, il generale contadino che aveva deciso di rimuovere tutti gli israeliani da Gaza, qui arrivano in diecimila per commemorare il ragazzo di 23 anni che in quella Striscia di sabbia è dovuto rientrare a combattere.
I genitori hanno voluto celebrare il funerale, anche se non c’è un corpo da seppellire. L’esercito dice di aver recuperato solo dei resti, altre parti potrebbero essere tenute dai miliziani di Hamas che hanno cercato di catturare Hadar. Gli esami del Dna confermano che il sottotenente della Brigata Givati è morto, non dicono come: i due militari che erano vicino a lui venerdì mattina sono stati ammazzati quando il kamikaze sbucato dal tunnel in una casa di Rafah, nel Sud di Gaza, si è fatto esplodere. Gli altri uomini del commando fondamentalista avrebbero cercato di trascinare Goldin o quel che ne restava nel tunnel.
I comandanti di Tsahal hanno dato l’ordine che nessun soldato vorrebbe sentir pronunciare: la «dottrina Annibale» prevede di impedire con ogni mezzo la fuga dei miliziani anche a costo di mettere in pericolo la vita dell’ostaggio, quell’area è stata bombardata per ore dall’artiglieria. Hamas è stata condannata dagli americani per aver violato con l’operazione il cessate il fuoco che era entrato in vigore alle 8. Adesso i portavoce dell’organizzazione accusano Israele di «aver imbrogliato il mondo», di aver bombardato la zona sapendo che Goldin fosse morto e che non fosse stato catturato.
I cipressi attorno al cimitero abbracciano i commilitoni con il basco viola. Il fratello gemello Tzur dice «abbiamo vissuto insieme come una sola persona, non ci potranno mai dividere». Il padre Simha ricorda che Hadar amava leggere e dipingere, che dopo essersi arruolato aveva chiesto alla madre di insegnargli a cucire e sulla tracolla del fucile mitragliatore aveva scritto con i fili colorati le parole «forza» e «umiltà»: «Non lasciamo che siano le guerre a definire chi siamo», prega. Accanto a lui Moshe Yaalon, il ministro della Difesa. È un lontano parente, gli tiene la mano. I caduti di questi ventisette giorni di guerra sono 64.
L’offensiva a Gaza va avanti. L’esercito ha ammazzato tre miliziani della Jihad Islamica a bordo di una moto. Il missile è stato sparato vicino a una scuola delle Nazioni Unite a Rafah: sono rimasti uccisi anche 10 palestinesi che si erano rifugiati tra le mura dipinte di blu, pensavano di essere al sicuro almeno lì. È la terza volta che i colpi israeliani cadono su uno dei centri gestiti dall’Onu, dove sono stati accolti oltre 190 mila sfollati. Negli altri casi i morti sono stati 23 e 16, i portavoce dell’esercito hanno sostenuto che le truppe erano state attaccate dall’area vicino alle scuole. Le vittime palestinesi dall’inizio del conflitto sono quasi 1.800, per la maggior parte civili.
La reazione degli Stati Uniti è arrivata questa volta con parole molto dure: «Siamo scioccati, è vergognoso. All’esercito sono state fornite le coordinate con le posizioni precise degli istituti Onu. Gli israeliani devono fare di più per evitare i morti tra i civili».
Le truppe hanno continuato a ritirarsi da alcune aree, è la strategia indicata dal primo ministro Benjamin Netanyahu: terminate le operazioni per distruggere i tunnel scavati dagli estremisti per attaccare dall’altra parte del confine, il governo è pronto a dichiarare conclusa l’operazione. Senza negoziati con Hamas, senza dover concedere nulla all’organizzazione fondamentalista. La delegazione palestinese, formata da tutte le fazioni, è al Cairo per discutere con gli egiziani le richieste per fermare i lanci di razzi (ieri le sirene sono risuonate nel Sud e a Tel Aviv) e ritornare alla calma. Nella notte Israele ha poi annunciato, per oggi, una tregua umanitaria di 7 ore in tutta la Striscia di Gaza ad eccezione dell’area di Rafah.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio:  " Kerry spiato. Lo sgarbo del Mossad agli Usa "


Guido Olimpio         John Kerry

Anni fa. Un hotel a Gerusalemme. La suite dell’allora vicepresidente americano Al Gore. Un agente del Secret Service entra nel bagno per un’ispezione di routine e sente uno strano rumore provenire dalla finestrella dell’aria condizionata. Alza lo sguardo e si accorge che c’è un uomo. L’agente «reagisce» con un finto colpo di tosse. Il misterioso individuo scompare. L’episodio, svelato dal giornalista americano Jeff Stein in maggio, è solo uno dei molti colpi bassi tirati dall’intelligence israeliana all’alleato Usa. L’uomo nel condotto era una spia, probabilmente del Mossad.
E questi brutti scherzi sono andati avanti per anni. Fino a ieri. Il settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato che i servizi israeliani — e quelli di un altro Paese non identificato — hanno monitorato le conversazioni telefoniche del segretario di Stato statunitense John Kerry durante la mediazione per rilanciare il processo di pace nel 2013. Le «talpe» avrebbero ascoltato i contatti che il capo della diplomazia Usa ha tenuto usando telefoni non criptati. Un comportamento a dir poco strano, in quanto dal Dipartimento di Stato fino alla Casa Bianca sanno bene che in questo campo non ci sono amicizie che tengano. E sono consapevoli che gli israeliani li spiano. Kerry ha commesso un errore da principiante o voleva che il Mossad buttasse l’orecchio?
La notizia pubblicata dallo Spiegel non arriva certo da sola. I rapporti tra il segretario di Stato e gli interlocutori israeliani non sono stati mai così freddi. Ai vecchi contrasti si sono aggiunte gaffe e fughe di notizie da entrambe le parti. Mosse chiaramente pilotate. Kerry si è lasciato scappare a microfoni aperti una frase di critica contro le tattiche di Israele a Gaza: «Meno male che usano azioni chirurgiche», ha detto. Poi la Casa Bianca ha fatto trapelare sulla stampa la «seria preoccupazione» espressa da Obama in un colloquio telefonico con il premier Netanyahu.
A questi commenti gli israeliani hanno risposto facendo emergere tutto il loro risentimento prendendo di mira proprio Kerry. Il segretario di Stato — secondo la versione di Gerusalemme — aveva sposato in pieno le proposte del Qatar e della Turchia finendo per «dare un premio ai terroristi» di Hamas. Frizioni rese ancora più ruvide dal passato.
Nella ricostruzione dello Spiegel si racconta come Kerry abbia cercato di rivitalizzare i colloqui tra Israele e Autorità palestinese ma si sia subito scontrato con Gerusalemme. In particolare dopo la decisione a sorpresa del governo Netanyahu di autorizzare la costruzione di altre 700 case all’interno delle colonie in Cisgiordania. Gesto che è stato interpretato dagli Usa come un doppio affronto. Ed è in quel frangente che gli israeliani, probabilmente con l’unità 8200, hanno spiato le conversazioni di Kerry con diversi personaggi mediorientali ricavandone informazioni utili per le loro mosse future.

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