Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/07/2014, a pag. 13, l'intervista di Davide Frattini al ministro delle Finanze israeliano, Yair Lapid, dal titolo "Il ministro-attore Lapid 'L’aeroporto? È sicuro E non posso escludere un cessate il fuoco' ", dal FOGLIO, a pag. 3, l'articolo di Carlo Panella dal titolo "Perché Hamas e i Fratelli musulmani non vogliono tregue a Gaza", da LIBERO a pag. 13 l'articolo di Carlo Panella dal titolo "Ma sulla crisi a Gaza il nostro governo da che parte sta?", dall OPINIONE a pag. 1 l'intervista di Costantino Pistilli a Naor Gilon, Ambasciatore d'Israele in Italia, dal titolo "Israele nel caos, l’intervista a Gilon".
Di seguito, gli articoli:
Israele colpisce obbiettivi di Hamas a Gaza
CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "Il ministro-attore Lapid 'L’aeroporto? È sicuro E non posso escludere un cessate il fuoco' "
Yair Lapid
GERUSALEMME — Una volta Naftali Bennett lo chiamava fratello, adesso sua moglie lo insulta su Facebook: «Populista e bugiardo. Buona fortuna con le tue opinioni di estrema sinistra». Il quotidiano Haaretz lo incita in un editoriale a smarcarsi e a sostenere la pace. Yair Lapid rappresenta l’ala moderata di quel governo di guerra (sei ministri più il premier Benjamin Netanyahu) che è in consiglio permanente: giovedì riunione di sette ore, ieri fino al tramonto e all’inizio dello Shabbat .
Lapid, 50 anni, è il volto nuovo della politica che tutti conoscevano già. Conduceva un programma molto popolare il venerdì sera, teneva una rubrica sul quotidiano Yedioth Ahronoth , è considerato uno degli uomini più sexy del Paese. E’ stato attore, scrittore di romanzi polizieschi. E’ la prima volta che deve affrontare decisioni strategiche. In visita alla città di Ashdod, tra le più bersagliate, ha commentato: «Gli israeliani sono forti e comprendono che questa azione è giustificata».
Il ministro delle Finanze ha risposto alle domande di un ristretto gruppo di quotidiani internazionali tra cui il Corriere .
Qual è lo scopo dell’offensiva militare?
«Riportare la stabilità e la calma per i cittadini di Israele. Vogliamo anche indebolire le capacità di Hamas: colpiamo le infrastrutture dei fondamentalisti e di altre organizzazioni terroristiche. Andremo avanti: abbiamo dato più di un’opportunità ad Hamas di spegnere le fiamme. Non sembrano interessati, allora devono sapere che non ci saranno limiti alla nostra operazione. Sono stati loro a far crescere la tensione. Questo confronto è cominciato un mese fa, il 12 giugno (lanci di razzi quando i tre ragazzi israeliani sono stati rapiti e ammazzati) e c’è stata un’escalation il 30, prima che i loro cadaveri venissero ritrovati e prima del terribile omicidio del giovane palestinese Mohammed Abu Khudair».
Nella Striscia di Gaza aumentano i morti tra i civili.
«Ci sono sempre vittime in una guerra. Sarebbero molte meno, se Hamas non usasse cinicamente la popolazione come scudi umani. Siamo dispiaciuti per la morte di innocenti, ma la responsabilità è di Hamas».
Le immagini di distruzione che arrivano da Gaza spingeranno la comunità internazionale a chiedere la fine dei bombardamenti.
«Ci siamo trattenuti per tre settimane prima che i raid cominciassero. Sono sicuro che anche le altre nazioni reagirebbero come noi, se i razzi venissero lanciati contro Roma, Washington, Londra. Per ora mi sembra che la nostra posizione sia compresa dai leader mondiali».
Il governo darà il via libera a un’incursione di terra?
«È una delle opzioni».
Barack Obama, il presidente americano, ha offerto di negoziare una tregua.
«Tutte le possibilità sono sul tavolo: vuole dire che potremmo ordinare l’invasione e rioccupare la Striscia di Gaza o arrivare a un cessate il fuoco attraverso i mediatori. Noi non parliamo direttamente con Hamas».
Mahmoud Zahar, tra i leader del movimento, proclama di poter andare avanti a combattere per mesi. La società israeliana può sopportarlo?
«Non riusciranno a logorarci, saranno loro a cedere. Non è una lotta tra pari: da un lato c’è un’organizzazione criminale che è debole e bastonata, dall’altro uno degli eserciti più forti nel Medio Oriente, guidato da una democrazia».
I capi di Hamas sembrano essere entrati nel conflitto più per disperazione che per calcolo. Lo scontro sta dando loro popolarità e potrebbero uscirne rafforzati.
«Nelle prime 36 ore abbiamo distrutto più obiettivi che negli otto giorni dell’operazione nel novembre 2012. Sono stati colpiti i tunnel, le basi per il lancio di razzi, alcuni comandanti militari. Non sappiamo quale sia la situazione dentro Hamas sul piano politico ma come organizzazione è decisamente più debole di una settimana fa».
Le brigate di Hamas hanno avvertito le compagnie aree internazionali di fermare i voli sull’aeroporto Ben Gurion perché è un obiettivo dei loro missili. «C’è una base militare», dicono.
«Ci stanno provando da un po’ e non ci riusciranno. Abbiamo la tecnologia migliore per proteggerci. Loro non hanno nessun obbligo di dichiarare gli arsenali, possono permettersi di mentire, di lanciare proclami senza sostanza».
IL FOGLIO - Carlo Panella: "Perché Hamas e i Fratelli musulmani non vogliono tregue a Gaza"
Carlo Panella
Roma. Hamas è oggi l'unica sezione dei Fratelli musulmani con piena agibilità politica e militare. Ieri c'è stato il quarto giorno di scontri e secondo fonti palestinesi i morti nella Striscia di Gaza sono più di 100. La grande novità rispetto alle precedenti crisi nella Striscia è che oggi i Fratelli musulmani sono considerati il pericolo interno numero uno dall'Egitto, dall'Arabia Saudita, dalla dirigenza libica di Bengasi come da molti altri paesi arabi. Quei tunnel di Gaza con l'Egitto che il braccio destro dell'ex presidente egiziano Mubarak, Omar Suleiman, tollerava sono stati riempiti di liquami dal braccio destro di Omar Suleiman, Fattah al Sisi, oggi presidente egiziano. Quel ruolo di mediazione tra Hamas e Abu Mazen, dispiegato per un decennio da re Abdullah dell'Arabia Saudita, si è ribaltato oggi nella lotta senza quartiere che ovunque i sauditi menano contro tutte le sezioni nazionali della Fratellanza. Ma Hamas dispone di un'arma potente: permette ai Fratelli musulmani accerchiati di esercitare egemonia assoluta sulla questione palestinese, l'unica che rappresenta ed esalta la umma arabo-islamica nel comune odio verso Israele, nella "gloriosa jihad a difesa di al Quds". Il sigillo di questa leadership è stato la recente capitolazione di Abu Mazen, spinto dai propri fallimenti ad accettare un accordo con Hamas. Dal punto di vista dei leader di Hamas, questo è il contesto che determina gli sviluppi della crisi. Per questo Khaled Meshaal ha ripreso - prima del rapimento dei tre ragazzi ebrei - il lancio di razzi su Sderot e Ashkelon; per questo si è "congratulato e levato il cappello" a fronte del rapimento; per questo oggi punta a una escalation del conflitto, inclusa una terza invasione via terra di Gaza che sa di non poter vincere, ma che è anche sicuro di non poter perdere. Non certo sul piano militare, ma sul piano politico. Per questo ieri il portavoce di Hamas ha ridicolizzato Abu Mazen: "L'equazione cessate il fuoco in cambio di cessate il fuoco è inaccettabile. La fase in cui il popolo palestinese veniva sgozzato senza reagire è finita e non tornerà". E' il rifiuto esplicito del comunicato di due giorni fa emesso da Abu Mazen che indicava: "La priorità massima è porre fine agli attacchi e giungere a un cessate il fuoco reciproco". Uno dei tanti errori delle cancellerie occidentali consiste nel non comprendere che Hamas (come Hezbollah) non decide le proprie strategie solo rispetto al proprio quadrante nazionale, ma agisce all'interno di due movimenti sopranazionali, una "Internazionale della Fratellanza" e una "Internazionale sciita", che guardano non solo a Gaza e al Libano, ma al vero interesse strategico: la conquista della leadership della umma islamica. Ma ora la Fratellanza rischia di essere spazzata via dal mondo arabo. Mai come oggi sono stati combattuti da tutti i paesi arabi (con l'eccezione del Qatar). Quando Nasser li perseguitava, il re saudita li accoglieva a Riad e consegnava loro le più importanti cattedre nelle università. Oggi al Sisi fa condannare a morte il capo della Fratellanza musulmana con un migliaio di confratelli in Egitto (ma si guarda bene dal fare eseguire le condanne a morte), definisce Hamas "organizzazione terrorista" e chiude il valico di Rafah. Oggi i paesi arabi si guardano bene dall'esprimere solidarietà a Hamas. Aspettano che Israele si incarichi di schiacciare quello che considerano il principale nemico sul piano interno. Ma se Hamas vuole, o rischia, l'invasione di terra, Israele è pronto? Quel che è certo è che Bibi Netanyahu tarda nell'ordinare l'operazione di terra contro Gaza, tenta di imporre una tregua martellando le postazioni di Hamas e chiede a Europa e America di premere sul Qatar, unico stato sponsor di Hamas e dei Fratelli musulmani. Forse la tregua è ancora possibile.
LIBERO - Carlo Panella: "Ma sulla crisi a Gaza il nostro governo da che parte sta? "
Qual è la posizione del governo italiano sulla crisi di Gaza? Perché Matteo Renzi, che dal primo luglio presiede il Consiglio d'Europa, non si esprime? Infine, ma non per ultimo: Matteo Renzi condivide la posizione del suo ministro degli Esteri, Federica Mogherini, che ieri ha espresso un'inaccettabile equidistanza tra Israele e Hamas e non ha voluto distinguere tra aggressori e aggrediti? Le parole della titolare della Famesina sono state gravissime: «Da giorni assistiamo ad attacchi indiscriminati su aree civili. È inaccettabile la minaccia che Hamas pone alla sicurezza di Israele, con il costante lancio di razzi su obiettivi civili. Ed è ogni giorno più pesante e intollerabile il bilancio delle vittime palestinesi». Parole nella peggiore tradizione della Famesina, che equilibra la giusta condanna degli attacchi di Hamas contro obiettivi civili con una pari accusa a Israele responsabile di un «pesante e intollerabile bilancio di vittime palestinesi». L'Italia è dunque tornata alla odiosa "equidistanza" tra Israele e chi l'aggredisce di Massimo D'Alema ministro degli Esteri? Pure, Federica Mogherini sa bene che lo scandalo è uno e uno solo: dal 2005, da quando Ariel Sharon ha ritirato coloni e esercito israeliano da Gaza, Hamas ha risposto al gesto di pace israeliano lanciando contro la popolazione civile di Israele migliaia di razzi, ha rapito il soldato Gilad Shalit, e col suo leader Khaleed Meshaal si è complimentato con «tanto di cappello» coi rapitori dei tre ragazzi ebrei, poi trucidati. Federica Mogherini sa anche bene che le vittime civili dei bombardamenti israeliani di Gaza sono dovute al fatto che Hamas colloca le sue rampe di lancio, i suoi arsenali, i suoi miliziani dentro ospedali, asili, abitazioni, sì che Israele non possa colpire obiettivi militari senza colpire anche i civili. Un'oscena strategia palestinese ben enucleata dal portavoce militare di Gerusalemme, Peter Lerner. «L'esercito israeliano usa le proprie armi per difendere i suoi civili. Hamas usa i suoi civili per difendere le proprie anni». Federica Mogherini, infine, sa bene che se l'Iran non avesse fornito migliaia di razzi Israele non attaccherebbe mai Gaza, e che l'unica soluzione alla crisi non è l'ennesimo cessate il fuoco - che sposta la crisi di pochi mesi - ma l'abbattimento di tutte le rampe di lancio di missili a Gaza. Stupisce il prolungato silenzio su Gaza di Matteo Renzi, soprattutto a fronte di queste pessime dichiarazioni della Mogherini. Stupisce perché il premier su Israele ha sempre mostrato di avere idee chiare e ottime. Nel corso del confronto a fine novembre 2012 con Pier Luigi Bersani per le prime primarie, Renzi non solo non si disse contrario al voto italiano favorevole all'ammissione della Palestina all'Onu, ma aggiunse anche: «Non sono d'accordo con Bersani sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto israelo-palestinese. Il problema è generale di tutta l'area del Medio Oriente. E al centro c'è l'Iran. Dobbiamo noi Europa per primi ascoltare il grido di dolore delle ragazze di Teheran. Se non risolviamo lì, non risolviamo il conflitto israelo-palestinese. A Gaza che cosa c'è scritto, infatti? "Grazie Teheran". L'Europa non deve lasciare la questione Iran solo agli Usa: è quella la madre di tutta le battaglie nel Medio Oriente...». Bene, ma ora c'è da passare dalle parole ai fatti. Oggi Renzi sa che i missili che arrivano a minacciare Tel Aviv, Gerusalemme e Cesarea sono iraniani, e sono guidati da palestinesi di Hamas istruiti da iraniani o lanciati dalla Jihad Islamica controllata da Teheran. Non solo: Renzi sa che i Fratelli Musulmani, di cui Hamas è la sezione palestinese, sono oggi considerati la più grave minaccia interna dal governo dell'Egitto, dell'Arabia Saudita, dai leader della Cirenaica libica e da quasi tutti i governi arabi, ad eccezione del solo Qatar. dunque indispensabile che il premier esca dal suo silenzio e si ricordi delle parole da lui stesso pronunciate per polemizzare con Bersani. Ieri Federica Mogherini, che evidentemente pensa già al suo futuro molo di portavoce della politica estera europea, inesistente per precisa scelta dei trattati europei, ha preso una posizione "alla Bersani". Un'ambiguità tra Israele e Hamas che non fa onore all'Italia. Franco Frattini, quand'era ministro degli Esteri, affermò un principio: «La sicurezza di Israele è parte precipua degli interessi nazionali dell'Italia». Da decenni punto fondante anche della "dottrina della sicurezza" di tutti i presidenti americani. Sarebbe bene che Matteo Renzi facesse proprio questo principio, e ne traesse le conseguenze.
L' OPINIONE - Costantino Pistilli: "Israele nel caos, l’intervista a Gilon "
Naor Gilon
“Genocidio”; “rappresaglia”; “ciclo della violenza”; “apartheid”; quante parole malate, bias, escono fuori dai media quando lo stato d’Israele è costretto a difendersi dalla culturalità della morte e dal terrorismo di Hamas. Dal 2001 quasi 70 civili israeliani hanno perso la vita a causa dei razzi e da Gaza durante questi giorni in sole 24 ore sono stati lanciati 100 razzi in un solo giorno. La decisione di Gerusalemme di creare l’operazione margine protettivo, nasce proprio per fermare il continuo lancio di missili dei terroristi palestinesi, e non come rappresaglia per l'omicidio dei tre giovani studenti israeliani rapiti il 12 giugno scorso, come qualche giornale o televisione ha sostenuto, e la conferma di ciò ci arriva da Naor Gilon, ambasciatore d’Israele in Italia: “Già da parecchi mesi c’è un continuo lancio di missili sulle zone limitrofe la striscia di Gaza. Soltanto dopo è arrivato il rapimento dei tre ragazzi israeliani e, purtroppo per noi, dal quel momento Hamas ha aumentato il lancio di razzi”.
A cosa mira Hamas?
"Hamas fa questo per ragioni interne, allo scopo di rafforzarsi in seguito alla legittimazione che è riuscito ad ottenere con il governo di unità nazionale costituito con Fatah. La grande differenza tra Hamas e Israele è che l’organizzazione terroristica palestinese lancia missili da postazioni che si trovano in mezzo alla popolazione civile proprio per fare in modo che Israele colpisca la popolazione civile. Basti vedere la differenza tra il comportamento di Israele che avvisa, preavvisa, la popolazione di Gaza sugli obiettivi che si stanno per colpire, in modo che gli stessi civili riescano a mettersi al riparo, al contrario, leggiamo comunicati diffusi dal ministero dell’Interno di Hamas dove si chiede alla popolazione di rimanere nelle proprie case per fare da scudi umani e diventare vittime sacrificate alla causa".
La comunità internazionale cosa sta facendo per impedire l’acuirsi dello scontro?
"Purtroppo per noi la Comunità internazionale ha praticamente rinunciato alle condizioni che essa stessa aveva posto, che il Quartetto per il medio oriente aveva posto: il riconoscimento dello Stato ebraico, il riconoscimento degli accordi precedentemente siglati e la rinuncia al terrorismo. Chiaramente con questa situazione che si è delineata viene meno la spinta di Hamas a rinunciare al terrorismo. Bisogna sempre ricordarsi che Hamas è presente nelle black-list di alcune nazioni europee e statunitensi e non dimenticare che la sua ideologia è simile a quella di altre formazioni presenti in Siria o in Iraq, una delle quali soltanto una settimana fa ha parlato di conquistare Roma. Dunque ci troviamo davanti a gruppi con un’ideologia che rifiuta di accettare qualsiasi Paese che non sia musulmano e nel caso specifico di Hamas, siamo di fronte a un’ideologia che rifiuta l’esistenza dello Stato d’Israele e promuove l’uccisione degli ebrei in quanto tali."
Da chi è sostenuto Hamas? Dalla Turchia, dall’Iran, dal Qatar?
Attualmente il maggior sostenitore è l’Iran che aiuta Hamas con finanziamenti e con armi: la maggior parte dei missili utilizzati da Hamas per colpire i civili israeliani sono prodotti e esportati dall’Iran. Anche il Qatar è uno dei Paesi che sostiene maggiormente questi gruppi sunniti, mentre per quanto riguarda la Turchia credo che per ora il sostegno sia solo politico.
Cosa non capisce l’Occidente di questa nuova guerra di difesa?
Innanzitutto il problema principale è che l’Occidente ha accettato Hamas: lo ha accettato come partner di Abu Mazen avallando il governo di unità nazionale nonostante il gruppo terrorista palestinese sia ancora presente sulle black-list. Abu Mazen ha stretto un contatto fittizio visto che lo stesso Abbas non riesce a fermare il lancio di missili dalla Striscia. Inoltre c’è da dire che l’Occidente guarda sempre al numero delle vittime e dei feriti dimenticando che in Israele il numero delle vittime è minore perché negli anni si è organizzato, adottando il sistema Iron Dome, senza il quale il numero delle vittime anche a Gerusalemme, a Tel Aviv e in tutto il Paese sarebbe più alto.
Come interpreta il discorso di ieri di Ban Ki-moon?
Non ho ancora letto il discorso integrale di Ban Ki-moon e preferisco non entrare nel merito. Tuttavia quello che l’occidente deve capire è che bisogna esercitare pressioni politiche e militari. Perché tanto saranno efficaci le pressioni politiche e diplomatiche tanto meno ci sarà bisogno di azioni militari. Si dovrebbero esercitare pressione su Abu Mazen, sulla Turchia, sul Qatar su chiunque possa spingere Hamas a cessare il lancio di razzi.
Chi della comunità internazionale ha espresso sostegno a Israele?
Ci sono state espressioni di sostegno soprattutto sul diritto di Israele e a difendersi da parte di Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito. Anche se la situazione non è semplice perché Hamas continua a fare un uso cinico della popolazione palestinese per creare pressione su Israele ma molte immagini già sono state smascherate perchè false (il caso Al Dura docet n.d.a.).
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