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La Repubblica - L'Unità - Avvenire - Libero Rassegna Stampa
10.07.2014 Ecco cosa il mondo dovrebbe chiedere ad Hamas
Interventi degli Ambasciatori d'Israele in Italia e in Vaticano e di Ygal Palmor, del Ministero degli Esteri

Testata:La Repubblica - L'Unità - Avvenire - Libero
Autore: Naor Gilon - Umberto De Giovannangeli - Zion Evrony - Michael Sfaradi
Titolo: «L'unica via per una pace duratura - Hamas accetti le tre condizioni per il negoziato - 'Israele non vuole il conflitto ma deve difendersi' - 'Le ragioni di Tel Aviv ignorate. Da anni siamo sotto attacco'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/07/2014, a pag. 31, la lettera dell' Ambasciatore di Israele in Italia e San Marino, Naor Gilon, dal titolo "L'unica via per una pace duratura", dall' UNITA', a pag 8, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Gilon, dal titolo  "Hamas accetti le tre condizioni per il negoziato", da AVVVENIRE a   pag 4, la lettera si Zion Evrony, Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, dal titolo "'Israele non vuole il conflitto ma deve difendersi', da LIBERO a pag.14, l'intervista di Michael Sfaradi a  Yigal Palmor, responsabile dei rapporti con la stampa del ministero degli Esteri israeliano, dal titolo " 'Le ragioni di Tel Aviv ignorate. Da anni siamo sotto attacco' ".

Curiosa la nota del quotidiano del PD in calce all'intervista a Gilon:

"Sul conflitto israelo palesttnese, l'Unità ha avviato un ciclo di interviste con i protagonisti delle due parti. Nei giorni scorsi abbiamo intervistato due tra i più autorevoli esponenti della leadership palestinese. Hanan Ashrawi e Saeb Erekat. Le interviste sono consultabili sul sito del giornale"
La si potrebbe attribuire a desiderio di completezza, ma allora, se le interviste erano programmate, perchè non segnalare quella a Gilon pubblicando quelle ad Ashrawi ed Erekat (cosa che non è stata fatta) ? 
Forse, invece, il quotidiano del PD sente il bisogno di "giustificare" un'intervista a un diplomatico israeliano con le due interviste ad Ashrawi ed Erekat  ?

Di seguito, gli articoli:


Una manifestazione di Hamas. Al centro, da sinistra,  Ismail Haniyeh e Khaled Mashal

LA REPUBBLICA - Naor Gilon: "L'unica via per una pace duratura"


Naor Gilon

 
Caro direttore,
il conseguimento della pace fra Israele e i suoi vicini e fra Israele e il popolo palestinese non è per noi soltanto una questione di politica estera. La pace è da sempre una profonda aspirazione del popolo ebraico, radicata a fondo nella tradizione ebraica e invocata da ogni ebreo credente molte volte al giorno, durante le preghiere.
Purtroppo lo Stato d’Israele si trova nuovamente di fronte alla necessità di reagire con potenza alla serie di assassini, incessanti attacchi missilistici contro la popolazione civile condotti da Hamas, nota a tutta la comunità internazionale, comprese Italia ed Europa, come sanguinaria organizzazione terroristica. In questi giorni piovono su Israele centinaia di missili, anche su Tel Aviv e Gerusalemme. Circa due terzi di israeliani vivono attualmente sotto minaccia per le loro vite. Nessun governo al mondo tollererebbe una simile situazione.
La condotta di Hamas non sorprende; basta leggere la sua carta costitutiva, che invoca la distruzione dello Stato d’Israele e l’uccisione degli ebrei, che non riconosce l’esistenza d’Israele, e che promuove la stessa ideologia di altre organizzazioni estremiste del Medio Oriente, come l’Isis in Iraq che soltanto una settimana fa ha dichiarato anche di voler conquistare Roma. Il terrorismo è terrorismo, e la lotta per sconfiggerlo deve essere condotta insieme.
Nonostante tutto ciò, il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha scelto di stipulare un patto, qualche settimana fa, proprio con Hamas, facendo così saltare il tavolo dei negoziati con Israele. L’accordo della cosiddetta “riconciliazione” ha permesso a Hamas di essere uscita dall’isolamento in cui si trovava e ha ottenuto legittimazione e si- curezza per poter riprendere, in modo ancora più intensivo, le azioni terroristiche da Gaza e anche nella West Bank. Il rapimento e l’efferato assassinio dei tre adolescenti israeliani e il lancio incessante di decine di missili contro civili innocenti sono il risultato di tutto ciò.
Se l’obiettivo dell’esecutivo di unità nazionale era quello di creare un governo palestinese unitario, perché Abu Mazen non ferma il lancio incessante di missili da Gaza? La conclusione che se ne trae è che Abu Mazen non ha alcuna capacità di attuare la propria responsabilità a Gaza, oppure non ne ha la volontà. Entrambe le opzioni sono gravi.
Quando in Israele degli estremisti hanno deciso di compiere l’esecrando assassinio del ragazzo palestinese, la classe politica israeliana ha condannato l’omicidio, e gli apparati preposti all’applicazione della legge si sono adoperati intensamente e sono riusciti ad arrestare i responsabili. Costoro saranno puniti tutti nella maniera più severa possibile. In Israele non vi è alcuna tolleranza per la violenza e per chi si fa giustizia da solo.
È tempo che la comunità internazionale faccia rispettare le condizioni che essa stessa ha stabilito per Hamas: riconoscimento di Israele, degli accordi precedenti e l’abbandono del terrorismo. È anche tempo che il presidente dell’Autorità palestinese rompa quest’alleanza con Hamas e ritorni al tavolo dei negoziati con Israele senza precondizioni.
L’unica via per giungere a una soluzione concordata di due stati per due popoli passa attraverso l’unione degli elementi pragmatici contro quelli estremisti e attraverso il negoziato.

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli: "Hamas accetti le tre condizioni per il negoziato"


La guerra di Gaza vista dall'Ambasciatore d'Israele in Italia, Naor Gilon. In questo drammatico frangente, Israele, dice a l'Unità il diplomatico, chiede all'Europa e all'Italia, presidente di turno dell'Ue, di «premere fortemente su Hamas affinché accetti le tre condizioni fondamentali per il negoziato: fine del terrorismo, riconoscimento di Israele e accettazione dei trattati di pace precedentemente firmati».
Bombardamenti a tappeto a Gaza, razzi palestinesi su Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa. E dl nuovo guerra?
«In primis mi permetta di cambiare la sequenza della sua domanda. Hamas ha attaccato Israele con razzi e missili e solo in un secondo momento Israele ha risposto militarmente. Secondo punto: non è esatto dire che Israele bombarda Gaza a tappeto, ma colpisce precisamente i terroristi di Hamas e i depositi di armi di questa organizzazione criminale. Guardiamo a come si è svolta la crisi: Abu Mazen ha formato un governo di unità con Hamas che noi non abbiamo accettato. Hamas, legittimato da Abu Mazen, ha rapito tre innocenti civili israeliani, uccidendoli spietatamente solamente perché ebrei. Quindi, Hamas ha cominciato a bombardare le città israeliane, tra le quali Tel Aviv e Gerusalemme, con i missili e razzi. Nessun governo al mondo potrebbe accettare una situazione simile. Nessun Paese potrebbe accettare una condizione in cui la maggior parte dei cittadini vivono sotto la minaccia dei missili. Il primo ministro Netanyahu ha dato a Hamas il tempo per ristabilire la calma, rimarcando che "la pace porterà altra pace". Hamas, tuttavia, ha scelto di continuare l'attacco contro gli inermi civili. Purtroppo, quest'attacco dimostra che, o Abu Mazen non ha alcun controllo su quanto accade nella Striscia di Gaza, o deliberatamente non intende fermare l'attacco in corso. Entrambe le ipotesi, ovviamente, sono assai negative».
In un articolo pubblicato nel giorni scorsi su Haaretz, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha affermato che la sicurezza non può che nascere da un negoziato dl pace. Condivide questa affermazione?
«Noi tutti desideriamo la pace. Per questo, sosteniamo la soluzione dei due Popoli per due Stati, anelata da tutti noi, e riteniamo che questa potà essere raggiunta solo per mezzo del negoziato. Siamo estraneamente dispiaciuti nel vedere che Abu Mazen ha preferito l'alleanza con Hamas alla continuazione del negoziato di pace. Hamas, voglio ricordarlo, è un'organizzazione terrorista riconosciuta come tale dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti. Nel suo statuto, Hamas non solo non riconosce l'esistenza di Israele, ma chiede l'uccisione di tutti gli israeliani e di tutti gli ebrei».
Per l'ennesima volta il governo israeliano afferma: «Per Hamas è la fine», una frase che abbiamo già ascoltato tante volte in passato; ma Harnas è sempre Iì. «Israele ha sempre chiesto alla comunità internazionale che agisca con forza per costringere Hamas ad accettare le tre condizioni base del negoziato di pace: fine del terrorismo, riconoscimento di Israele e accettazione dei trattati di pace precedentemente firmati. Sino ad ora, come lei ha visto, Hamas ha scelto di sostenere l'ideologia radicale del fondamentalismo islamico di cui, tra l'altro, è parte anche l'Isil, organizzazione jihadista che ha invocato la conquista di Roma. Con questo tipo di organizzazione, non può esistere dialogo alcuno».
In questo contesto drammatico lsraele come guarda all'Europa ed in particolare al semestre dI presidenza Italiana dell'Ue?
«La nostra richiesta all'Europa, all'Italia e a tutta la Comunità Internazionale è di premere fortemente su Hamas affinché accetti; come suddetto, le tre condizioni fondamentali per il negoziato. Senza di queste, nessun Governo di unità palestinese potrà essere legittimato. Proprio per questo, chiediamo inoltre che siano fatte altrettante pressioni su Abu Mazen, affinché egli scelga tra la continuazione del "patto con il diavolo" o il ritorno al negoziato di pace. Solamente attraverso il negoziato potremo ridare prospettive e speranze ai due popoli».

AVVENIRE - Zion Evrony : " 'Israele non vuole il conflitto ma deve difendersi' '"


Zion Evrony

Caro direttore, l'otto luglio scorso i terroristi di Hamas hanno lanciato 146 missili da Gaza, di questi 117 hanno colpito Israele. Tre missili hanno colpito le colline di Gerusalemme, ma sono molte le città colpite in tutta Israele. Il 40% della popolazione israeliana, 3,5 milioni di persone, vivono sotto la costante minaccia dei missili. Le sirene degli allarmi, nelle ultime ore, hanno suonato incessantemente, e la loro voce è entrata con violenza nella vita di milioni di persone che hanno interrotto le preghiere, il lavoro, lo studio, i pasti. Tutto si è dovuto fermare ed è triste vedere che un'altra generazione di bambini sta crescendo sotto costante minaccia e senza conoscere la pace. Immaginate la vostra città, la vostra casa sotto continuo attacco missilistico, provate a pensare ai vostri figli che, mentre le sirene cominciano a suonare, stanno andando a scuola e hanno solo quindici secondi di tempo per trovare un rifugio. Quindici secondi che possono significare vita o morte. Israele vive una situazione molto difficile e ha il dovere di difendersi da un'organizzazione terroristica, Hamas, il cui unico scopo è quello di distruggerci. Come può essere tollerato un continuo lancio di missili sulle nostre città? Sui nostri civili? Sui nostri bambini? Israele non vuole la guerra, ma ogni Paese ha il dovere e il diritto di difendere la propria popolazione. La popolazione di Gaza non è nostra nemica e facciamo tutto il possibile per evitare vittime tra i civili. Nonostante tutto, Israele vuole la pace con i suoi vicini palestinesi. In passato, per la pace, Israele ha fatto grandi compromessi, e continua a credere nella soluzione dei due Stati: Israele, patria e Stato nazionale del popolo ebraico, e il futuro Stato Palestinese come patria e dimora del popolo palestinese. 

LIBERO - Michael Sfaradi - " 'Le ragioni di Tel Aviv ignorate. Da anni siamo sotto attacco' "
Notiamo nel titolo 'le ragioni di Tel Aviv' ! è mai possibile che a Libero non sappiano che il governo di Israele è a Gerusalemme ? Pare proprio di sì.
 

Michael Sfaradi    Ygal Palmor


Il dottor Yigal Palmor ricopre uno dei ruoli più sensibili in questa crisi. Ha rico-perto diversi incarichi ministeriali prima di arrivare a capo dell'ufficio che cura i contatti del ministero con la stampa. Ci riceve nel suo ufficio al ministero e si capiscono subito due cose: che ha passato una giornata difficile e che dietro il suo sorriso di nasconde un politico di razza. Anche in queste ore con le grandi città del centro Israele sotto il tiro dei Missili di Hamas i media internazionali fanno a gara per evidenziare gli errori di Israele e nascondere e giustificare qualsiasi cosa fatta dai palestinesi. Non le sembra che sia esagerato?
«Ci sono circa 1000 giornalisti stranieri accreditati, rispondiamo a tutte le loro domande e ricevono le prove di quello che diciamo».
Ma controllate quello che viene scritto? Sapete che i fatti vengono stravolti? «Nelle nostre ambasciate si leggono i giornali e si guardano i notiziari, possiamo telefonare al giornalista o alle redazioni e discuterne o protestare, ma non possiamo dire loro cosa pubblicare».
Da anni nel sud di Israele un milione e mezzo di persone subiscono ogni giorno allarmi missilistici che il più delle volte passano sotto silenzio, con i media aspettano solamente la risposta dell'esercito per fare un'informazione invertita dove la gente o non capisce quello che succede o viene portata a schierarsi sempre con la parte palestinese.
«Pensa che se gli ambasciatori telefonassero alle redazioni cambierebbe qualcosa? Che racconterebbero ciò che sicuramente sanno? In Israele sono registrati oltre 1000 giornalisti, molti anche italiani, noi lo sappiamo che se ne stanno nelle loro case o stanze d'albergo lavorano guardando la televisione e scrivendo gli articoli preconfezionati. Posso obbligarli a cambiare ? No, e la verità di quello che sta accadendo non esce sulle prime pagine. Da qui la percezione generale di chi cerca la verità è che manca professionalità di chi riporta le notizie palesemente manipolate. Noi non siamo responsabili della serietà o etica professionale di chi scrive, noi forniamo le giuste informazioni con le prove fotografice e filmati a coloro che non temono la verità».
Per mesi ci sono state trattative con Abu Mazen che è al governo con Hamas che vuole distruggere Israele, ora siamo in guerra ed è di poco fa la notizia della sua intenzione di denunciare Israele al tribunale dell'Aia facendo finta di dimenticare che proprio il lancio di missili sulla popolazione civile, cioè quello che fa Hamas che è al governo con lui, è punito dalle convenzioni di Ginevra. Tutto questo non è paradossale?
«Il paradosso è la situazione.  Hamas a Gaza da anni ci fa guerra senza sosta, sono migliaia i missili lanciati sul sud di Israele con una media di 5 o 6 allarmi al giorno, c'è un governo a Ramallah che fa finta di trattare e i due sono in coalizione ma non parlano nemmeno fra loro. Questo è il paradosso. Se vogliamo i continui lanci di missili verso Israele, che si sono intensificati fino ad arrivare alla terra operazione militare in pochi anni, potrebbero anche essere legati gli sviluppi che ci sono nella regione. Le vicende egiziane, siriane e irachene hanno influenza sia a Gaza che nei territori dell'ANP, e noi in questa folle realtà dobbiamo fare di tutto per mantenere aperto il dialogo».

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