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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.07.2014 Razzi kassam contro il sud di Israele: continua l'aggressione di Hamas
Cronache di Maurizio Molinari, Davide Frattini

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Maurizio Molinari - Davide Frattini
Titolo: «Israele, bombe su Gaza. La risposta di Hamas: 'Porteremo l'infermo' - Pioggia di razzi da Gaza Hamas sfida Israele Richiamati i riservisti»
Riprendiamo dalla STAMPA  di oggi, 08/07/2014, a pag. 10, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Israele, bombe su Gaza. La risposta di Hamas: 'Porteremo l'inferno' " e  dal CORRIERE della SERA , a pag. 16, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Pioggia di razzi da Gaza Hamas sfida Israele Richiamati i riservisti".

Mentre l'articolo di Maurizio Molinari, come quello di Frattini, informa sulla reale dinamica dei fatti, il titolo redazionale del quotidiano torinese la stravolge, attribuendo a Israele il ruolo di aggressore e ad Hamas quello di chi risponde. Nella realtà, è Hamas che attacca Israele, per altro colpendo deliberatamente obiettivi civili e dunque commettendo reiterati crimini di guerra, come sottolinea Ugo Volli nella Cartolina da Eurabia di oggi ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=54111  ) .


Terroristi lanciano razzi kassam

Di seguito, gli articoli:

LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Israele, bombe su Gaza. La risposta di Hamas: 'Porteremo l'infermo' " 


Maurizio Molinari

Escalation militare a Gaza. Droni e israeliani hanno colpito a Rafah, nell’estremo Sud della Striscia, i tunnel dove Hamas celava mortai e lanciatori di razzi usati per colpire Israele. Il blitz su 14 obiettivi è avvenuto nella notte fra domenica e lunedì, facendo crollare un tunnel adoperato come bunker da Hamas, che ha così perso sette miliziani dell’ala militare.
Si tratta del bilancio di perdite più pesate per l’organizzazione fondamentalista da quando, nel novembre 2012, Israele terminò l’operazione «Pillar of Defense». A dispetto della nuova tattica militare israeliana contro i «lanciatori di razzi nascosti», come li definisce il portavoce dell’esercito Peter Lerner, sono continuati. Ad aver sorpreso Hamas sono i droni israeliani armati con bombe anti-bunker e guidati dai satelliti che «vedono» il calore sotterraneo. Anche la Jihad islamica subisce vittime: due miliziani vengono uccisi in un attacco mirato. La reazione di Hamas si capisce dal numero di razzi lanciati verso Israele: gli attacchi si intensificano con il passare delle ore, a partire dal pomeriggio di ieri, fino ad arrivare a 60 l’ora - uno al minuto - a notte inoltrata.
Mushier al-Masri, alto funzionario di Hamas, promette di «portare l’inferno nelle città d’Israele» suggerendo agli abitanti di Beersheva di «andarsene prima che sia troppo tardi». Beersheva si trova a 40 km da Gaza, i razzi che la investono sono «Grad» con una gittata di 50 km che minaccia potenzialmente Gerusalemme e Tel Aviv. E dopo il tramonto le ondate di attacchi investono tutte le città del Sud e del Centro, da Ashkelot a Nes Ziona fino a Beit Shemesh, a ben 80 km da Gaza. Hamas mantiene la promessa di «colpire nuove città» confermando di disporre di razzi con raggio più lungo di quelli finora adoperati contro Sderot, la città del Negev più colpita.
La reazione del premier Benjamin Netanyahu arriva con una riunione d’emergenza del governo durata tre ore con queste decisioni: apertura dei rifugi pubblici nel Sud, aumento delle batterie anti-missile «Iron Dome» attorno alle città. E richiamo «a ondate» di 1500 ufficiali riservisti ai confini di Gaza, dove vi sono già un imprecisato numero di brigate corazzate e impegno ad «aumentare la pressione militare su Hamas fino a quando non tornerà la quiete».
L’intento di Netanyahu è obbligare Hamas a ripristinare la tregua siglata alla fine del 2012 ma Mushier al-Masri ribatte: «Sono stati loro a violarla in ogni modo, ora quell’accordo non c’è più». Israele crede nella possibilità che Egitto e Giordania possano spingere Hamas al cessate il fuoco, ma fonti palestinesi a Gaza ritengono che «oramai l’escalation fa comodo anche a Hamas, perché l’accordo di unità nazionale con Abu Mazen è lettera morta e lo scontro aperto con Israele può servire a spingere l’Egitto a riaprire i tunnel». Ma non è tutto, perché c’è anche un fronte di politica interna israeliana che condiziona Netanyahu: il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, rompe il patto fra il suo partito «Israel-Beitenu» e il Likud del premier con un gesto di sfida accompagnato dal rimprovero di «non fare abbastanza per punire Hamas e proteggere i nostri cittadini». Sebbene Lieberman resti nel governo, il suo è un passo che apre la sfida per la leadership della destra. Spingendo Netanyahu a rivedere la linea della prudenza finora dimostrata a Gaza. Tanto più che l’amministrazione Obama, con la portavoce Jan Psaki, lo sostiene: «Attacchi di razzi inaccettabili, Israele ha il diritto di difendersi».

CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "  Pioggia di razzi da Gaza Hamas sfida Israele Richiamati i riservisti"


Davide Frattini

GERUSALEMME — Al mattino ha perso l’alleanza con il suo ministro degli Esteri, al tramonto le giustificazioni che gli permettevano di ripetere agli israeliani «stiamo calmi e la tensione calerà». Avigdor Lieberman ha deciso di andarsene da solo, di riprendersi per intero il nome del partito e di non condividerlo più con il Likud del premier Benjamin Netanyahu. Hamas ha deciso che la calma non tornava utile ai suoi piani e in un’ora ha sparato assieme alle altre fazioni palestinesi quasi settanta tra razzi e missili verso il sud e il centro di Israele: il suo esercito irregolare ha rivendicato i bombardamenti con la gittata più lunga, quelli che hanno fatto risuonare le sirene ad ovest di Gerusalemme. Non succedeva dagli otto giorni di guerra della fine di novembre del 2012.
Se il governo di Netanyahu traballa (anche se Lieberman per ora ha assicurato che resterà nella coalizione, la spaccatura riguarda il gruppo parlamentare), l’unità palestinese sembra andare in frantumi. L’offensiva dei fondamentalisti dalla Striscia di Gaza è coincisa con un editoriale scritto da Abu Mazen e pubblicato dal quotidiano israeliano Haaretz . Il presidente ribadisce che i palestinesi vogliono la pace e spiega con quale visione è possibile raggiungerla.
I miliziani di Hamas proclamano di aver voluto vendicare i nove uomini uccisi nell’esplosione di un tunnel: sarebbe stato scavato per portare un attacco in Israele da sotto la sabbia, ma è stato fatto saltare prima del raid. L’aviazione e l’artiglieria israeliane hanno anche colpito obiettivi nella Striscia. Il governo ha richiamato 1.500 riservisti, soldati che rafforzano per ora il quartier generale a Tel Aviv, le squadre che guidano il sistema anti-missile Iron Dome e il comando per il fronte interno.
Gli ufficiali dei servizi segreti egiziani che avevano cercato di mediare una tregua sembrano essersi ritirati dalle trattative. Gli analisti fanno notare che il presidente Abdel Fattah al Sisi può vedere solo vantaggi in un conflitto tra Israele e Hamas, a differenza del predecessore Mohammed Morsi che due anni fa aveva cercato di evitare un colpo troppo duro al movimento islamista palestinese.
In cambio del cessate il fuoco Hamas avrebbe cercato di ottenere la liberazione dei quattrocento palestinesi arrestati dopo il rapimento in Cisgiordania dei tre ragazzi israeliani. Da allora, il 12 giugno, la tensione è solo cresciuta. I cadaveri dei giovani (uccisi subito dopo essere stati portati via) sono stati trovati lunedì sera, martedì mattina un ragazzino palestinese è stato rapito e bruciato vivo nella foresta attorno a Gerusalemme: per l’omicidio sono stati arrestati sei estremisti ebrei.
Netanyahu che per carattere e strategia politica predilige la stabilità si è ritrovato con tre fronti aperti: i disordini nella parte orientale di Gerusalemme e nei villaggi a maggioranza araba nel nord del Paese, le ricerche dei sospettati nel rapimento dei tre israeliani (due palestinesi vicini ad Hamas), i razzi da Gaza.
L’abbraccio tra le famiglie non è bastato ad allontanare la guerra. I genitori di Naftali Frenkel, uno degli adolescenti uccisi, hanno mandato un messaggio al padre e la madre di Mohammed Abu Khudair: «Condividiamo il vostro dolore, nessuno dovrebbe mai patire la nostra stessa sofferenza. Speriamo che la calma ritorni nelle strade del nostro Paese».

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