Violenze a Gerusalemme Est Terroristi predispongono razzi kassam
Di seguito, gli articoli:
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Rivolta a Gerusalemme Est per Mohammed"
Maurizio Molinari
Canti di guerra contro Israele, bandiere della Jihad con quelle di Al Fatah e una bara scoperta come catalizzatore della rabbia palestinese: il funerale del giovane Mohammed Abu Khdeir innesca un giorno di battaglia a Gerusalemme fra manifestanti arabi e polizia israeliana mentre a Gaza le indiscrezioni su una tregua lasciano il posto all’intensificazione delle attività militari.
Sono passate da poco le 14,30 quando un’autombulanza della Mezzaluna Rossa si ferma davanti alla moschea di Shuafat, a Gerusalemme Est, con a bordo la salma di Abu Khdeir, rapito e ucciso giovedì mattina, e il padre Hussein, visibilmente scosso, con le spalle coperte da un drappo palestinese. La salma del 17enne, posata su una barella improvvisata, viene spostata a braccia dalla folla di shabaab, i ragazzi con il volto coperto protagonisti della rivolta contro Israele. «Strilla, madre del martire, tutti i giovani sono tuoi figli» canta la folla, seguitando con «Sacrificheremo i nostri corpi ed anime per il martire» e «Riposa martire, continueremo la battaglia».
Sono motivi di battaglia, guidati da megafoni tenuti dai veterani delle rivolte anti-israeliane, rispecchiando la rabbia per un omicidio attribuito ai «coloni estremisti» residenti negli insediamenti in Cisgiordania. Dopo una sosta dentro la moschea, la salma torna in strada – questa volta dentro una bara scoperta – e viene portata a braccia fino al cimitero, dove il padre Hussein accusa la polizia: «Sanno bene che i killer di mio figlio sono ebrei, hanno le foto e sono le loro facce a confermare che si tratta di ebrei». Vicino a lui il deputato arabo-israeliano Ahmed Tibi, residente nei pressi di Shuafat, rincara la dose: «Mi dispiace dover constatare che per Israele la vita di tre coloni degli insediamenti vale più di quella di un ragazzo palestinese». Ovvero il governo non mette nella ricerca dei killer di Mohammed lo stesso impegno profuso per identificare i rapitori di Naftali Frenkel, Gilad Shaar e Eya Yifrach. Tibi è seduto vicino al carismatico deputato palestinese Mustafa Barghouti. Parlano all’unisono: «Questo omicidio è un risultato del clima di odio anti-arabo che ha accompagnato il rapimento dei tre».
Attorno a loro le bandiere palestinesi sventolano con quelle gialle e nere della Jihad. Per i circa duemila palestinesi che partecipano alle esequie vi sono «cospirazioni» e «menzogne» israeliane da smantellare. Da qui le musiche combattenti di Hamas e gli inni di guerra del Fatah che risuonano lungo il corteo funebre accompagnando gli shaabab a sfidare la polizia con sassi e cassonetti in fiamme. C’è chi grida «I fucili vivono ancora», chi inneggia alla Terza Intifada e chi invoca «vendetta contro Gilo», il quartiere ebraico a Sud di Gerusalemme oltre la linea verde del 1967, spingendosi ad auspicare l’«esplosione delle teste dei sionisti».
Il Fatah riprende il controllo della manifestazione ritmando «Allah u-Akbar» (Dio è grande) mentre scontri si moltiplicano: da Ras El-Amud a Ramallah, da Sakhnin in Galilea fino alla foresta di Ramat Rachel. La polizia israeliana schiera migliaia di ufficiali per riacquistare il possesso delle aree in mano ai dimostranti ma i palestinesi danno battaglia fino al calar della notte ed al termine della giornata sono oltre 40 i feriti ricoverati, metà agenti e metà militanti. Senza contare i danni a Shuafat, dove tutti i simboli della municipalità israeliana sono stati distrutti con rabbia.
Da Gaza a farsi sentire è Hamas, assicura di essere impegnata a siglare un cessate-il-fuoco con Israele grazie ai buoni uffici egiziani, ma Netanyahu affida la smentita militari: «Nessun cedimento, disarmino altrimenti sanno cosa li aspetta». Sono dozzine i razzi che nelle ore seguenti bersagliano il Sud e il premier affida ai jet il compito di «recapitare la risposta», chiedendo agli abitanti del Negev di passare il fine-settimana nei rifugi.
Davide Frattini cita il quotidiano israeliano di sinistra Haaretz, che nota come la modalità dell'omicidio, preceduto da un sequestro, non corrisponda a quella che caratterizza la "rivalsa per questioni tra famiglie: «In questi casi l’agguato avviene in pieno giorno, come atto dimostrativo e di solito ha come bersaglio una figura importante del gruppo, non un ragazzino»". Ciò è vero per le faide tra famiglie, ma non per i delitti d' "onore", compiuti un genere contro donne o maschi omosessuali, che avvengono all'interno delle famiglie, in modo nascosto. Questa ipotesi, pertanto, non è contraddetta dalle modalità dell'omicidio, con le quali è del tutto compatibile.
In proposito, si veda IC del 03/07/2014:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=54039
Di seguito, il testo:
CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "Il video del rapimento del ragazzo arabo: avvicinato in strada, portato via in auto"
Davide Frattini
GERUSALEMME — Il video in bianco e nero è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza del negozio del padre. Il quotidiano Guardian , che l’ha diffuso, ha chiesto a Bushra, zia di Mohammed Abu Khudair, di commentarlo proprio perché le immagini sono poco chiare. La ricostruzione di Bushra è uguale a quella raccolta tra i testimoni, il filmato fa da supporto.