Per i giornali italiani Israele è comunque colpevole Commento di Maria Giovanna Maglie
Testata: Libero Data: 04 luglio 2014 Pagina: 14 Autore: Maria Giovanna Maglie Titolo: «'Ebrei incapaci di lacrime'. L'antisemitismo non muore mai»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/07/2014, a pag. 14, l'articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo " 'Ebrei incapaci di lacrime'. L'antisemitismo non muore mai ".
Maria Giovanna Maglie
In ricordo di Eyal, Gilad e Naftali
Se poi viene confermato quel che già si sa, ovvero che il povero ragazzino palestinese non lo hanno ucciso dei coloni vendicativi ma è stato vittima di un delitto di famiglia o di vicinato perché omosessuale, caratteristica serenamente ammessa in Israele, considerata un peccato intollerabile tra i palestinesi, credete che qualcuno tornerà indietro sui titoli sparati ieri ? Oggi che ritorsioni per la macellazione dei tre ragazzi israeliani ancora non se ne vedono, a dimostrazione di quale e quanto timore il terrorismo possa incutere anche nella nazione più coraggiosa, credete che qualcuno tornerà indietro sui titoli sparati da giorni? Ne ricordo alcuni. Dal Corriere della Sera, il commento di Ala Hlehel dal titolo «Incapaci di mostrare dolore se muoiono i figli degli altri », e gli incapaci sono gli israeliani, da Avvenire, l’editoriale di Riccardo Redaelli dal titolo «La logica perdente della vendetta», la logica perdente manco a dirlo è quella di Israele. Nei giorni precedenti: l’Unità «Israele, l’escalation dell’orrore»; La Stampa, «Uccisi i tre ragazzi sequestrati. Israele: sarà la fine di Hamas»; il Fatto Quotidiano, «Uccisi i ragazzi rapiti. Israele giura vendetta»; la pagina on line di Rifondazione «Palestina, Ferrero: Criminale ritorsione del governo israeliano contro il popolo palestinese»; Il Manifesto, «Uccisi i ragazzi rapiti. Israele accusa Hamas». Che avete capito voi ? Che si sta preparando una reazione feroce, non che hanno trucidato tre innocenti che facevano l’autostop. Non che il premier Bibi Nethaniahu ha condannato qualsiasi ritorsione personale con parole durissime. Il terrorismo palestinese ottiene il suo scopo infame anche grazie ai media europei. Quello contro Israele è un terrorismo «politico», compagni che sbagliano si diceva un tempo. I terroristi processati da uno Stato democratico scontano dieci, quindici anni di prigione e poi ricominciano il loro sporco lavoro. Piegati dal terrorismo gli israeliani si sono ritirati dal Libano del sud, da Gaza, dal nord della Samaria. Oggi sono piegati anche nella capacità di resistenza: il 39% di israeliani era pronto a «concessioni» nel 1988, contro il sessanta per cento di oggi. Il terrore funziona, gli ebrei sono vittime di seconda classe per il mondo. Gilad, Naftali ed Eyal, due sedici anni, uno diciannove, erano studenti di una scuola rabbinica di Gush Etzion, un insediamento ebraico nei pressi di Hebron. Non erano soldati, non erano coloni armati, non minacciavano nessuno, stavano tornando a casa; li hanno rapiti dei terroristi palestinesi travestiti da ebrei ortodossi, li hanno portati nel centro palestinese di Halhoul, li hanno massacrati, hanno devastato i loro corpi. Non volevano,come pure si è detto, scambi di prigionieri, quelli li hanno sempre ottenuti, a ritmi di un prigioniero israeliano in cambio di mille palestinesi. È un cambio di passo nel terrorismo politico, la vigilia di una terza Intifada, preparino lo sdegno i filo arabi, ci sarà spazio come già in passato per stragi inventate e per assedi fasulli, protagonista il perfido Israele in armi contro ragazzini dotati solo di pietre . Ai distratti del governo Renzi, uno che alla Leopolda si proclamava gran sostenitore di Israele ma poi ha mandato la Mogherini agli Esteri, già la vorrebbe sostituire, ma per mandarla in Europa, e pare che al suo posto ci voglia Lapo Pistelli, amico del cuore dell’Autorità Palestinese, ai distratti in generale è d’obbligo ricordare che l’Autorità Palestinese ha cooptato il mese scorso Hamas in un governo di unità nazionale e che basta guardare la carta geopolitica del caos mediorientale per capire che oggi, parlare di «processo di pace in MedioOriente », come pure si ostinano a fare, è grottesco. Oggi tra Isis a Bagdad che annuncia la conquista di Roma, Iran che finanzia i terroristi indisturbato, anzi ci facciamo le trattative, Libia che si avvia a essere come la Somalia fuori controllo, perfino con un leader turco, Erdogan, che era un baluardo della Nato e oggi conciona spiegando che guai a distinguere tra islam moderato ed estremista, ecco, oggi non rimane all’Occidente che il baluardo di Israele. Comprenderlo vorrebbe dire rinviare il suicidio. Invece no, invece il Corriere pubblica un articolo infame dello scrittore arabo israeliano, e cittadino israeliano, Ala Hlehel , il quale, dato per scontato che l’omicidio di Mohammed Abu Khdair sia una vendetta, giustifica l’appoggio al rapimento e all’uccisione dei tre ragazzi. Per lui sono eguali il terrorismo da un lato, le operazioni militari di difesa dal terrorismo dall’altro. Peggio, c’è come un marchio di razza, gli israeliani sarebbero incapaci di empatia e comprensione umana verso gli arabi. Che dovrebbero fare i cattivoni per dimostrare empatia ? Ovvio, trattare con un governo che include Hamas, astenersi dal difendersi, cedere nei negoziati.Osservate nella prosa di Ala Hlehel la doppiezza del messaggio proposto a lettori compiacenti. «L’opinione pubblica sionista non tollera più la solidarietà con le vittime “dell’altra parte” ma pretende che l’identificazione e la solidarietà siano solo ed esclusivamente con “le nostre vittime”», e poi «sono sicuro che la stragrande maggioranza del popolo palestinese non abbia gioito per l’uccisione di tre ragazzi, sebbene non sia neppure in lutto».Da dove trae tali certezze? Non è dato saperlo. Dice due parole che siano due contro il terrorismo ? Macché, perfetto per pubblicazione su giornalone italiano.
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