'Cessate i lanci di razzi o risponderemo': l'ultimatum di Israele ad Hamas Cronaca di Maurizio Molinari, editoriale del Foglio
Testata:La Stampa - Il Foglio Autore: Maurizio Molinari - la redazione Titolo: «Netanyahu schiera i tank “Stop ai razzi o attacchiamo” - Israele si sta trattenendo. E Hamas?»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2014, a pag. 11, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Netanyahu schiera i tank “Stop ai razzi o attacchiamo” e dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Israele si sta trattenendo. E Hamas?".
Di seguito, gli articolo
A Sderot, sotto il lancio di razzi kassam
Benjamyn Netanyahu
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Netanyahu schiera i tank “Stop ai razzi o attacchiamo” "
Maurizio Molinari
Ultimatum di Israele a Hamas: «Cessate i lanci di razzi entro 48 ore o attaccheremo». Sono fonti palestinesi a Gaza che rivelano quanto avvenuto durante una giornata di alta tensione dentro e fuori la Striscia. «L’esercito israeliano ha recapitato un messaggio chiaro a Hamas, se domenica razzi e colpi di mortaio continueranno a cadere, partirà l’attacco» affermano le fonti, riportate dai media israeliani. Poi confermate dallo stesso premier Benjamin Netanyahu: «Se i razzi continueranno, risponderemo con forza». D’altra parte era stato proprio un alto ufficiale dell’esercito di Gerusalemme a far sapere che «l’invio di forze verso Gaza è in corso», aggiungendo: «Nelle prossime 24 ore Hamas capirà il messaggio». Si tratta, spiega il portavoce militare Peter Lerner, di «movimenti difensivi con l’invio di truppe per rafforzare le posizioni per essere pronti ad agire». Ciò significa che anche a occhio nudo sarà possibile per i leader di Hamas nella Striscia rendersi conto di cosa incombe. La replica è arrivata con una dichiarazione del portavoce di Hamas: «Se commetteranno l’errore di attaccarci risponderemo colpendo nuovi obiettivi» ovvero ricorrendo a razzi con gittata più lunga di quella finora adoperata per raggiungere i centri urbani nel Negev. Il botta e risposta conclude una giornata che ha visto oltre 40 razzi piovere su Israele, riuscendo in almeno due occasioni a colpire delle abitazioni a Sderot - incluso un asilo - senza però causare danni né vittime. Si tratta di un’intensità di attacchi in crescita e Hamas spiega la scelta con la volontà di «vendicare la morte del giovane Muhammad a Gerusalemme». Per il governo israeliano è la conferma del legame fra il teatro di operazioni in Cisgiordania e quello a Gaza ovvero del sospetto che Hamas stia coordinando una campagna su due fronti contro lo Stato ebraico. Da qui la scelta dell’esercito di accusare Hamas di «volere l’escalation», rispondendo con raid aerei sulla Striscia. In una lunga telefonata con il Segretario di Stato americano John Kerry, Netanyahu ha sottolineato le «sfide convergenti sulla sicurezza che ci troviamo ad affrontare» tornando sulla necessità da parte di Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, di rompere in fretta l’accordo di unità nazionale con Hamas. A spingere il premier verso una posizione più energica nei confronti di Hamas ci sono le forti pressioni da parte dei ministri della sua coalizione - dal titolare degli Esteri Avigdor Lieberman a quello dell’Economia Naftali Bennet - e le proteste di piazza nelle città del Sud. A Sderot un gruppo di residenti ha manifestato per chiedere al governo «azioni militari aggressive per porre fine al lancio di razzi da Gaza». Gruppi di giovani hanno ritmato il canto di «Bibi svegliati, il sangue ebraico non è a basso prezzo» gridando «Lasciate vincere le forze armate».
Il FOGLIO - Israele si sta trattenendo. E Hamas?
Israele muove le truppe vicino al confine della Striscia di Gaza e lo fa in modo che sia evidente e riconoscibile da tutti, anche avvertendo le agenzie di stampa. L’Home Front Command alza il livello di allerta nazionale e la marina militare rafforza la presenza davanti alla costa della Striscia. Dopo tre consigli dei ministri-fiume, il governo di Gerusalemme (che non fa trapelare più nulla, dopo le notizie di divisioni al suo interno uscite lunedì notte) sta adottando una linea della stabilizzazione senza interventi armati, a meno che la situazione non precipiti. Ieri Hamas ha sparato circa cinquanta razzi sulle cittadine israeliane nel sud e Tsahal ha risposto con raid aerei, ma per ora è uno scontro laterale rispetto a quello che sta accadendo davvero: un tentativo di de-escalation concordato con il nemico. Dice il portavoce delle Forze armate, il tenente colonnello Peter Lerner: “In questo momento il motto dell Forze di difesa è ‘de-escalation’. Stiamo facendo arrivare a Hamas, attraverso vari canali – ufficiali e anche riservati – questo messaggio: de-escalation, ripristinate un senso di sicurezza, abbassate il livello di violenza”. Nel mezzo delle manovre militari e dei bombardamenti reciproci con i palestinesi, Gerusalemme ha scelto per ora una strada difficilissima: se non agisce dopo la morte dei tre ragazzi rinuncia alla sua capacità di deterrenza anche per il futuro, che da sempre è l’argine più efficiente contro gli attacchi del terrorismo che puntano a sabotare i tentativi di pace; se invece agisce, si avvita assieme a Hamas in un botta e risposta armato che porta verso l’operazione militare dentro Gaza (come una parte del governo vorrebbe). Per ora, si sta limitando a lanciare un avvertimento nella forma di una pressione militare mai così pesante dall’ultima guerra nel dicembre 2012. Hamas, però, questo avvertimento lo sta ignorando. Anche se sostiene di essere estranea al rapimento e all’uccisione dei tre ragazzi e di avere approvato l’operazione soltanto a posteriori, se ora non ferma i razzi dovrà prendersi la responsabilità della risposta armata di Israele.
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