Eyal, Gilad e Naftali: il mondo non può più far finta di non sapere Cronaca di Maurizio Molinari, intervista di Michael Sfaradi a Rachel Fraenkel, Andrea Marcenaro sul silenzio di papa Francesco
Testata:La Stampa - Libero - Il Foglio Autore: Maurizio Molinari - Michael Sfaradi - Andrea Marcenaro Titolo: «Israele: ecco i rapitori dei ragazzi. E scatta l'attacco mirato su Gaza - 'Mio figlio rapito da Hamas. E l'Occidente zitto' - Andrea's Version»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/06/2014, a pag, 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo" Israele: ecco i rapitori dei ragazzi. E scatta l'attacco mirato su Gaza" e da LIBERO, a pag. 17, l'intervista di Michael Sfaradi a Rachel Fraenkel, madre di Naftali, uno dei tre ragazzi rapiti, dal titolo " 'Mio figlio rapito da Hamas. E l'Occidente zitto' " Tra i silenzi sul rapimento di Eyal, Gillad e Naftali, vi è anche quello di Papa Francesco, come ricorda, nella rubrica "Andrea's Version", a pag. 1 del FOGLIO, Andrea Marcenaro. Riportiamo la frase in merito, omettendo il resto del testo, che tocca altri temi: "Questa invece la cerco, ma non la trovo: passano settimane dal sequestro dei tre adolescenti israeliani e Ciccio I°, il Papa che parla chiaro, non spiccica parola per la loro liberazione". In alto, a destra, Rachel Fraenkel, madre di Naftali, all'Onu
Di seguito, gli articoli.
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Israele: ecco i rapitori dei ragazzi. E scatta l'attacco mirato su Gaza"
Maurizio MolinariMarwan Qawamesh e Amar Abu Aisha
Maurizio Molinari Israele divulga foto e identità di due militanti di Hamas sospettati per il rapimento dei tre ragazzi ebrei al fine di aumentare la pressione sui sequestratori e di spingere Abu Mazen a rompere l’unità nazionale palestinese. I militanti sono Marwan Qawasmeh e Amar Abu Aisha, 29 e 32 anni, membri dell’ala militare di Hamas e residenti nell’area di Hebron, dove le forze israeliane ritengono possa trovarsi la prigione di Naftali Fraenkel, Eyal Yifrah e Gilad Shaer. Le abitazioni di Qawasmeh e Abu Aisha sono state perquisite 72 ore dopo il sequestro, avvenuto il 12 giugno, e molti loro parenti sono stati arrestati: le informazioni ottenute hanno portato ad appurare che entrambi hanno fatto perdere ogni traccia dall’indomani del sequestro. In comune hanno l’esperienza di essere stati detenuti da Israele a seguito di azioni compiute dall’ala militare di Hamas e proprio tali precedenti portano Peter Lerner, portavoce militare israeliano, a dedurre che il sequestro sia stato un’operazione «studiata nei particolari» dal gruppo fondamentalista. Fonti militari israeliane ammettono al quotidiano «Haaretz» che «si tratta di una cellula ben organizzata, a conoscenza dei nostri metodi» come dimostra il fatto di essersi nascosta «in un’area densamente popolata» dove condurre le ricerche è più difficile. Divulgare volti e identità serve a Israele per accrescere la pressione su tutti coloro che li conoscono contando per ottenere informazioni utili a trovare la prigione. E sempre per mantenere alta la pressione su Hamas, Israele ha eliminato a Gaza con un attacco aereo due miliziani dei Comitati di resistenza popolari, «responsabili del lancio di razzi contro il Sud del Paese» ha spiegato il ministro della Difesa Moshe Yaalon. Sul fronte politico il premier Benjamin Netanyauh ha fatto coincidere la divulgazione delle identità dei super-ricercati con la richiesta ad Abu Mazen, presidente palestinese, di «dare seguito alle affermazioni fatte in Arabia Saudita e porre fine al governo di unità con Hamas». E Hamas, con il portavoce Sami Abu-Zawahari, accusa Israele di «creare scuse per attaccarci» mentre Khaled Meshal, capo dell’Ufficio politico, dice ad «Al Jazeera» che «i tre ragazzi erano soldati» aggiungendo: «Se sarà provata la matrice palestinese, plaudiremo agli autori perché liberare i detenuti nelle prigioni israeliane è un dovere morale».
LIBERO - Michael Sfaradi: "Rachel Fraenkel: 'Mio figlio rapito da Hamas. E l'Occidente zitto"
Michael Sfaradi
Naftali Fraenkel, Eyal Yifrach e Gilad Shaer sono i tre ragazzi rapiti da Hamas due settimane fa e che fin dalle prime ore del loro sequestro vengono cercati in Giudea, Samaria e, casa per casa, nella città Hebron. L'esercito israeliano ha messo in campo il meglio delle sue forze e lotta contro il tempo al fine di non far diventare questi tre giovani merce di scambio. Al seguito del gruppo arrivato dall'Italia per manifestare solidarietà alle famiglie e agli amici dei rapiti, gruppo con alla testa il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici e il responsabile della pagina Facebook "Progetto Dreyfuss" Alex Zarfati, incontriamo Rachel Fraenkel, la madre di Naftali. Martedì 24 giugno ho visto in diretta la sua dichiarazione al Consiglio generale dei Diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra. «È stata una decisione spontanea di tre mamme che vogliono proteggere in qualche modo i loro figli, tre ragazzi minorenni sequestrati mentre tornavano a casa dalla scuola, su quello che è successo ai nostri ragazzi e sulla tragedia che stiamo vivendo abbiamo purtroppo registrato una tiepida reazione da parte dei governi amici d'Israele e della stampa internazionale. Per questo abbiamo voluto gridare davanti al presidente di turno e ai rappresentanti di tutte le nazioni la nostra rabbia e l'angoscia che stiamo vivendo in queste ore, il mondo ora non può più far finta di non sapere». Eppure in Italia c'è chi dice che non ci sono prove della responsabilità di Hamas. «Le prove ci sono, i rapporti dei servizi segreti e di sicurezza dicono chiaramente chi c'è dietro al rapimento, e inoltre non dimentichiamo gli appelli quasi giornalieri che arrivavano dalla dirigenza di Hamas a Gaza e da Damasco al fine di rapire qualche israeliano. Chi mette in dubbio la responsabilità di Hamas lo fa solo perché in malafede e per fare confusione intorno alla vicenda». Siete in contatto con il governo? «Siamo costantemente in contatto con la segreteria del primo ministro, e siamo sicuri che il governo, l'esercito, i servizi di sicurezza e la polizia stiano facendo di tutto per liberare i nostri figli». Li stanno cercando casa per casa e una città intera è praticamente sotto coprifuoco. «Mi dispiace per il disagio che tutto questo sta provocando, ma se l'Autorità Palestinese a Ramallah avesse collaborato fin dalle prime ore e non solo dopo le pressioni internazionali, e se popolazione avesse collaborato nelle ricerche forse non saremmo arrivati a questo punto». Se si dovesse giungere a uno scambio di prigionieri? «Non sono le madri a decidere sugli scambi di prigionieri ma il governo che lo fa in base a dinamiche difficili a volte da capire, e anche se fra qualche giorno mi vedrai urlare davanti al parlamento le mie urla non avranno importanza, saranno solo le urla di una madre». Rilasciare dei terroristi in cambio dei tre ragazzi, quale sarebbe la sua reazione nel caso si dovesse giungere a tanto? «In passato ho parlato molto di questo tema e l'ho fatto quando non ero la mamma di un sequestrato. Ora che sono io al centro della bufera non posso improvvisamente cambiare le carte in tavola e la mia idea rimane la stessa e cioè che alle attuali condizioni rilasciare attentatori non è la via giusta da percorrere. Durante le ricerche dei nostri tre ragazzi oltre ottanta estremisti di Hamas, che erano stati liberati in cambio di Gilad Shalit, sono stati nuovamente arrestati per attività terroristica. Se qualcuno dovesse tornare in libertà in cambio dei nostri figli e poi portasse a termine qualche attentato sentirei su di me responsabilità insopportabili nei confronti di eventuali vittime. Se le stesse persone una volta libere avessero cercato la via del compromesso e della pacifica convivenza le darei in questo momento una risposta completamente diversa e più positiva. Per questo dico che le decisioni le deve prendere il governo». Anche se si tratta di suo figlio? «Anche se si tratta di mio figlio». (In serata sono state rese note dalle autorità israeliane le generalità di due dei sequestratori che sono Maruan Kawasmeh e Amer Abu Eisheh, membri di Hamas a Hebron.)