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La Repubblica Rassegna Stampa
24.06.2014 BT'selem e Amnesty non si smentiscono e chiedono di non cercare i ragazzi rapiti
Cronaca di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 24 giugno 2014
Pagina: 16
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Israele rischia una Terza Intifada»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/06/2014, a pag. 16, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo  "Israele rischia una Terza Intifada".
Scuto riferisce di una lettera di varie Ong ai ministeri della Difesa e degli Interni israeliani, nella quale le operazioni di ricerca dei tre ragazzi rapiti sono criticate in quanto danneggerebbero la popolazione palestinese. E' la tesi della "punizione collettiva",  completamente priva di fondamento in quanto Israele non colpisce la popolazione, ma arresta membri di un'organizzazione terroristica e criminali condannati, rilasciati nello scambio con Gilad Shalit.
La lettera delle Ong, che chiede il rilascio dei ragazzi sequestrati, ma condanna le operazioni che Israele compie per liberarli, rivela una volta di più quanto organizzazioni come B' Tselem e Amnesty International non siano osservatori obiettivi e sostituiscano alla difesa dei diritti umani un'agenda politica antisraeliana.
Per quanto riguarda, poi,  l'ipotesi, avanzata da alcuni in Israele, e riferita da Scuto, che l'azione militare in corso provochi una "terza intifada" , si veda la Cartolina di Eurabia di Ugo Volli, "Contraddizioni", pubblicata oggi da IC: sono i professionisti della "resistenza" contro Israele a promuovere la violenza, utilizzando come pretesto ciò che Israele deve fare per proteggere i propri cittadini:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=53904



Di seguito, l'articolo:

GERUSALEMME. - L'Operazione 'Brother's Keeper' che da 12 giorni ha messo in stato d'assedio la gran parte dei Territori palestinesi nella ricerca dei tre seminaristi scomparsi a Hebron, sta per cambiare volto. Quasi cinquecento arresti, 6 morti, 118 feriti, più di quattrocento raid militari in uffici privati e pubblici, stazioni radio e tv, giornali, sedi di Ong, ma anche case, negozi, magazzini, aule d'università. Un'intera città, Hebron, è stata dichiarata 'zona militare chiusa": non si entra e non si esce da quasi due settimane. Questa atmosfera e queste cifre non si vedevano da anni. La tensione è altissima, non passa giorno senza violenti scontri fra giovani palestinesi e soldati israeliani: sono rispuntate fuori le kefieh e le frombole per lanciare le pietre. A suggerire un cambio di passo nelle operazioni militari, che dalla zona del rapimento si sono allargate a macchia d'olio in tutta la Cisgiordania, i servizi segreti israeliani e i generali dell'Idf preoccupati per l'aumento del numero delle vittime palestinesi e la possibilità chegli scontri vadano avanti fino all'inizio del Ramadan - mese sacro per i musulmani e sempre carico di tensioni - che inizia tra meno di una settimana. Ma anche il crescere nell'opinione pubblica israeliana delle preoccupazioni per i possibili esiti drammatici a questa escalation. Undici organizzazioni umanitarie hanno scritto una lettera aperta al ministro della Difesa e degli Interni israeliani chiedendo loro di «astenersi dal punire collettivamente la popolazione palestinese nell'ambito dell'Operazione Brother's Keeper. Nella lettera - firmata fra gli altri da B'Tselem, Rabbini per i Diritti Umani, l'Associazione per i Diritti civili in Israele, Amnesty International - si sottolinea la «necessità di riportare i giovani israeliani alle loro famiglie» ma anche il timore che «molte delle azioni intraprese dall'esercito danneggino la popolazione palestinese e non siano necessarie allo scopo». Avraharn Burg, ex presidente della Knesset e dell'Agenzia Ebraica, ha scritto su Haaretz criticando il dilagare di queste operazioni e avvertendo che .la sofferenza genera sempre resistenza». Ancora più chiaro il generale Israel Ziv - ex capo delle operazioni speciali dell'Esercito - che dice: .Operazioni militari di questo tipo alla vigilia del Ramadan, senza un vero coordinamento con Abu Mazen, rischiano di innescare la Terza Intifada». Di opinione opposta il vice ministro della Difesa Danny Danon ( Likud ) invece favorevole ad «un'operazione di ampio respiro contro tutta la popolazione civile: tagliare l'elettricità a tutta la Cisgiordania per qualche giorno servirebbe a focalizzare l'attenzione sui ragazzi rapiti». L'aria nella Muqata è di tempi peggiori. Il presidente Abu Mazen, che ha condannato da subito il rapimento e ordinato alle forze palestinesi di collaborare alle indagini, sta pagando il prezzo di questa collaborazione. «Il rapimento è un gestocriminale, ma gli israeliani lo stanno sfruttando per metterci in ginocchio», dice il presidente palestinese; ma questo non basta a calmare la piazza. Se le manifestazioni contro Abu Mazen sono represse sul nascere dalla polizia palestinese, sui social network frequentati dai ragazzi dei Territori l'epiteto migliore è 'traditore'. Abu Mazen ha deciso di ricorrere al Consiglio di Sicurezza per un vertice straordinario che condanni gli eccessi contro la popolazione palestinese nell'ambito delle ricerche dei tre ragazzi scamparsi. All'Onu si rivolgeranno anche le tre mamme di Gilad, Eyal e Naftali. Andranno a Ginevra per intervenire di fronte al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite chiedendo alla comunità internazionale di intervenire per favorire il rilascio dei ragazzi.

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