Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/06/2014, a pag.20, con il titolo "I presbiteriani Usa boicottano Israele", la cronaca di Guido Olimpio.
Guido Olimpio
WASHINGTON — Le organizzazioni ebraiche americane le hanno provate tutte. Appelli, una lettera firmata da 1.700 rabbini in rappresentanza di cinquanta Stati, l'offerta di un incontro con il premier israeliano Bibi Netanyahu. Non è servito. La Chiesa presbiteriana Usa ha deciso di disinvestire i propri fondi da tre grandi società Usa che forniscono materiale usato da Israele nei territori occupati. Una mossa forte: sono circa 21 milioni di dollari garantiti a Motorola, Caterpillar, Hewlett-Packard. II movimento protestante è arrivato al verdetto dopo discussioni per nulla distese in quanto una parte era contraria. Una spaccatura evidenziata dal voto finale: 310 contro 303. Inevitabile che fosse così, visti la sensibilità del tema e il confronto andato avanti per molto tempo negli Usa ma anche all'estero. In Europa, altre chiese protestanti hanno adottato la stessa iniziativa mentre in America già un paio di anni fa c'era stato un primo tentativo, ma che era poi rientrato. I presbiteriani, convinti che debba essere aperta una breccia che porti finalmente ad un negoziato vero, hanno elaborato la loro posizione fissandola in un documento approvato dall'assemblea.
Questi i punti: disinvestimento delle risorse dalle compagnie che di fatto aiutano a mantenere l'occupazione; riconoscimento del diritto di esistere per Israele; soluzione dei due Stati, con quello palestinese al fianco dell'israeliano; azione per migliorare la vita dei due popoli; impegno a favorire i viaggi verso la Terra Santa.
Il voto segue un periodo non facile nelle relazioni con Israele. A parte i tradizionali rapporti tra i protestanti e i palestinesi, ha fatto discutere l'iniziativa dello <La Chiesa protestante ha considerato le pressioni come un'ingerenza grave. Infine la mancanza di aperture da parte di Gerusalemme sulla questione delle colonie in Cisgiordania — il punto cruciale — ha certamente aiutato i fautori di un segnale deciso. «Continuiamo a essere impegnati per Israele e per il suo diritto di esistere, ma siamo preoccupati per l'occupazione e riteniamo che Israele possa fare meglio», ha affermato uno degli esponenti della Chiesa sottolineando l'importanza di una svolta. Che ha mandato su tutte le furie Israele. In un commento affidato a Facebook, l'ambasciata israeliana a Washington è insorta contro il voto dell'assemblea definito «vergognoso».
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