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Ansa - Amnesty International - La Repubblica - Avvenire - L' Osservatore Romano - Il Manifesto Rassegna Stampa
19.06.2014 Tsahal cerca a Hebron i ragazzi rapiti, per Amnesty International non dovrebbe farlo
l'ipocrisia della Ong, la propaganda di Avvenire, Osservatore Romano e Manifesto, la cronaca di Fabio Scuto

Testata:Ansa - Amnesty International - La Repubblica - Avvenire - L' Osservatore Romano - Il Manifesto
Autore: la redazione - Fabio Scuto - B. U. - la redazione - Michele Giorgio
Titolo: «Amnesty chiede immediato rilascio 3 ragazzi rapiti - Tra le strade di Hebron la città sotto assedio in cerca dei ragazzi rapiti - Abu Mazen: «Con Israele per i rapiti». Gelo di Hamas - Israele continua a cercare i ragazzi rapiti -L'esercito soffoca Hebron»

Riprendiamo il lancio ANSA datato 18/06/2014 dal titolo "MO: Amnesty chiede immediato rilascio 3 ragazzi rapiti" .
Nel suo  comunicato Amnesty International, condannato il sequestro, chiede che Israele sospenda immediatamente quelle che definisce "
punizioni collettive", ma che sono in realtà misure necessarie affinché i sequestrati siano ritrovati al più presto e non siano tenuti prigionieri per anni, o uccisi: 
" la chiusura del distretto di Hebron e del valico di Erez tra Gaza e lo stato israeliano", che serve a impedire il loro trasferimento nella Striscia o altrove, e la detenzione  dei membri dell'organizzazione terroristica Hamas, che potrebbe servire a ottenere informazioni vitali. Amnesty International riconferma, con questo comunicato, la sua pregiudiziale ostilità a Israele (scrivendone il nome nella casella CERCA NEL SITO, in alto a sinistra in Home Page, si potrà consultare l'archivio delle nostre precedenti critiche alla faziosità dell'Ong).

Riprendiamo inoltre da REPUBBLICA di oggi, 19/06/2014,  a pag. 17, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Tra le strade di Hebron la città sotto assedio in cerca dei ragazzi rapiti"
, da AVVENIRE, a pag. 15, l'articolo firmato B.U. dal titolo "Abu Mazen: «Con Israele per i rapiti». Gelo di Hamas". Dall' OSSERVATORE ROMANO a pag. 3, l'articolo dal titolo "Israele continua a cercare i ragazzi rapiti" , dal MANIFESTO a pag. 7, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "L'esercito soffoca Hebron, arrestati 64 palestinesi"
Tutti gli articoli   minimizzano o negano la reponsabilità politica di Abu Mazen, che dando vita al governo congiunto Fatah-Hamas ha reso più agevole al gruppo islamista operare a partire dai territori controllati dall'Anp.
L'articolo di Fabio Scuto riporta informazioni cruciali, assenti dagli altri: il fatto che a Hebron, dove le forze di sicurezza  israeliane ritengono che siano ancora tenuti prigionieri i tre ragazzi rapiti, "
soltanto qualche mese fa (..) circolava un manuale di Hamas — che considera il sequestro di israeliani l'arma migliore per ottenere il rilascio dei palestinesi detenuti in Israele — di 18 pagine a circolazione interna dal titolo "Guida per il rapitore", con suggerimenti e consigli ben dettagliati",  il fatto che   "due boss delle Brigate Ezzedin Al Qassam— il braccio armato di Hamas — (...) da giovedi, il giorno del rapimento, sono scomparsi nel nulla e potrebbero essere coinvolti" e il fatto che le operazioni israeliane includano una capillare ricerca "in fattorie, grotte, pozzi, granai, mulini e cisterne dell' acqua" della  "possibile prigione".
L'articolo pubblicato da AVVENIRE usa diverse contraddittorie strategie per ovviare agli effetti negativi che la considerazione della barbarie del rapimento dei tre ragazzi potrebbe avere sull'efficacia della propaganda filopalestinese e antisraeliana. Insinua da prima il sospetto che non vi sia stato nessun rapimento, poi quello che più che Hamas sia da biasimare la polizia israeliana, per non aver compreso da subito che era effettivamente in corso un sequestro, poi suggerisce che il vero scopo delle operazioni israeliane sia  la divisione di Fatah da Hamas, poi sostiene che Abu Mazen sia in rotta di collisione con Hamas, e a fianco di Israele. Infine, volge il discorso su un "nuovo ostacolo" alla pace: non il terrorismo e i sequestri, ma la costruzione di nuove case a Gerusalemme. Il quotidiano cattolico accusa: "In tutto questo gli israeliani non rinunciano a provocare sul fronte degli insediamenti. Solo ieri è stata approvata la costruzione di 172 nuovi appartamenti per i coloni a Har Homa, Gerusalemme". 
In confronto a questo concentrato di disinformazione e pregiudizi antisraeliani, l'articolo dell' OSSERVATORE ROMANO  appare persino obiettivo, sebbene riporti senza alcun rilievo critico la dichiarazione del portavoce di Hamas il quale, in riferimento alle ricerche dei tre rapiti e alle nuove costruzioni a Gerusalemme, che non possono certamente essere considerate aggressioni, ha detto:  «Non resteremo a braccia conserte se Israele compie attacchi contro il popolo palestinese in Cisgiordania». E sebbene nella riga finale si apprenda che  "Nei giorni scorsi diversi ordigni sono esplosi da Gaza contro il territorio israeliano, scatenando la rappresaglia israeliana", senza che venga specificato che gli "ordigni" - che in realtà sono razzi -  sono "esplosi" perchè qualcuno-  i terroristi - li ha fatti esplodere.
L'articolo di Michele Giorgio pubblicato dal MANIFESTO presenta fin dal titolo una Hebron "
soffocata" dall'esercito israeliano, accusato, sulla scorta del comunicato di Amnesty International, di compiere "punizioni collettive" contro i palestinesi. Giorgio scrive poi dell'arresto di "51 ex detenuti politici rilasciati nel 2011 nell'ambito dello scambio di prigionieri tra Israele e Hamas per la liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit". I "detenuti politici" sono in realtà terroristi, e la loro scarcerazione per ottenere la liberazione di Gilad Shalit, sequestrato in territorio israeliano e tenuto prigioniero in condizioni inumane, senza nemmeno poter ricevere la visita della Croce Rossa, non è stato uno "scambio di prigionieri". 




Di seguito, gli articoli:

ANSA  -
MO: Amnesty chiede immediato rilascio 3 ragazzi rapiti

ROMA, 18 GIU - Sulla vicenda dei tre ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania, Amnesty International ha chiesto in un comunicato l'immediato e incondizionato rilascio degli studenti. La Ong ha voluto sottolineare che «il sequestro di civili e la presa di ostaggi sono proibiti dal diritto internazionale umanitario in ogni circostanza», sia da parte di forze statali sia di gruppi armati. Amnesty ha poi chiesto che le forze israeliane cessino «tutte le forme di punizione collettiva imposte alla popolazione» in seguito al rapimento dei tre giovani, denunciando misure quali la chiusura del distretto di Hebron e del valico di Erez tra Gaza e lo stato israeliano. Infine l'Ong chiede allo Stato ebraico che gli oltre 200 palestinesi arrestati a Hebron con l'accusa di appartenere a Hamas abbiano accesso a un avvocato, non siano sottoposti a torture e che vengano prontamente incriminati o rilasciati.

LA REPUBBLICA
- Fabio Scuto - Tra le strade di Hebron la città sotto assedio in cerca dei ragazzi rapiti
                  
                  
Fabio Scuto      

Un sole impietoso flagella la strada, una luce accecante rimbalza dai palazzi di pietra bianca. Auto ferme e strade deserte, i caffè, i negozi, le fabbriche di ceramica e di vetro famose in tutto il Medio Oriente, sono sbarrati. Due cani randagi frugano fra i mucchi di immondizie abbandonate sulla strada. Benvenuti a Hebron, la città sotto assedio da sei giorni. Più di metà degli oltre 250 uomini di Hamas arrestati in risposta al rapimento di Eyal, Gilad e Naftali — i tre seminaristi ebrei scomparsi giovedì scorso in un incrocio alle porte della città — sono stati prelevati dalle case qui attorno. Uomini del Sayeret Matkal, i reparti speciali dell'Esercito, frugano in ogni casa sospetta, magazzino, cantina, negozio, pollaio, dell'abitato. Nelle colline circostanti si vedono i mezzi militari muoversi nelle campagne. L'Unità 669, specializzata nelle ricerche, e una brigata di paracadutisti stanno cercando in fattorie, grotte, pozzi, granai, mulini e cisterne dell' acqua, la possibile prigione. Perché i generali che comandano le operazioni sono convinti che i tre studenti israeliani siano ancora tenuti prigioneri nell'area urbana o nelle vicinanze, da sempre un caposaldo di Harnas. Soltanto qualche mese fa qui circolava un manuale di Hamas — che considera il sequestro di israeliani l'arma migliore per ottenere il rilascio dei palestinesi detenuti in Israele — di 18 pagine a circolazione interna dal titolo "Guida per il rapitore", con suggerimenti e consigli ben dettagliati. Al sesto giorno Israele si consuma nell'ansia di quest'attesa, di un segnale, un indizio, una rivendicazione. I rapimenti degli islamisti non sono una novità, ma il fatto che questa volta riguardi tre giovani seminaristi, usciti dalla yeshiva quasi inconsapevoli dei rischi legati al fatto di attraversare a tarda sera un territorio ostile, pieno di minacce, ha colpito l'immaginario collettivo. Soprattutto i giovani, i ragazzi israeliani hanno reagito con forte emozione. In migliaia stanno postando il loro sostegno all'hashtag 'Bring back our boys" -, lo hanno fatto anche due giovani arabi-israeliani che abitano a Nazareth e che per questo hanno ricevuto minacce di morte. L'esercito non si fermerà finché «non avrà messo le mani sui rapitori e non avremo riportato a casa i ragazzi , ha promesso ieri il ministro della Difesa Moshe Yaalon, che ha incontrato alcuni parenti dei giovani scomparsi che hanno potuto ascoltare la registrazione della telefonata che uno di loro ha fatto giovedi notte al centralino della Polizia, sussurrando: «Siamo stati rapiti» La Polizia spera che le famiglie, ascoltandola, si rendano conto quanto fosse difficile capire dalla telefonata che si trattava di una richiesta di soccorso reale e non di uno scherzo, come è spesso accaduto in passato e accade in questi giorni. Negli istituti religiosi, fra gli amici, i parenti, si susseguono le preghiere collettive per un loro rapido ritorno a casa. Tutti si sono stretti a fianco delle famiglie. Ieri i compagni di studi di Eyal, il più grande dei tre, hanno portato ai suoi genitori un filmato girato le scorso Purim ( il carnevale ebraico), in cui si vede Eyal che nella tradizionale recita della festa, che interpreta la parte di un soldato che libera ostaggi rapiti. Certamente non ha mai pensato che un giorno, non lontano, si sarebbe trovato in un contesto simile ma nella parte della vittima. Il presidente palestinese Abu Mazen, si sente pugnalato alla schiena dal coinvolgimento di Hamas nel rapimento ad appena due mesi dalla "riconciliazione". «Chi lo ha compiuto vuole distruggerci ha detto ieri mattina al vertice arabo di Jedda, ricevendo in cambio da Gaza l'accusa di tradimento dal portavoce degli integralisti. Perché anche gli uomini del generale Adnan Al Damiri, il capo dei servizi segreti palestinesi, stanno collaborando alla ricerche dei rapiti e sono stati discretamente sguinzagliati per la città. All'appello degli arrestati in città mancano due boss delle Brigate Ezzedin Al Qassam— il braccio armato di Hamas — che da giovedi, il giorno del rapimento, sono scomparsi nel nulla e potrebbero essere coinvolti. Ma il "colpo' sarebbe stato fatto da un piccolo gruppo criminale attivo nel furto di auto legato ad ambient integralisti e salafiti. In città due anni fa è stata sgominata una cellula composta da sei persone, uccisi in due scontri a fuoco. Mohammed Nairuk, il loro leader, era stato espulso due anni prima da Hamas per il suo «estremismo religioso. Questi gruppi di solito operano in cellule molto piccole, non predicano il loro messaggio e non raccolgono fondi dalla gente. Per questo rintracciarli è un compito particolarmente difficile. Arriveremo ai rapitori, è solo questione di tempo, promette anche l'ufficiale che comanda il plotone schierato all'ombra del complesso della Tomba dei Patriarchi. Ma di tempo non ne resta molto, fra meno di dieci giorni inizia il Ramadan — mese sacro per i musulmani e sempre già gravido di tensioni — e non sarà possibile fare operazioni militari di questa ampiezza in Cisgiordania senza suscitare la reazione della popolazione palestinese. E anche Israele ha fretta di risolvere il "caso', nessuno dei suoi politici vuole trovarsi di fronte ad un nuovo caso Shalit, il soldato rapito a Gaza e liberato dopo cinque anni di prigionia in cambio della liberazione di più di mille detenuti palestinesi, buona parte dei quali in questi giorni è tornata in cella

AVVENIRE - B. U. - Abu Mazen: «Con Israele per i rapiti». Gelo di Hamas

GERUSALEMME Di loro non si sa nulla. Ma intomo a loro si stanno rapidamente solidificando le logiche della contrapposizione che da sempre impediscono ogni dialogo tra israeliani e palestinesi. Naftali Frenkel, Gilad Shear ed Eyal Yifrah (16 anni i primi due, 19 il terzo) sono scomparsi da una settimana, ormai. Sono stati visti l'ultima volta lo scorso giovedì mentre facevano l'autostop sulla strada tra Betlemme e Hebron. Rapiti, sostiene il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che attribuisce la responsabilità del sequestro ai palestinesi. Anche se sotto accusa ci è finita pure la polizia, che avrebbe ignorato una telefonata di allarme dei ragazzi («siamo stati rapiti», dice una voce flebile in una registrazione), ritenendola infondata. Le operazioni di ricerca continuano. E coincidono con un'offensiva militare in grande stile che sta coinvolgendo Cisgiordania e a Gaza. Un portavoce dell'esercito israeliano non ha avuto alcun imbarazzo ad ammettere che, sì, il primo obiettivo è trovare i tre ragazzi, ma che poi ce n'è un altro, ben preciso: distruggere le infrastrutture di Hamas nei Territori. E quindi mettere fuori gioco il «gruppo terrorista» con cui il presidente palestinese Abu Mazen si ostina a voler governare. Abu Mazen cerca di mediare, rassicurare. Purtroppo senza grande successo. Ieri, intervenendo a un vertice in Arabia Saudita, ha lanciato un forte appello per il rilascio dei tre giovani («devono subito essere restituiti alle loro famiglie), ma ha anche detto che i rapitori «vogliono distruggere tutti i palestinesi», e ha accusato Netanyahu di aver sfruttato il sequestro come «pretesto» per spedire truppe nelle zone controllate dall'Autorità nazionale palestinese. Ha comunque assicurato collaborazione, il presidente. «E nel nostro stesso interesse coordinarci sulla sicurezza con Israele, perché questo ci aiuta a proteggerci», e «a evitare una nuova Intifada», ha sottolineato. Parole apprezzate Tel Aviv («Importanti, giuste», le ha giudicate la negoziatrice Tzipi Livni), ma molto criticate a Gaza. Un portavoce di Hamas ha fatto sapere che quel discorso non aiuta certo il cammino di conciliazione con Fatah intrapreso all'inizio di giugno. Quanto al coinvolgimento di Hamas nel sequestro: «Stupide illazioni», ha detto Gelo, dunque. In tutto questo, gli israeliani non rinunciano a provocare sul fronte degli insediamenti. Solo ieri è stata approvata la costruzione di 172 nuovi appartamenti peri coloni a Har Homa, Gerusalemme Est. L'annuncio segue quello di 3200 nuove case che, a inizio giugno, aveva provocato dure reazioni dei palestinesi e della Comunità internazionale. Ogni lotto è un ostacolo nuovo al processo di pace. Ma in fondo nessuno, né gli israeliani, né i palestinesi, sembra crederci più, in un processo di pace.

OSSERVATORE ROMANO  - Israele continua a cercare i ragazzi rapiti

TEL AVIV, 18/06/2014. Ancora tensione in Cisgiordania dopo il rapimento, giovedì scorso, di tre ragazzi allievi di una scuola rabbinica. L'esercito israeliano ha arrestato nella notte altre 64 persone; le ricerche si sono intensificate nelle zone di Hebron e Nablus. Finora le persone fermate sono in tutto 240; di queste, 180 appartengono ad Hamas, il movimento islamico che controlla la Striscia di Gaza. Allo stesso tempo sono state perquisite circa ottocento abitazioni e strutture. Il premier Benjamin Netanyahu, che ha accusato direttamente Hamas del sequestro, ha definito l'operazione «un messaggio importante» che fa parte di «tante azioni che continueranno nei prossimi giorni» e che hanno come obiettivo la liberazione dei tre giovani. Inoltre, questa mattina Tel Aviv ha annunciato il via libera alla costruzione di 172 nuovi alloggi israeliani a Gerusalemme est, nel quartiere di Har Homa. «Non resteremo a braccia conserte se Israele compie attacchi contro il popolo palestinese in Cisgiordania» ha dichiarato il portavoce di Hamas. Nei giorni scorsi diversi ordigni sono esplosi da Gaza contro il territorio israeliano, scatenando la rappresaglia israeliana.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio -  L'esercito soffoca Hebron, arrestati 64 palestinesi





ISRAELE -  Lo spiegamento di ingenti forze militari israeliane soffoca Hebron e altri centri abitati palestinesi ma non è riuscito a ritrovare i tre adolescenti scomparsi una settimana fa nella zona del blocco delle colonie di Etzion e che Israele ritiene ostaggio di una cellula armata. L'elenco degli arrestati si allunga di ora in ora nel quadro di una operazione, denominata «Brother's keeper», volta anche a smantellare la struttura in Cisgiordania del movimento islamico Hamas accusato dal premier israeliano Netanyahu di essere responsabile del rapimento dei tre ragazzi. Rapimento che non è stato ancora rivendicato da alcun gruppo credibile mentre Hamas ripete di non essere coinvolto. Nella notte tra martedl e mercoldì sono stati arrestati altri 64 palestinesi, tra cui 51 ex detenuti politici rilasciati nel 2011 nell'ambito dello scambio di prigionieri tra Israele e Hamas per la liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit. Il totale degli incarcerati nelle ultime ore è di oltre 200, 140 dei quali sono militanti e dirigenti dell'ala politica del movimento islamico. La lista include diversi parlamentari e anche Aziz Dweik presidente del Consiglio legislativo palestinese. Il pugno di ferro è stato criticato da più parti. Amnesty ha condannato il sequestro ma allo stesso tempo ha chiesto che le forze israeliane cessino la punizione collettiva imposta alla popolazione palestinese. «Brother's keeper» non è servita a riportare a casa i tre ragazzi ma sta comunque raggiungendo un altro dei suoi obiettivi: spingere o costringere il presidente dell'Anp e leader del movimento Fatah Abu Mazen a sganciarsi da Hamas, a due mesi dalla riconciliazione nazionale palestinese raggiunta dopo ben sette anni. Lo ha spiegato sul quotidiano Haaretz l'analista Amos Hard: «II fine delle azioni israeliane è quello di dividere l'Autorità Nazionale Palestinese da Hamas e interrompere il processo di riconciliazione cominciato due mesi fa». E i risultati sono stati immediati. Hamas ha attaccato Abu Mazen, condannando in particolare il coordinamento di sicurezza con Israele, che, ha affermato, «arreca danno al morale dei prigionieri palestinesi e non è utile agli sforzi di riconciliazione». Qualche ora prima il presidente da Jedda, dove è in corso la Conferenza dell'Organizzazione islamica, aveva sostenuto che «Chi ha condotto il rapimento ci vuole distruggere», chiesto la restituzione immediata alle loro famiglie dei tre ragazzi e riaffermato la volontà di continuare a cooperare con le forze di sicurezza israeliane.

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