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Il Giornale Rassegna Stampa
18.06.2014 Naor Gilon, Ambasciatore d'Israele: il rapimento è la conseguenza dell'accordo Hamas-Fatah
Intervista di Gian Micalessin

Testata: Il Giornale
Data: 18 giugno 2014
Pagina: 17
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «L’Europa appoggia uno Stato che fa rapire ragazzi israeliani»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/07/2014, a pag. 17, l'intervista di Gian Micalessin all'Ambasciatore d'Israele in Italia, Naor Gilon, dal titolo "L’Europa appoggia uno Stato che fa rapire ragazzi israeliani".

              
Gian Micalessin          Naor Gilon


Il segno di vittoria di Abu Mazen e Ismail Haniyeh, capo di Hamas a Gaza

«Il rapimento di quei tre ragazzi era prevedibile... è la conseguenza dell'accordo di governo tra Hamas e Autorità Palestinese che garanti­sce ad Hamas libertà di movimen­to in Cisgiordania mentre a Gaza il potere resta nelle mani dei fonda­mentalisti ». Naor Gilon, 50 anni, da due ambasciatore israeliano in Ita­lia, ha pochi dubbi. Dietro la scom­parsa di Naftali Fraenkel, Gilad Shaer e Eyal Yifrach - i tre ragazzini israeliani volatilizzatisi nella zona di Hebron in Cisgiordania - c'è la mano dei fondamen­talisti decisi a riaffermare la propria pre­senza anche fuori dalla Stri­scia di Gaza. E in questa in­tervista al Giornale si di­ce convinto «della respon­sabilità diret­ta di Hamas».
In Cisgior­dania state esercitando una forte pressione mi­litare. Non ri­schiate una nuova Intifa­da?
« Dobbia­mo far di tutto per trovare questi ragaz­zi. Quanto sta avvenendo è la conseguen­za delle ini­zia­tive dell'Auto­rità Palestine­se. Sono stati loro a siglare un accordo con un'or­ganizzazione come Hamas che non è solo nemica dello Stato d'Isra­ele, ma anche antisemita».
Per la Ue l'accordo è un passo avanti sulla strada della pace...
«Purtroppo l'Unione Europea trascura le condizioni poste per l'eventuale riconoscimento di un governo di Hamas. La Ue e la comu­nità internazionale chiedevano a Hamas la rinuncia alla violenza, l'accettazione dei trattati di pace, il riconoscimento dell'esistenza d'Israele. Hamas non ha sottoscrit­to nulla di questo prima di accor­darsi con l'Autorità Palestinese. E l'Anp si è ben guardata dal preten­derlo. Riconoscendo quell'accor­do la Ue g­arantisce legittimità inter­nazionale ad un governo palestine­se che ha al proprio interno un'or­ganizzazione terroristica».
Il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini annuncia che aprirà il semestre di presiden­za italiana della Ue incontrando Abu Mazen. Cosa vi aspettate?
«L'Italia seguirà la linea adottata dall'Europa in questi anni. L'Ue è appiattita sulla linea palestinese e non ascolta le nostre richieste. L'Eu­ropa spesso fa proprie le posizioni palestinesi sui confini del ’67 o dà retta a chi la consiglia d'ignorare Israele. E quando solleviamo le questioni sulla sicurezza e sui rifu­giati palestinesi si guarda bene dall' ascoltare».
Il ministro Mogherini teneva in bella evidenza su Facebook una propria foto con Yasser Arafat...
«Yasser Arafat è stato un partner d'Israele durante gli accordi di pa­ce di Oslo. Quando ha rotto quegli accordi Israele l'ha definito di nuo­vo un terrorista. Una definizione sottoscritta, in quegli anni, anche dal governo americano. Personal­mente ho incontrato due volte il vo­stro ministro. Mi sembra ben dispo­sto. E impara in fretta».
Il presidente palestinese Mah­moud Abbas è stato ospite di Pa­pa Francesco nonostante l'accor­do con Hamas...
«Papa Francesco è una grande fi­gura internazionale e gode del pie­no rispetto di Israele. Nelle intervi­ste Abbas ha cercato di approfitta­re dell'invito a Roma per scaricare sul governo israeliano il mancato accordo di pace. Dimenticando che in venti anni di trattative non è riuscito a raggiungere un accordo con nessun governo israeliano né di destra né di sinistra».
Per voi l'Iran è il peggior nemi­co. La minaccia sunnita-qaidista in Siria e Iraq sembra però anche peggiore...
«In tutte le crisi mediorientali c'è la lunga mano iraniana. Quanto av­viene è anche il frutto della loro ' cu­cina'. Assistiamo alle conseguen­ze dell'azione destabilizzante di un' Iran capace di appoggiare perfino, come ha fatto a Gaza armando Ha­mas, le organizzazioni sunnite. Il ri­schio è la comparsa sulla scena di una bomba atomica 'sciita' che spingerebbe anche le potenze sun­nite a cercar di dotarsi di armamen­ti nucleari».
Washington però dialoga con Teheran sul nucleare
«Ben vengano le trattative se al­lungano i tempi di avvicinamento dell'Iran alla soglia nucleare. Ma so­lo una credibile opzione militare unita alle sanzioni consente di eser­citare un'autentica pressione su Teheran».

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