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Corriere della Sera - Avvenire - Osservatore Romano - Il Manifesto Rassegna Stampa
17.06.2014 Ragazzi sequestrati: la risposta di Israele, la tardiva condanna di Abu Mazen
Rassegna di cronache e commenti

Testata:Corriere della Sera - Avvenire - Osservatore Romano - Il Manifesto
Autore: Cecilia Zecchinelli - Fabio Carminati - la redazione - Michele Giorgio
Titolo: «Ragazzi rapiti a Hebron, Israele vuole espellere i leader di Hamas - Israele, una bomba da disinnescare - Israele arresta il presidente del Parlamento palestinese - Scomparsa degli adolescenti. Hebron è circondata dall'esercito israeliano»

 Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/06/2014, a pag. 17, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo "Ragazzi rapiti a Hebron, Israele vuole espellere i leader di Hamas", da AVVENIRE a pag. 2, l'editoriale di Fabio Carminati dal titolo "Israele, una bomba da disinnescare", dall' OSSERVATORE ROMANO a pag. 3, l'articolo dal titolo "Israele arresta il presidente del Parlamento palestinese" e dal MANIFESTO  apag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "Scomparsa degli adolescenti. Hebron è circondata dall'esercito israeliano".
Cecilia Zecchinelli, in una cronaca per il resto completa e accurata, accoglie la narrativa palestinese, riportando acriticamente l'inaccettabile equiparazione, da parte di Abu Mazen, tra un sequestro  terroristico e le operazioni per liberare le vittime, e in generale la repressione del terrorismo e delle violenze, definite dal presidente dell'Anp e dalla giornalista del CORRIERE  "violazioni israeliane".
Fabio Carminati nega la responsabilità di Hamas e l'evidenza dell'opposizione tra governo Hamas-Fatah e prospettive di pace. Per lui il sequestro sarebbe stato compiuto da una "
parte terza" rispetto a Fatah e Hamas, con l'intento di fermare sia i negoziati che la  "riconciliazione" tra le fazioni palestinesi. Ovviamente, non esiste nessuna prova o indizio di questa ricostruzione, del tutto irrealistica, di Carminati. Rileviamo poi che l'editorialista di AVVENIRE definisce il rapimento di tre adolescenti "cattura di studenti rabbinici" e che scrive tra virgolette la parola "terroristi" per definirne gli autori. Così, riferisce, gli ha chiamati Netanyahu. Carminati preferirebbe forse un altro termine. Quale ?
Per L' OSSERVATORE ROMANO le truppe israeliane sono impegnate nella ricerca di " 
tre giovani coloni scomparsi ", ma la vera notizia, che merita di comparire nella titolazione, è che  "Israele arresta il presidente del Parlamento palestinese". Soltanto leggendo l'articolo si viene a sapere che il presidente del parlamento palestinese è membro dell'organizzazione terroristica di Hamas. 
Michele Giorgio sul MANIFESTO dà grande rilevo al paragone inaccettabile tra il sequestro e la detenzione amministrativa utilzizata da Israele nei confronti di palestinesi coinvolti nelle violenze e nel terrorismo. Il titolo dell'articolo,  "Scomparsa degli adolescenti. Hebron è circondata dall'esercito israeliano" trasforma il rapimento in "scomparsa"  e suggerisce che a dover essere condannato non sia il terrorismo, ma Israele, che ha "circondato" Hebron.

Di seguito, gli articoli:



CORRIERE della SERA - Cecilia Zecchinelli - Ragazzi rapiti a Hebron, Israele vuole espellere i leader di Hamas


Cecilia Zecchinelli

GERUSALEMME — Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ieri ha avvertito che «ci vorrà tempo per ritrovare» i tre giovani coloni spariti giovedì notte, «l’operazione è complicata». E intanto in Cisgiordania la mobilitazione militare è già la maggiore dalla seconda Intifada nel 2005. La stretta su Hamas, accusato da Israele del rapimento in base a «fatti» ancora riservati, si è estesa oltre alla zona di Hebron, dove sarebbero stati portati almeno all’inizio gli ostaggi. Sulla Striscia di Gaza, saldamente chiusa, un nuovo raid aereo in risposta a due razzi da lì lanciati. Blocchi e irruzioni intorno a Ramallah, la «capitale» dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), dove un 19enne è stato ucciso dai militari, e molti arresti. Tra loro il presidente del Parlamento palestinese e altri deputati: sui 30 facenti capo a Hamas, 19 sono in cella. Ma questo pare solo l’inizio: il capo delle Forze armate israeliane ha dichiarato che «le operazioni saranno estese, lo scopo è riportare a casa i ragazzi e colpire Hamas il più duramente possibile». Dal governo si preannuncia una «deportazione a Gaza» dei leader del movimento islamista ora in Cisgiordania e perfino, secondo il ministro della Difesa Moshe Yaalon, la «ripresa degli omicidi mirati di capi dell’organizzazione».
È in questo clima di escalation che ieri, dopo due anni, Netanyahu ha chiamato Abu Mazen, il presidente dell’Anp colpevole agli occhi di Israele di aver formato il recente governo di unità nazionale con Hamas. Dopo le recenti accuse («Abu Mazen è responsabile della sorte dei ragazzi») ieri il premier dello Stato ebraico gli ha comunicato di «aspettarsi collaborazione nelle indagini e nella cattura dei rapitori». Il presidente palestinese ha risposto di «condannare gli ultimi eventi, iniziati con il sequestro di tre israeliani e terminati con una serie di violazioni da parte di Israele». Violazioni che anche sui media e in Rete i palestinesi sottolineano con rabbia, comprese quelle nelle carceri israeliane dove decine di palestinesi detenuti senza accuse e processi sono in sciopero della fame e che Israele vorrebbe nutrire forzatamente.
Ma se Netanyahu sembra aver riunito intorno ai tre rapiti l’intero Israele, Abu Mazen è nell’angolo. Da tempo «garante» della sicurezza in Cisgiordania in coordinamento con lo Stato ebraico, anche per l’impegno assunto con Usa ed Europa, ora non può difendersi dagli attacchi di Netanyahu sottolineando la collaborazione nelle ricerche e nella repressione di Hamas, iniziata venerdì. L’opinione pubblica palestinese è ostile a tale vicinanza, la riconciliazione tra Fatah e Hamas sarebbe a rischio. E Abbas, ha rivelato ieri un leader dell’Anp all’Ap , è ora furioso: con i rapitori che non sa identificare («se fosse Hamas sarebbe inaccettabile»), con Netanyahu che «usa il rapimento per screditare il governo di unità palestinese». Furioso e in seria difficoltà.

AVVENIRE - Fabio Carminati - Israele, una bomba da disinnescare

Un passo avanti e due indietro. Da sempre la crisi in Medio Oriente ha abituato gli osservatori a sbalzi in avanti, accelerazioni e docce fredde. E il sequestro dei tre ragazzi israeliani in Cisgiordania non fa altro che intorbidire una situazione che di chiaro, anche negli ultimi tempi, aveva già ben poco. Una crisi che giunge nel momento di massima divisione tra il fronte palestinese e quello guidato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Dopo la formazione del governo di unità nazionale e il riavvicinamento dell'Olp ad Hamas, arrivato dopo la fine ufficiale e inconcludente del negoziato di pace, la risposta israeliana non si era fatta attendere con l'aumento dei progetti di insediamento nelle colonie. E con il principale mediatore, gli Stati Uniti, messo in mezzo a uno scontro di livelli elevatissimi. Ora la cattura degli studenti rabbinici da parte di «terroristi», come li ha definiti il premier israeliano, che accusa Abu Mazen di aver in qualche modo favorito la situazione, rimescola ulteriormente le carte. Ingarbugliando lo scenario. Abu Mazen ha offerto collaborazione mentre Netanyahu imputa l'azione ad Hamas. Il tentativo di dividere è chiaro, così come l'imbarazzo del presidente dell'Anp reduce, insieme all'israeliano Peres, dal significativo gesto di speranza costituito dalla preghiera in Vaticano proposta da papa Francesco. Il timore che il sequestro si trasformi in un triplice "caso Shalit" (il caporale prigioniero a lungo a Gaza e liberato in cambio di detenuti palestinesi) è fin troppo chiaro a Netanyahu. Così come Abu Mazen ha ben presente il rischio che la riunificazione palestinese, dopo quasi otto anni di guerra intestina, possa crollare sotto i colpi dell'operazione che Israele ha lanciato per la ricerca dei rapiti. Questo lascia intuire che la paternità del sequestro sia terza, opera cioè di chi probabilmente vuole ottenere entrambi i risultati: riaprire la ferita interpalestinese e allontanare ulteriormente le parti del negoziato. Per questo il tempo è fondamentale: depotenziare la crisi in tempi rapidi è l'unica risposta che sia l'Anp (e Hamas probabilmente) sia Israele possono dare

L'OSSERVATORE ROMANO - Israele arresta il presidente del Parlamento palestinese

Tel Aviv,  Le truppe israeliane impegnate nella ricerca dei tre giovani coloni scomparsi in Cisgiordania giovedì scorso, i sedicenni Gilad Shaer e Naftali Frenkel e il diciannovenne Eyal Yifrach, hanno arrestato nella notte il presidente del Parlamento palestinese, Aziz Dweik. Questi è un esponente di spicco del movimento islamista Hamas, al quale il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha attribuito la responsabilità del rapimento dei tre giovani. Nella massiccia operazione lanciata dall'esercito israeliano, una delle più imponenti degli ultimi anni, sono stati effettuati oltre centocinquanta arresti e una persona è rimasta uccisa. Nel campo profughi di Jalazone, vicino a Ramallah, l'ingresso dell'esercito ha infatti innescato tafferugli durante i quali è morto il diciannovenne Ahmed Arafat, rimesso in libertà da Israele una settimana fa.

IL MANIFESTO - Michele Giorgio -  Scomparsa degli adolescenti. Hebron è circondata dall'esercito israeliano


Michele Giorgio


 HEBRON Non si scorgono mezzi corazzati e armi pesanti in movimento ma percorrendo la superstrada che dalla colonia di Gilo (Gerusalemme) arriva fino a Hebron si ha comunque l'impressione di andare al fronte. Ovunque, a piedi o a bordo delle jeep blindate, ci sono soldati israeliani con l'equipaggiamento da combattimento. E i posti di blocco militari sigillano gli ingressi di molti centri abitati palestinesi. Senza l'accredito stampa e una targa gialla sull'auto è difficile arrivare a Hebron. Nella città e nei villaggi vicini, verso le colline della Cisgiordania meridionale si concentrano le ricerche dei tre adolescenti israeliani scomparsi giovedì sera nei pressi del blocco di colonie di Etzion. L'Esercito israeliano usa il pugno di ferro. Nella zona H1 di Hebron, che pure è formalmente sotto il controllo dell'Autorità nazionale palestinese, da venerdì non cessano i raid nelle abitazioni, seguiti quasi sempre da scontri tra i soldati e gruppi di giovani palestinesi, come ieri a Bab Zawiye. Scene che si ripetono in altre zone della Cisgiordania e, ieri all'alba, Ammar Arafat, un giovane di 19 anni è stato ucciso da un colpo al petto sparato dai militari durante le proteste divampate dopo i rastrellamenti nel campo profughi di Jalazon, non lontano da Ramallah. «La situazione è grave — ci dice Isa Amro, noto attivista palestinese di Hebron — i raid proseguono e i nostri giovani affrontano con i sassi i soldati israeliani nel tentativo di fermarli. Temo il peggio da un momento all'altro». Negli ultimi quattro giorni a Hebron sono state arrestate circa 150 persone, riferiscono i palestinesi, 40 dei quali solo nella notte tra domenica e lunedì. Sabato in manette sono finiti anche i parenti stretti e le mogli di Amr Abu Eisha e di Marwan Kawasme, i due militanti di Hamas dei quali non si sa più nulla da giovedì e che l'intelligence israeliana considera coinvolti nel sequestro di tre adolescenti. La moglie di Kawasme ieri è stata liberata mentre quella di Abu Eisha è sotto interrogatorio. Israele è certo che dietro al rapimento ci sia l'ala militare del movimento islamico Hamas che continua con forza a negare ogni coinvolgimento. Nelle ultime 72 ore l'esercito israeliano ha arrestato tutta la leadership islamista in Cisgiordania (oltre 80 persone), inclusi il presidente del parlamento Aziz Dweik e l'ideologo Hassan Yusef. Il governo Netanyahu minaccia di deportarli a Gaza, di demolire le loro abitazioni e quelle di altri attivisti di movimento islamico. E ipotizza misure più dure nei confronti dei detenuti di Hamas in carcere in Israele. Pressioni, dicono gli israeliani, per costringere i palestinesi a liberare i tre rapiti. Sul terreno però colpiscono l'intera popolazione palestinese, manifestandosi come una punizione collettiva. Il premier Netanyahu, il ministro della difesa Yaalon e altri rappresentanti del governo ripetono che esercito e polizia hanno carta bianca per ritrovare i ragazzi. E il ministro degli esteri Lieberman mette in chiaro che non ci sarà uno scambio di prigionieri. E proprio dei detenuti politici parlano, e tanto, tutti i palestinesi. Con rabbia verso il resto del mondo che, spiegano, ignora la condizione di migliaia di prigionieri politici e lo sciopero della fame che oltre 200 detenuti stanno facendo da settimane contro il carcere senza processo praticato da Israele (la detenzione «amministrativa»). In un'intervista con l'agenzia Maan l'autore satirico palestinese Ali Qarage ha chiesto «Cosa sono mai tre dispersi rispetto alle migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane? I prigionieri non hanno forse famiglie? E' come se gli israeliani fossero umani e noi invece di un altro pianeta». Cosa accadrà nei prossimi giorni? Se gli sviluppi del sequestro dei tre adolescenti saranno drammatici, è prevedibile una rappresaglia militare da parte di Israele. Ma saranno importanti anche i riflessi politici, non solo nei rapporti tra Netanyahu e Abu Mazen ma anche tra il presidente palestinese e Hamas. Messo nell'angolo dalla campagna mediatica e diplomatica lanciata dal governo israeliano, pressato da Kerry, Abu Mazen ieri per la prima volta da venerdì ha condannato il sequestro. Parole che non pochi hanno interpretato come un indice puntato contro Hamas. Formato ai primi di giugno, l'esecutivo palestinese di consenso nazionale, frutto dell'accordo di riconciliazione Fatah-Hamas del 23 aprile, forse è già giunto al capolinea.

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