Per il mondo cattolico il nemico della pace è Israele ? il quotidiano dei vescovi attacca gli insediamenti, il Patriarca di Gerusalemme Netanyahu, il Papa i 'farisei'
Testata:Avvenire - ANSA Autore: la redazione Titolo: «'Vince' la diplomazia europea: Israele congela le nuove colonie - MO: Mons. Twal, politica occupazione Netanyahu ostacolo pace - Papa: fare accordi pace con avversari, per fermare odio»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 13/06/2014, a pag. 22, l'articolo dal titolo " 'Vince' la diplomazia europea: Israele congela le nuove colonie" e da ANSA i lanci datati 12/06/2013 intitolati "MO: Mons. Twal, politica occupazione Netanyahu ostacolo pace" e "Papa: fare accordi pace con avversari, per fermare odio". Il quotidiano cattolico descrive la prospettiva, per altro nemmeno realizzatasi, dell'espansione edilizia degli insediamenti (cioè della costruzione di case, per far fronte a un incremento naturale della popolazione) come "uno dei "macigni" che più pesano sulla strada della ripresa delle trattative tra israeliani e palestinesi". Altri "macigni" posti a ostacolo della pace non vengono citati: non, per esempio, il terrorismo, né il costante incitamento all'odio contro Israele e gli ebrei nei media, nelle scuole e nelle moschee palestinesi, né il perdurante rifiuto di Abu Mazen di riconoscere Israele come Stato ebraico. Che a Israele, con ogni pretesto, debba essere attribuita la responsabilità del mancato raggiungimento di un accordo di pace con l'Anp è del resto un orientamento che sembra condiviso anche da un' alta autorità cattolica quale il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, che dichiara ad ANSA che "Netanyahu non solo non sembra intenzionato a riprendere i negoziati di pace ma è intenzionato piuttosto a mantenere l'occupazione palestinese e la violenza", dimenticando che il sabotaggio dei negoziati di pace, prima con un lungo rifiuto a riprendere i colloqui, poi con richieste oltranziste e con l'adesione unilaterale alle agenzie dell'Onu, è venuto piuttosto dall'Anp. Così come, con l'ingresso di Hamas nel governo, la più chiara legittimazione della violenza. Twal è anche esplicito nel dichiarare che del recente viaggio del Papa in Israele verrà fatto un uso propagandistico: "ora tutto il mondo è consapevole della situazione e nessuno può più dire di ignorare il dramma palestinese. Il Papa ha voluto vedere soprattutto i bambini dei campi profughi, è vicino al loro dramma di generazione spezzata, che non ha alcuna colpa". Ricordiamo che l'esistenza dei campi profughi è dovuta a una precisa volontà politica. L'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che si occupa dei "profughi" palestinesi, ha infatti lo scopo di impedirne l'integrazione e il reinsediamento, affinché rimangano un pretesto di permanente delegittimazione di Israele. Lo stesso Papa Bergoglio, dal canto suo, in un'omelia tenuta a Santa Marta ha indicato nei "farisei" il modello di coloro che si oppongo alla pace e agli accordi, definendoli "ideologi" privi di "amore". Pronunciate a ridosso dell'incontro di preghiera ecumenica con Abu Mazen e Shimon Peres queste parole, che riecheggiano il tradizionale antigiudaismo cattolico, sono ancora più gravi, in quanto inevitabilmente potranno essere interpretate, almeno da alcuni, in riferimento alla situazione mediorentale, attribuendo ai "farisei" (cioè agli ebrei) la responsabilità del mancato accordo con i palestinesi.
In alto a destra, Papa Francesco incontra Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme Di seguito, gli articoli:
AVVENIRE - 'Vince' la diplomazia europea: Israele congela le nuove colonie
Un "insediamento" israeliano
Israele, su pressione delle diplomazie europee (tra queste l'Italia), ha deciso di rinviare i piani recentemente annunciati per la costruzione di 1800 case nelle colonie ebraiche in Cisgiordania. Lo ha scritto Haaretz: secondo il quotidiano israeliano martedì scorso gli ambasciatori inglese e francese sono intervenuti nei confronti del consigliere per la sicurezza nazionale Yossi Cohen, mentre i diplomatici di Italia, Spagna e Germania si sono rivolti al ministero degli esteri israeliano. Si tratta di uno dei "macigni" che più pesano sulla strada della ripresa delle trattative tra israeliani e palestinesi. L'unico piano approvato al momento - ha spiegato il giornale israeliano - concerne solo 381 unità abitative a Givat Zeev vicino Gerusalemme, mentre sono bloccate quelle negli insediamenti di Ariel, Har Bracha, Alfei Mena-she, Oranit e in altri ancora come anche l'avamposto di Al-Matan.
ANSA - MO: Mons. Twal, politica occupazione Netanyahu ostacolo pace
Benjamyn Netanyahu
CITTÀ DEL VATICANO, 12 GIU - «Il nuovo presidente come il vecchio presidente non ha alcun potere sulla politica e difficilmente potrà influire sul governo di Benjamin Netanyahu». Lo afferma all'ANSA il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, che riparte oggi dal Vaticano per la città israeliana dopo aver partecipato domenica scorsa all'invocazione di pace promossa da papa Francesco con i presidenti di Israele, Shimon Peres, ora scaduto nel mandato e sostituito da Reuven Rivlin, e palestinese Abu Mazen. Il Patriarca, commentando i possibili sviluppi dell'iniziativa del Pontefice, sottolinea che «la preghiera può influire sulla politica, lo abbiamo visto - ricorda - quando il Papa ha convocato la veglia di preghiera per la Siria e dopo, nonostante ci si aspettasse un attacco americano, questo attacco non c'è più stato». Tuttavia, rileva Twal, «Netanyahu non solo non sembra intenzionato a riprendere i negoziati di pace ma è intenzionato piuttosto a mantenere l'occupazione palestinese e la violenza a dispetto del fatto che tutta l'opinione pubblica mondiale è contraria a ciò e in questo modo promuove anche un'immagine negativa di Israele all'estero». «Ma la denuncia della condizione palestinese - spiega Twal che ha accompagnato papa Francesco nella sua visita in Terra Santa del 24-26 maggio scorso - non è assente dalla preoccupazione paterna di Francesco». «Quando è venuto in Medio Oriente - prosegue Twal - tutti lo hanno accolto come un amico, ha potuto parlare con tutti, ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno, ora tutto il mondo è consapevole della situazione e nessuno può più dire di ignorare il dramma palestinese. Il Papa ha voluto vedere soprattutto i bambini dei campi profughi, è vicino al loro dramma di generazione spezzata, che non ha alcuna colpa». Con la preghiera in Vaticano, comunque, «il Papa ha seminato, sono sicuro che si vedranno i frutti».
ANSA - Papa: fare accordi pace con avversari, per fermare odio
Duccio Da Boninsegna: "Cristo accusato dai Farisei", Siena
CITTÀ DEL VATICANO, 12 GIU - Per superare i conflitti occorre «lo sforzo di fare un accordo» con gli avversari: «così fermiamo l'odio, la lotta tra noi», ha detto papa Francesco nella messa a Santa Marta. «Uno fa un passo, l'altro fa un altro passo e almeno c'è la pace: una pace molto provvisoria, ma la pace dell'accordo», ha spiegato. Le parole di papa Francesco, basate sul commento del Vangelo di oggi sull'amore fraterno, assumono significato particolare dopo la sua iniziativa per la pace in Medio Oriente, che lo ha visto domenica scorsa pregare nei Giardini Vaticani insieme al presidente israeliano Shimon Peres e a quello palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas). Gesù, ha detto nell'omelia, ci insegna tre criteri per superare i conflitti tra noi: realismo, coerenza, filiazione. E ci dice che dobbiamo amare il prossimo, ma non come i farisei che non erano coerenti e «facevano tante sfumature di idee - perché erano ideologi». Il loro atteggiamento, ha osservato, «non era amore», era «indifferenza verso il prossimo». Il primo criterio è quello di un «sano realismo». «Se tu hai qualcosa contro un altro e non puoi sistemare, cercare una soluzione, ma mettetevi d'accordo, almeno; ma, mettiti d'accordo con il tuo avversario, mentre sei in cammino. Non sarà l'ideale, ma l'accordo è una cosa buona. È realismo», ha affermato. «Lo sforzo di fare un accordo», ha soggiunto, anche se c'è chi lo ritiene «una cosa troppo volgare». Per salvare tante cose, infatti, «si deve fare un accordo. E uno fa un passo, l'altro fa un altro passo e almeno c'è la pace: una pace molto provvisoria, ma la pace dell'accordo». Gesù, ha soggiunto, «dice anche questo, la capacità di fare accordi tra noi e superare la giustizia dei farisei, dei dottori della legge, di questa gente». Ci sono «tante situazioni umane», ha aggiunto, e «mentre siamo in cammino, facciamo un accordo», «così fermiamo l'odio, la lotta tra noi». Un secondo criterio che ci dà Gesù, ha detto, «è il criterio della verità». E qui Papa Francesco ha avvertito che «sparlare dell'altro è uccidere, perché alla radice è lo stesso odio», «lo uccidi» in «un un'altra maniera: con le chiacchiere, con le calunnie, con la diffamazione». E Gesù ci avverte: «Quello che gli dice stupido, questo sta uccidendo il fratello, perché ha una radice d'odio»: «E oggi pensiamo che non uccidere il fratello sia non ammazzarlo, ma no: non ucciderlo è non insultarlo. L'insulto nasce dalla stessa radice del crimine: è la stessa. L'odio. Se tu non hai odio, e non ucciderai il tuo nemico, tuo fratello, non insultarlo nemmeno. Ma cercare insulti è un'abitudine molto comune tra noi. C'è gente che per esprimere il suo odio contro un'altra persona ha una capacità di fiorire con questi fiori d'insulto, impressionante, tanto! E questo fa male. Sgridare. L'insulto … No, siamo realisti. Il criterio del realismo. Il criterio di coerenza. Non uccidere, non insultare». Il terzo criterio che ci dà Gesù, ha ripreso il Papa, «è un criterio di filiazione». «Se tu, se noi non dobbiamo uccidere il fratello - ha affermato - è perché è fratello, cioè abbiamo lo stesso Padre. Io non posso andare dal Padre se non ho pace con il mio fratello». «Non parlare con il Padre se non sei in pace con tuo fratello - è stata l'esortazione del Pontefice - almeno con un accordo».