Reuven Rivlin, nuovo presidente di Israele: i commenti di di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari, Lorenzo Cremonesi, Menachem Hofnung, Carlo Panella Analisi di articoli e titolazioni
Testata:Il Giornale - La Stampa - Corriere della Sera - La Repubblica - Libero - Il Messaggero - L'Unità - Il Manifesto Autore: Fiamma Nirenstein - Maurizio Molinari - Lorenzo Cremonesi - Fabio Scuto - Carlo Panella - Eric Salerno - la redazione - Michele Giorgio Titolo: «Rivlin è l'erede di Shimon Peres - Israele, un 'falco' al posto di Peres - Rivlin, il falco di Israele che vuole diritti per gli arabi - E' contro i due stati ma sarà imparziale - Brutte notizie per i buonisti In Israele un presidente falco -»
Israele sceglie un falco come presidente - Il falco Rivlin eletto presidente: sostituirà Peres - Rivlin, nuovo presidente, un altro falco del Likud
Riprendiamo dal GIORNALEdi oggi,11/06/2014, a pag. 14, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Rivlin è l'erede di Shimon Peres", dalla STAMPA , a pag. 13, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Israele, un 'falco' al posto di Peres", dal CORRIERE della SERA, a pag. 13, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo "Rivlin, il falco di Israele che vuole diritti per gli arabi", da REPUBBLICA, a pag. 18, l'intervista di Fabio Scuto al politilogo dell'Università Ebraica di Gerusalemme Menachem Hofnung, dal titolo "E' contro i due stati ma sarà imparziale. Potrà diventare un leader popolare". Il titolo del GIORNALE si limita a informare sull'elezione di Rivlin, quello del CORRIERE sottolinea il suo impegno a favore dei diritti della minoranza araba in Israele, ignorato dalle titolazioni di STAMPA , LIBERO e REPUBBLICA (la cronaca di Fabio Scuto a pag. 18 è intitolata "Un "falco" in israele dopo Peres. Israele sceglie Rivlin, il nemico di Netanyahu") che presentano un'immagine unilaterale del nuovo presidente di Israele, definito un "falco" e addirittura una "brutta notizia", sia pure solo per i "buonisti" (nel titolo di LIBERO ). Un'immagine, per altro, contraddetta dal contenuto degli stessi articoli. Una titolazione altrettanto unilaterale è stata scelta anche dal MESSAGGERO per l'articolo di Eric Salerno, a pag. 15 ( "Israele sceglie un falco come presidente"),dall' UNITA' per la cronaca a pag. 13 ("Il falco Rivlin eletto presidente: sostituirà Peres") e dal MANIFESTO per l'articolo di Michele Giorgio a pag. 6 ("Rivlin, nuovo presidente un altro falco del Likud"). Salerno cita il ministro dell'economia palestinese Mohammed Shatayyeh, che ha dichiarato: "Rivlin è stato eletto tra le file di una formazione politica di destra che rifiuta la pace e supporta l'occupazione della Palestina, ma staremo a vedere quello che farà prima di dare un giudizio definitivo". Si tratterebbe per il giornalista del MESSAGGERO di "una frase studiata a tavolino per chiedere lo stesso tipo di atteggiamento israeliano nei confronti del governo di unità nazionale messo insieme da Fatah e Hamas nel tentativo non soltanto di mettere fine alle divisioni nazionali ma anche di potersi presentare uniti se mai i negoziati dovessero riprendersi". Salerno avvalora così un paragone inaccettabile: il Likud, cui Rivlin appartiene, non è un'organizzazione terroristica, Hamas sì. Il Likud non propugna nel suo statuto lo sterminio di nessuno, Hamas ha inscritto nella sua carta costitutiva l'obbiettivo dello sterminio degli ebrei. Giorgio sul MANIFESTO sostiene che la tesi di Rivlin secondo la quale la cittadinanza israeliana dovrebbe essere estesa agli arabi dei territori non deve essere intesa "nel senso democratico e progressista di questa possibile soluzione del conflitto". Ciò perché, nell'ipotesi di Rivlin, Israele continuerebbe ad essere "riconosciuta come Stato del popolo ebraico". Ciò che è veramente "democratico e progressista", per il quotidiano comunista, è dunque la scomparsa dello Stato ebraico.
Reuven Rivlin
Di seguito, gli articoli:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein - Rivlin è l'erede di Shimon Peres
Fiamma Nirenstein
Dopo una campagna amara, Israele ha riconquistato la carreggiata eleggendo con 63 voti su 119 il suo candidato più naturale: Reuven "Rubi" Rivlin, 74 anni, già presidente della Knesset; già candidato Presidente nel 2007; membro del Likud; nato a Gerusalemme; avvocato; discendente (la sua famiglia venne a vivere in Israele 200 anni fa, suo padre era un mediorentalista che ha tradotto il Corano) del santo Gaon di Vilna. Dopo che due candidati avevano dovuto ritirarsi dalla gara con accuse ignominiose, dopo aver compiuto un'arrampicata solitaria abbandonato fino a poco fa anche da Netanyahu, Rivlin, da sette legislature in parlamento, ha vinto una battaglia personale. Dopo il pericoloso avvicinamento di Meir Sheetrit, candidato laburista, alla prima chiamata, alla seconda su Rivlin sono convenuti i voti più vari, da alcuni membri del partito laburista a alcuni deputati dello Shas, partito religioso mentre Rivlin non indossa kippà. Rivlin ha rilanciato dai primi minuti il senso di un paese unito, normale, pacifico. Un'antica invocazione per la pace ha aperto il suo discorso, e prima e dopo si sono visti molti abbracci ai membri dei più vari raggruppamenti politici. E' difficile infilarsi negli stivali dalle sette leghe di Shimon Peres, il grande padre della patria e della pace che ha rappresentato Israele nel mondo con tanto successo. Ma fra tutti i candidati il decimo presidente, nonostante qualche uscita bizzarra ("Preferisco condividere lo Stato con i palestinesi piuttosto che dividere Gerusalemme", per esempio) ha numeri che fanno di lui un pilota sicuro dopo molte avventure.
LA STAMPA - Maurizio Molinari - Israele, un 'falco' al posto di Peres
Maurizio Molinari
GERUSALEMME Con 63 voti su 120 la Knesset ha eletto decimo presidente d'Israele Reuven Rivlin, leader conservatore contrario alla soluzione dei due Stati e al tempo stesso fermo sostenitore dei diritti degli arabi nello Stato ebraico. Rivlin ha prevalso nel ballottaggio sul centrista Meir Shitrit, riscattando la sconfitta del 2007, quando perse con Shimon Peres, di cui prenderà il posto a luglio. Discendente di una famiglia viennese a cui appartenne anche il Gaon di Vilna, con gli avi arrivati nella Palestina ottomana nel 1807 e figlio del primo traduttore del Corano in ebraico, Rivlin incarna gli ideali della destra israeliana ed al tempo stesso è un rivale del premier Benjamin Netanyahu, pur appartenendo allo stesso Likud. In passato Rivlin, 74 anni, si è più volte detto contrario alla soluzione del conflitto con la creazione di due Stati - prevista dagli accordi di Oslo - preferendo un'«unione speciale» per estendere ai palestinesi la cittadinanza israeliana. Ma ogni volta che si è trattato di difendere i diritti degli arabi, Rivlin è stato in prima fila contro l'ala estrema dei nazionalisti e ieri, a elezione avvenuta, ha precisato che un presidente deve «spogliarsi della politica» e «rappresentare tutto il popolo». A cominciare dagli accordi di pace. «Rivlin è un uomo di principi, caparbio sostenitore della democrazia israeliana» dice Yaakov Levi, che ne è stato consigliere diplomatico quando era presidente della Knesset. Netanyahu ne teme l'indipendenza di pensiero e la popolarità a destra, e ciò spiega perché ha esitato fino all'ultimo prima di sostenerne la candidatura. «L'elezione di Rivlin non è una vittoria dell'estrema destra ma una sconfitta di Netanyahu» ha commentato il quotidiano «Haaretz».
CORRIERE della SERA - Lorenzo Cremonesi - Rivlin, il falco di Israele che vuole diritti per gli arabi
Lorenzo Cremonesi
GERUSALEMME — Contrario ad uno Stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza, ma favorevole alla parità tra arabi ed ebrei nella «grande Israele». Deciso sostenitore del diritto degli ebrei a uno Stato che comprenda anche i territori occupati nella guerra del 1967, eppure aperto all'estensione delle libertà democratiche anche ai cittadini non ebrei. In poche parole: un esponente della scuola del sionismo revisionista così come elaborata dal suo fondatore, Vladimir Jabotinskij, negli anni Trenta, e poi liberamente interpretata dai politici del Likud conservatore, come l'ex premier Ytzhak Shamir, che per tutta la sua attività politica sino a due decenni fa difese a spada tratta le colonie ebraiche nel cuore delle regioni palestinesi. Un «falco» contrario alla partizione della terra e piuttosto disposto ad accettare uno Stato di fatto binazionale, questo è il 74enne Reuven Rivlin, eletto ieri pomeriggio decimo presidente dello Stato di Israele. Un presidente certamente tutto diverso dal carismatico Shimon Peres, il novantenne «immortale» leader del partito laburista, che a luglio gli lascerà la carica. Ma Peres con l'infinita esperienza politica è stato capace di «rivitalizzarla», notano i commentatori Per i favorevoli al dialogo con i palestinesi, la nomina di Rivlin rappresenta uno smacco grave, specie in questo momento di crisi profonda nel processo di pace e crescita dell'estrema destra favorevole all'annessionismo unilaterale. «Presto rimpiangeremo Peres», osservano. I suoi biografi e i compagni nel Likud però insistono sul lato «liberale» della sua personalità. «Io mi spoglierò dalla politica. D'ora in poi non sarò più il militante di partito, ma un uomo di tutti», ha dichiarato ieri. Nato a Gerusalemme nel 1939 da un'antica famiglia askenazita (i suoi avi contano personalità storiche tra il rabbinato di Vilnius), Rivlin è senz'altro un laico che non apprezza gli eccessi fondamentalisti tra i coloni più estremisti e violenti di Hebron, o tra i gruppuscoli che vorrebbero abbattere la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme per ricostruire l'antico tempio ebraico distrutto duemila anni fa. Ieri alle televisioni ricordavano che nel 2005 si oppose ferocemente al piano dell'allora premier Ariel Sharon per il ritiro unilaterale da Gaza E però sottolineavano anche che cinque anni dopo, quando era portavoce del Parlamento, si rifiutò di espellere la deputata araba Haneen Zoabi, che la destra accusava di essere una «traditrice» per aver fatto parte della flottiglia di barche turche in sostegno della popolazione palestinese di Gaza.
LA REPUBBLICA - Fabio Scuto - "E' contro i due stati ma sarà imparziale. Potrà diventare un leader popolare"
Fabio Scuto Menachem Hofnung
GERUSALEMME Reuven Rivlin è molto diverso dal presidente Peres e non si intrometterà nelle questioni politiche. Credo che sarà molto più vicino alla gente comune. E' un uomo del popolo, è nato a Gerusalemme, e questo fatto è impresso nel suo modo di essere». Il professor Menachem Hofnung, politologo della Hebrew University di Gerusalemme con cattedra a Berkeley e Irvine, è convinto che il neo presidente sia stata una scelta importante, fuori dai vecchi schemi. «Impersonerà lo Stato in maniera degna e sarà un presidente molto amato». Rivlin non ha mai nascosto le sue idee, è contro la soluzione dei "due Stati per due popoli", che almeno a parole, è supportata da Netanyahu. Potrà rendere le cose difficili al premier se prenderà decisioni in tal senso? «Non credo. Non si intrometterà nelle questioni politiche, perché è profondamente cosciente del suo ruolo di presidente rappresentativo e al di sopra delle parti. Questo naturalmente non esclude che ci possano essere degli "scivoloni", che gli possano scappare dette cose che forse non dovrebbero essere dette da un presidente, ma in linea di massima non credo che ci saranno problemi». In queste elezioni ci sono due grandi perdenti, Netanyahu e Lieberman, oltre ovviamente agli altri candidati che non sono stati eletti. Quali sono, secondo lei, I grandi vincenti, oltre a Rivlin? «Ritengo che l'altro grande vincente sia proprio Meir Sheetrit, che si è posizionato come candidato reale alla presidenza, come politico di rilievo, di cui si deve tenere conto. Ma quella di Rivlin è stata una vittoria delle "mani pulite", una conseguenza dello scandalo dell'ex premier Olmert. La gente si è stancata dei politici corrotti e dei segreti con cui hanno sempre coperto i loro affari finanziari, adesso vuole sapere».
LIBERO- Carlo Panella - Brutte notizie per i buonisti In Israele un presidente falco
Carlo Panella
Israele ha scelto un nuovo presidente oltranzista e contrario alla creazione di uno Stato palestinese, quanto di più diverso e distante da Simon Peres. Con 63 voti su 120, quindi maggioranza più che risicata, la Knesseth, il Parlamento israeliano ha infatti ieri eletto quale nuovo presidente dello Stato di Israele Reuven Rivlin, 74 anni, uno dei più duri "falchi" della recente storia dello Stato ebraico. Una scelta che si può comprendere solo come conseguenza diretta non tanto del fallimento delle trattative di pace con i palestinesi, quanto della sciagurata idea del presidente palestinese Abu Mazen di siglare un accordo politico di "unità nazionale" con Hamas. Questo senza che l'organizzazione definita formalmente "terrorista" persino dalla pavida Unione Europea (oltre che dagli Usa) rinunciasse alla lotta armata contro Israele, che anzi il suo leader Hanyeh ha subito ribadito, né che si impegnasse a sottoscrivere gli accordi di pace del 1993, sempre rifiutati. Un accordo che Abu Mazen ha sottoscritto scegliendo la vecchia linea del pur criticato Arafat, che ogni volta che arrivava sulle soglie dell'accordo con Israele (nel 2000 stava accettando la restituzione del 95% dei terriotori), faceva una brusca marcia indietro e ricominciava la sua suicida politica oltranzista. A fronte di un interlocutore palestinese totalmente inaffidabile, la Knesseth ha dunque voluto inviare un messaggio forte e chiaro sia ai palestinesi che agli Stati Uniti di Barack Obama, il cui ennesimo "piano di pace" è miseramente fallito nelle settimane scorse. La biografiadi Rivlin è dunque esattamente contraria a quella di Simon Peres. Quest'ultimo, a cui David Ben Gurion aveva affidato negli anni '50 il delicato compito di garantire allo Stato ebraico gli armamenti, incluso l'uranio per la bomba atomica è sempre stato laburista e impegnato in una perenne opera di apertura a tutte le prospettive di pace con i palestinesi. La recentissima scena della sua preghiera accanto ad Abu Mazen, a papa Francesco e al patriarca ortodosso di Gerusalemme Bartolomeo nei giardini vaticani è la rappresentazione iconografica della sua biografia. Rivlin, invece, appartiene all'ala destra del Likud, il movimento nazionalista che propugna la necessita di un Eretz Israel, un grande Israele, e ha sempre dichiarato di preferire i palestinesi come cittadini di uno Stato comune, piuttosto che dividere il territorio in due Stati. Non solo, nel 2006, Rivlin si è opposto alla saggia decisione di Ariel Sharon di ritirarsi dalla Striscia di Gaza e di riconsegnarla, senza condizioni, al governo palestinese. "Falco" a tutto tondo, Rivlin, già presidente della Knesseth, ha sempre mostrato un totale rispetto per le prerogative sovrane del parlamento e si rifiutò di permettere che nel 2010 che la Knesseth espellesse la deputata arabo-israeliana, Haneen Zoabi, che aveva partecipato al tentativo di forzare il blocco di Gaza a bordo della nave Mavi Mannara. Appena eletto Rivlin ha però abbandonato i suoi precedenti toni oltranzisti e ha reso un significativo omaggio alle prerogative del Parlamento: «Non interverrò nelle decisioni della Knesseth. I deputati decideranno della pace e dei confini d'Israele. Non tocca ai presidenti determinare gli accordi fra Israele e i palestinesi, e il mondo arabo. Ma di creare un ponte fra le opinioni, facilitare il dialogo e la comprensione". E vero che in Israele, che sul modello inglese non ha una Costituzione e che il presidente ha pochi poteri. Ma è altrettanto vero che il presidente incarna l'immagine più alta e autorevole nel mondo dello Stato ebraico. Netanyahu, naturalmente, ha salutato l'elezione di Rivlin come una sua grande vittoria. Ma è nota a tutti la profonda antipatia personale ira i due: vecchie ruggini che iniziarono tra i due loro padri. Da ieri, dunque, Israele ha due falchi alla guida del governo e dello Stato
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