Riprendiamo dal VENERDI' DI REPUBBLICA di oggi, 06/06/2014, a pag. 34, l'articolo di Andrea Tarquini dal titolo "Nazi connection, l'asse 'nero' tra Kiev e Berlino"e dal FATTO QUOTIDIANO a pag. 19, l'articolo di Luca Pisapia dal titolo "Dai ‘nazisti dell' Illinois’ a quelli dell' Hellas Verona".
Di seguito, l'articolo di Andrea Tarquini:
Incontro tra ucraini di Svoboda e tedeschi dell'Npd
Manifesto dell'NPD, con lo slogan: "Date gas !"
Si frequentano da anni, sorridono volentieri insieme nelle foto dei loro calorosi incontri tra camerati. Dichiarano guerra insieme all'Europa unita di Bruxelles, vogliono «l'Europa delle patrie». E ognuno a casa tuona contro gli stranieri, contro gli ebrei, i rom, i migranti tout court, contro i poteri occulti e antinazionali del capitalismo globale ebraico o russo o tutt'e due a seconda dei casi. Eccoli, i grandi amici di Svoboda e del Pravy Sektor, i due partiti d'ultradestra ucraini che hanno posti e ruoli di primo piano nel governo attuale di Kiev. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, insegna un antico proverbio. Bene, allora guardate queste foto, leggete queste righe. Sono i neonazisti della Npd, il più forte e pericoloso partito neonazista, antisemita e xenofobo in Germania. Un partito legato ai gruppi più violenti, sovversivi, clandestini, che Angela Merkel e i suoi alleati di governo della Spd stanno cercando con ogni mezzo di dichiarare eversivo, anticostituzionale e antidemocratico e di far mettere al bando, tentando di superare le catene del garantismo postbellico difeso dalla magistratura. Da anni, la Npd coltiva contatti politici e operativi con Svoboda e col Pravy Sektor. Gli scambi di delegazioni si sono susseguiti, nelle due direzioni, prima e dopo la caduta di Janukovich. Già nel maggio dell'anno scorso, s'incontrarono al vertice a Dresda, ma i contatti più significativi, e con ogni probabilità operativi in ogni senso, sono stati a marzo scorso, al congresso degli Junge Nationaldemokraten - l'organizzazione giovanile della Npd - che ha invitato esponenti del Pravy Sektor. I contatti sono strutturati sempre meglio, e di antica data, scriveva recentemente la Berliner Zeitung, un quotidiano della capitale. Contatti ben curati dalla Npd con entrambi i gruppi, senza preferenze. Hanno valori costitutivi comuni. Se non ci credete, venite a Berlino, guardate in strada i manifesti (per fortuna piccoli e pochi) che la Npd ha affisso nella sua campagna per le elezioni europee, appendendoli sui lampioni ad oltre tre metri d'altezza per paura che la maggioranza democratica dei tedeschi li strappi e distrugga, come spesso è awenuto. Venite a vedere il volto di Udo Voigt, numero uno della Npd, che sorride accanto allo slogan «Date gas!». L'alleanza tra camerati è globale, funziona a livello europeo, come aveva ricordato l'anno scorso a Dresda Holger Apfel, capogruppo parlamentare Npd a Dresda, ultrà predicatore delle ideologie dell'odio e sospettato di partecipazione a diverse violenze, ricevendo entusiasta una delegazione di Svoboda guidata da Mikhailo Holovko. «Quando noi della Npd saremo al Parlamento europeo, intensificheremo ancora i contatti a livello continentale, quindi anche tra noi nazionaldemocratici e Svoboda» ha promesso Holger Apfel ai camerati ospiti ucraini a Dresda, prima di offrir loro una lussuosa cena. La nuova internazionale neonazista, come struttura, esiste già. Si chiama «Alleanza dei movimenti nazionali europei». Oltre alla Npd e agli ucraini, ha membri "illustri" come Jobbik, il partito neonazi, antisemita, razzista, ungherese. Oppure il British National Party, gli italiani di 'Fiamma tricolore', alcuni europarlamentari del Front National di Marine Le Pen che sogna l'Eliseo e la valigetta nera coi codici delle trecento atomiche francesi. «In passato dovevamo combattere osteggiati come oggi la Npd in Germania, oggi non possono fare a meno di dare notizie su di noi», ha detto Holovko ad Apfel. L'Ucraina del confronto Occidente-Russia è anche un banco di prova dell'ultradestra fascista ed eversiva in tutto il vecchio continente.
Di seguito, l'articolo di Luca Pisapia:
Una svastica formata da auto per la festa degli ultras dell'Hellas Verona
Dalle svastiche apparse in curva sin dai primi Anni Ottanta alla svastica nel parcheggio dell'altro giorno, disegnata con le macchine posteggiate all'ingresso dei capannoni che ospitano la festa dei tifosi dell'Hellas Verona. Il filo nero che lega generazioni di tifosi veronesi sembra non essersi spezzato con gli anni. La foto, divenuta virale sul web, immortala sedici auto parcheggiate sul prato del vallo di via Città di Nimes, dove dal 31 maggio si è tenuta l'annuale festa del tifo scaligero. Doveva essere una festa con musica, stand enogastronomici e giochi per i bimbi, oltre a "goliardiche" Olimpiadi con campari a ostacoli, sollevamento obesi e goto sincronizzato, organizzata dall'associazione culturale Verona Beat su terreni messi a disposizione come ogni anno gratuitamente dal Comune. Ovviamente l'associazione Verona Beat è di estrema destra, ha fatto campagna per Alternativa Sociale: alleanza elettorale di Alessandra Mussolini insieme ai neofascisti Roberto Fiore e Adriano Tilgher. E alla festa suonavano gruppi di estrema destra come i Sumbu Brothers e i 1903. Ma nella Verona di Tosi tutto questo è tollerato. La svastica disegnata con le macchine pertò no: fotografata da un passante e finita sul quotidiano l'Arena di Verona, ha scatenato un putiferio. Ieri il procuratore Mario Giulio Schinaia ha detto di ravvisare in quella foto "la sussistenza del reato di propaganda del nazismo e dell'odio razziale" già punito dalla Legge Mancino. Poi ha aggiunto che sull'accaduto non sarà aperta una nuova inchiesta, semplicemente perché quella foto finirà agli atti di una più grande inchiesta partita da alcuni mesi sulla curva dell'Hellas Verona e coordinata dallo stesso procuratore. E tornano alla mente vecchie inchieste, come quella che nel 1987 segna la svolta nel mondo delle curve italiane con la prima indagine per "associazione a delinquere". Nel dicembre dell'anno prima le Brigate Gialloblù si sono infatti rese protagoniste di un pomeriggio di ordinaria follia a Brescia: violenti scontri con le forze dell'ordine, devastazione di bar e negozi, auto e cassonetti date alle fiamme. A febbraio la Procura della Repubblica di Verona arresta dodici membri della curva scaligera per "associazione a delinquere". È la prima volta in Italia. Nelle perquisizioni a casa degli arrestati si trovano coltelli, spranghe, passamontagna e, soprattutto, manifesti e volantini di estrema destra. L'inchiesta scopre infatti un giro di criminalità e violenza che si lega indissolubilmente con i gruppi dell'estrema destra veneti e lo spaccio di droga. È la Verona del primo storico scudetto di Osvaldo Bagnoli in campo, ma è anche la Verona di Ludwig e del neofascismo in città. La curva scaligera in breve tempo diventa simbolo di quelle tifoserie gestite dai narco-camerati che negli anni a venire avrebbero preso sempre più piede sugli spalti, un po' in tutta Italia. Nate negli anni Settanta e già posizionate all'estrema destra, dove il riferimento alla brigate è a quelle nere mussoliniane, le Brigate Gialloblù si gemellano presto con altre curve di estrema destra come Chelsea - storico lo striscione gialloblù esposto nella temibile Shed End di Stamford Bridge - e Inter - gemellaggio poi rotto per i boati razzisti veronesi a Ronaldo.
Per tutti gli Anni Ottanta nella curva dell'Hellas Verona fanno capolino svastiche, celtiche, striscioni e simbologia fascio-nazista varia. Dissolte le Brigate Gialloblù, a metà degli Anni Novanta i loro eredi si presentano con un manichino nero impiccato in curva, sopra la scritta "dategli lo stadio da pulire", per opporsi all'acquisto il primo giocatore nero della storia del club: l'olandese Maickel Ferrier. Più recentemente si sono viste in curva anche bandiere di Alba Dorata, e si sono sentiti cori ingiuriosi nei confronti di migranti morti in mare o di Piermario Morosini, l'ex giocatore del Livorno deceduto sul campo. Un milieu culturale e ideologico che ha radici lontane, da cui prende forma la svastica disegnata l'altro giorno con le macchine sul prato del vallo di via Città di Nimes.
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