4 giugno 1944: le truppe alleate liberano Roma e un soldato ebreo americano riapre il Tempio ebraico chiuso dai nazi-fascisti
Testata: Corriere della Sera Data: 04 giugno 2014 Pagina: 33 Autore: Paolo Conti Titolo: «Nove mesi di fame, torture, razzie. Roma sotto il dominio della svastica»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/06/2014, l'articolo di Paolo Conti dal titolo "Nove mesi di fame, torture, razzie. Roma sotto il dominio della svastica"
Paolo Conti Truppe alleate e popolazione romana
La commemorazione della riapertura del Tempio maggiore di Roma
«Senza quelle truppe oggi non saremmo liberi e sicuramente non saremmo mai nati», ricordava ieri il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, celebrando la riapertura del Tempio ebraico maggiore il 4 giugno 1944, il giorno della Liberazione di Roma da parte degli alleati angloamericani. Un episodio straordinario. Un soldato americano di fede ebraica, Aron Colub, appena entrato nella Roma liberata, passa su una camionetta sul lungotevere. Chiede di fermarsi alla Sinagoga romana, vuole pregare. Ma scopre che è stata sigillata dai nazisti durante la feroce occupazione della capitale (gli occupanti tedeschi erano in fuga dall'alba). L'ufficiale scende, si arma molto semplicemente di un piede di porco, rompe i sigilli, riapre il portone e restituisce il Tempio agli ebrei romani scampati alla razzia e alla deportazione nazista nei campi di concentramento. Oggi alla Camera dei deputati, nelle sale della Biblioteca a palazzo San Macuto in via del Seminario 76, il presidente Giorgio Napolitano inaugura alle 17 la bella mostra «1943-1944. Roma dall'occupazione alla liberazione», che rimarrà aperta fino al 4 luglio (tutti i giorni dalle lo alle 18.30, sabato 10-12.30, domenica chiuso). Un'ampia rassegna documentaria che conta, oltre ai contributi della stessa Biblioteca, numerosi apporti: Roma Capitale, Agenzia Ansa, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Comunità ebraica romana, Fondazione museo della Shoah, Istituto Cinecittà Luce, Museo storico della Liberazione, Rai Storia. Ma ci saranno anche documenti e testimonianze affidate dalle famiglie Amendola, De Mata, Ghisalberti, Nenni, Osti Guerrazzi e Siglienti. Il filo conduttore della mostra, organizzata sui due piani principali della Biblioteca, è il punto di vista della gente comune di Roma. Cioè le sofferenze quotidiane dei romani raccontate dalla caduta del fascismo il 25 luglio 1943 fino alla mattina del giugno 1944, quando le truppe alleate entrarono in città guidate dal generale americano Mark Wayne Clark. Un vasto capitolo riguarderà ovviamente l'occupazione tedesca dopo l'8 settembre 1943 e la Resistenza: e quindi i sabotaggi, le azioni «diffuse» nella città, i luoghi della repressione nazista, la prigione di via Tasso, le Fosse Ardeatine. Un altro racconterà la tragedia degli ebrei romani: la deportazione, il 16 ottobre 1943, i rastrellamenti successivi in tutti i quartieri di Roma (ora testimoniati dalle «pietre d'inciampo» collocate dall'artista tedesco Gunter Demnig). La Comunità ebraica ha prestato numerosi documenti di proprietà del Museo ebraico di Roma, in particolare quelli che ricostruiscono la consegna dei cinquanta chili d'oro agli occupanti nazisti. Poi ci sarà la ricostruzione dello sbarco alleato ad Anzio, la cronistoria della rinascita della vita politica democratica. Infine l'arrivo degli Alleati, la fuga dei nazifascisti, i primi processi, le epurazioni, il ripristino delle libertà civili e del multipartitismo. Colpirà sicuramente i più giovani quella paginata dedicata dal rotocalco in bianco e nero «La settimana» alla disperazione dei romani, poco dopo la liberazione. Titolo in prima pagina: «La fame assedia Roma», con un grafico molto esplicito e di grande effetto. Dentro, un reportage che testimonia l'epidemia di tubercolosi a Tormarancio, la mancanza di acqua, luce e gas, le altre malattie legate alla scarsa e cattiva alimentazione. Una donna di appena trent'anni, ma con l'aspetto di un'anziana cadente, si fa fotografare e grida: «Adesso, questi scatti appendeteli a palazzo Venezia!» Ovvero sotto al famoso balcone che era stato, per vent'anni, il pulpito usato da Benito Mussolini per i suoi discorsi da Duce del fascismo. Ci sarà anche una sezione di audiovisivi: dall'Archivio Luce arrivano documentari storici e famosi come Giorni di gloria di Luchino Visconti e Marcello Pagliero del 1944-45 (le terribili riprese della disse-poltura dei martiri delle Fosse Ardeatine, del processo alla Banda Koch), Roma città indifesa di Iacopo Rizza del 1963 e Roma occupata di Ansano Giannarelli del 1984. Domenica 8 giugno, durante un'apertura straordinaria della mostra dalle 16 alle 21, prevista anche la proiezione di Roma città aperta di Roberto Rossellini e del documentario 4 giugno 1944.
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