Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Boicottare Israele non è la stessa cosa che non premiare un uomo di Putin il regime russo è indifendibile
Testata: Il Foglio Data: 29 maggio 2014 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «I prof della Ca'Foscari che boicottano Putin e Israele»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/05/2014, a pag. 1, l'articolo dal titolo "I prof della Ca'Foscari che boicottano Putin e Israele". Non comprendiamo quale legame vi sia tra l'appello a non conferire il titolo di professore onorario a Vladimir Medinsky, nominato daPutin ministro della Cultura, e quello per il boiccottaggio delle università israeliane, che sono assolutamente libere e indipendenti dal potere politico. Il fatto che i due appelli siano stati lanciati dagli stessi docenti dell'Università Ca' Foscari non li rende equiparabili. Medinsky è evidentemente un uomo del regime di Putin. Un regime reso indifendibile dalle violazioni dei diritti umani e da una politica estera aggressiva e antioccidentale. Il conferimento del titolo di professore onorario sarebbe stato innanzitutto un riconoscimento al regime, non ai meriti culturali di Medinsky, per altro contestati dagli intellettuali russi, come lo stesso articolo del FOGLIO ricorda. Il boicottaggio delle università israeliane, d'altro canto, colpisce, per motivi ideologici e di odio antisemita, istituzioni e individui sul cui contributo alla cultura non possono esservi dubbi.
Vladimir Medinsky Il simbolo del boicottaggio di Israele
Ecco l'articolo:
226 professori e impiegati della Università Ca' Foscari di Venezia hanno lanciato un appello contro il conferimento del titolo di professore onorario al ministro russo della Cultura, Vladimir Medinsky. "L' università deve promuovere la libertà di ricerca, non una cultura asservita a un governo", recita la lettera. La prorettrice, Silvia Burini, che dirige anche il Centro studi sulle arti della Russia, si è dovuta dimettere sotto le pressioni del corpo docente. La cerimonia a Venezia col ministro era stata cancellata a causa delle proteste, così Burini era dovuta andare a Mosca per conferire il premio a Medinsky. La rivista Russkij Reporter aveva interpretato l'ascesa di Medinsky come "un atto di vendetta da parte di Putin verso l'élite intellettuale del paese", scesa in piazza contro di lui. Il ministro gode di una grande popolarità in Russia per una serie di libri nota come "Miti sulla Russia", che intendono smontare alcuni stereotipi negativi occidentali sulla storia russa, come la ferocia di Ivan il Terribile, l'alcolismo innato dei russi o il loro antisemitismo, che secondo Medinsky sarebbe una esagerazione. Ma, soprattutto, ha scritto un manifesto che "rigetta i principi del multiculturalismo" ed enfatizza i "valori tradizionali" russi. Fra le iniziative di Medinsky, c'è anche quella di rinominare alcune strade alla memoria della duchessa Elizaveta Feodorovna, uccisa dai bolscevichi nel 1918 e canonizzata come martire della chiesa ortodossa russa. Il ministro ha anche in mente di cambiare il nome della metropolitana di Mosca, oggi intitolata a Pyotr Voikov, che partecipò all'uccisione dello zar Nicola II. E c'era sempre lo zampino di Medinsky dietro il paragone di Putin, sei mesi fa, fra l'eroe inglese Oliver Cromwell e il leader sovietico Josif Stalin. Tra revisionismo storico, ripristino della tradizione e un po' di sana provocazione culturale Medinsky, interprete del nuovo corso putiniano, un anno fa disse pure che Pëtr Cajkovskij non era gay. E pochi giorni prima dell'assegnazione del premio a Venezia, aveva detto che "la Russia è l'ultimo bastione della cultura europea, dei valori cristiani e della vera civilizzazione europea". Ce n'era abbastanza, dunque, per boicottarlo. "Isolare culturalmente Israele" I docenti veneziani promotori dell'appello antirusso si sono richiamati al fatto che in Russia non esiste "libertà di ricerca" e che il ministro Medinsky sarebbe l'artefice di una politica autoritaria. Ma sono gli stessi baroni universitari che hanno promosso il boicottaggio accademico dello stato d'Israele. Riccardo Zipoli, Gabriella Buffa, Alessandro Costanti-ni, Francesco Gatti e Daniela Meneghini, fra i promotori dell'appello contro il ministro di Putin, hanno sponsorizzato il boicottaggio degli atenei israeliani. "Non assisteranno a conferenze in Israele e non risponderanno alle richieste scientifiche e culturali che arriveranno dallo stato ebraico", avevano detto. "Il nostro obiettivo è isolare culturalmente Israele", ha proclamato Riccardo Zipoli, direttore del dipartimento di Studi eurasiatici dell'Università di Venezia, il professore di Lingua e Letteratura persiana che ha diffuso il manifesto a Ca' Foscari. L'obiettivo dei docenti antiputiniani e antisraeliani? Impedire agli studenti israeliani di ottenere sovvenzioni, persuadere le istituzioni accademiche a rompere le relazioni con atenei israeliani, convincere gli accademici a non recarsi in quel paese, non invitare israeliani alle conferenze, impedire la pubblicazione di articoli di studenti israeliani, rifiutarsi di correggere le bozze dei loro lavori, negare i permessi agli studenti che desiderano studiare in Israele, espellere organizzazioni ebraiche dai campus e non pubblicare articoli su riviste specializzate israeliane. A Venezia esiste la Venice International University, un consorzio accademico che ha come membri la provincia, la Fondazione Cassa di risparmio, la Ca' Fosca-ri, la Ludwig Maximilians Universität di Monaco di Baviera, atenei negli Stati Uniti, e, soprattutto, l'Università di Tel Aviv. I baroni rampanti di Venezia intendono cacciarne i colleghi israeliani. Per ora non ci sono riusciti. E' andata meglio con "il ministro della propaganda di Putin". Tutto sempre in nome della "ricerca accademica".
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