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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.04.2014 Davide Piccardo, portavoce degli islamici milanesi, svela il proprio odio per Israele
la cronaca di Alessandra Coppola

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 aprile 2014
Pagina: 2
Autore: Alessandra Coppola
Titolo: «Bandiere di Israele al 25 aprile. Scontro comune-islamici»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/04/2014, a pag. 2 del supplemento CORRIERE della SERA  MILANO, l'articolo di Alessandra Coppola dal titolo "Bandiere di Israele al 25 aprile. Scontro comune-islamici".

Le dichiarazioni di Piccardo sono contrarie alla storia: le bandiere della Brigata Ebraica sono le bandiere di un corpo militare di ebrei israeliani che partecipò alla liberazione dell'Italia. Inoltre,  rivelano un totale rifiuto del diritto all'esistenza di Israele, definito "
uno Stato che si fonda su un'occupazione."

           
Alessandra Coppola       Davide Piccardo

Ecco l'articolo:

Da piazza San Babila alla bacheca di Facebook, lo scontro a margine del corteo della Liberazione s'allarga. «Andare alla manifestazione del 25 aprile con la bandiera israeliana significa insultare la resistenza», posta (sulla sua pagine personale) Davide Piccardo, portavoce del Coordinamento degli islamici milanesi. «La tua sulla bandiera di Israele è una frase semplicemente terrificante», replica l'assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. E giù centinaia di «like» e di commenti, pro e contro, a riportare l'attenzione su un episodio brutto, condannabile, ma alla fine circoscritto: gli insulti (Asassini! Vergogna!») di un gruppo di filopalestinesi al passaggio dei manifestanti della Brigata ebraica che esibivano vessilli simili, se non identici, a quelli d'Israele (con scambio reciproco di «fascisti!»). Che la stella di David azzurra su fondo bianco in corteo fosse il simbolo dei partigiani ebrei (che hanno fatto, anche loro, la storia della Resistenza) o quella dello Stato nato nel '48, è irrilevante. «Va difeso comunque il diritto dei cittadini a portare la bandiera di Israele in manifestazione — spiega Majorino —. Se qualcuno lo mette in discussione, io intervengo». E in modo netto, in una fase delicata dei rapporti con il Caim: l'assessore è incaricato di risolvere la questione (complessa) della moschea, domani riceverà i rappresentanti dei musulmani per cercare una soluzione condivisa. Al momento, il progetto più avanzato resta quello del Caim, nell'area dell'ex Palasharp. Questo scontro può metterlo a rischio? «No — risponde Majorino — ed è un "no" categorico, il diritto di culto non viene meno rispetto a un giudizio politico». «E ci mancherebbe — è la replica di Piccardo —: sarebbe grave se cambiasse qualcosa Io ho espresso una mia posizione  personale, non a nome del Caim: ho affermato, e ribadisco, che è inopportuno, alla festa per la liberazione da un'occupazione, portare bandiere di uno Stato che si fonda su un'occupazione. Anche se non condivido le contestazioni in piazza». Preoccupato per la reazione dell'assessore con cui è in trattativa per la moschea? «Sono due cose ben distinte, il disaccordo è su una questione di politica internazionale. Ma credo anche che Majorino sia stato spinto a intervenire sulla mia bacheca da pressioni e telefonate». Della comunità ebraica, intende? «Certo. Detto questo, vorrei cogliere l'occasione per ribadire un invito al dialogo: ci teniamo molto ai rapporti con la comunità ebraica». Che al momento, però, non sembra ben disposta nei confronti di Piccardo. Ancora via Facebook, Daniel Nahum, dirigente dell'Unione giovani ebrei dTtalia, ottime relazioni con i musulmani in città (e in passato con lo stesso portavoce del Caim), adesso posta: «Piccardo non ha il senso della vergogna... non conosce la storia. Altrimenti eviterebbe di farneticare in questo modo». «Piace» a 136 utenti, di confessioni diverse; in 111 commentano, compresi ii deputato pd Emanuele Fiano («Abisso di farneticazioni ignoranti e antisioniste») e il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici («Il prossimo anno saremo tutti a Milano e vediamo se avranno coraggio di continuare ad insultarci. Basta»). Nel mucchio, offese, tifo e slogan. Con qualche tentativo di mediare. Così il rapper di origine siriana Zanko: «Se tutti fossero pronti a fare un po' di autocritica e capire che stare in curva non ha portato a granché, forse si sbloccherebbero gli animi...».

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