Spett Redazione di IC, allego una mail sulla Via Crucis di Motta di Livenza in "onore" dei palestinesi in occasione del decennale della edificazione della barriera. L'articolo è apparso sul Gazzettino qualche giorno fa, e non ha mancato di sollevare polemiche e risentimento in chi come il sottoscritto ne ha abbastanza di queste mistificazioni.Ho scritto (per ora senza riscontro) una mail al Direttore Roberto Papetti che vi invio..
Cordialità
Fabio Cangiotti
Al seguente indirizzo è reperibile un discutibile articolo uscito qualche giorno fa sul Gazzettino:
http://goo.gl/HLDE0M
Ho scritto al Direttore Roberto Papetti la seguente mail:
Caro Direttore , appare risibile e un po’ ipocrita che gli organizzatori neghino la valenza politica della Via Crucis che si è tenuta venerdì 11 aprile a Motta di Livenza; processione e preghiera dedicata al popolo palestinese in occasione del decennale della costruzione del “muro”che divide le popolazioni. In primo luogo perché il proponente Francesco Marchese è esponente di spicco del PD locale, di cui è stato anche segretario (notizia accuratamente evitata nell’articolo sul Gazzettino a firma di Mauro Favaro, dove viene presentato come semplice attivista cattolico), e notoriamente questo partito nella generalità dei casi è filo-palestinese e antipatizzante di Israele. In secondo luogo, l’ispiratore ed estensore di testi delle riflessioni di quella serata è Don Nandino Capovilla, il prete che ogni tanto va in giro con la kefiah, quindi schieratissimo come ben si sa. E’ ben curioso poi che il volenteroso organizzatore Marchese abbia citato come fonte di ispirazione l’Onu, per aver dichiarato il 2014 “anno di solidarietà col popolo palestinese”. A parte che l’Onu da sempre si distingue per il doppio standard che ha nei confronti della democrazia israeliana, spesso sanzionata con risoluzioni vacue e risibili, mentre tutto viene bypassato o perdonato alle dittature più feroci del mondo: a parte questo dicevo, quindi i cattolici dovrebbero prendere per buone le intenzioni dell’Onu, anche quando ad es. si esprime a favore del diritto alla salute riproduttiva (leggasi aborto?). Oppure quando avvalora l’immagine di una Chiesa come organizzazione dedita alla tutela di pedofili? Insomma siamo sicuri che tutto ciò che propone l’Onu sia oro colato? Un po’ di coerenza e di senso critico non guasterebbe credo. Ma la prova decisiva è proprio quella che gli stessi organizzatori accampano per dimostrare che “la politica non c’entra nulla”: il non aver cioè neanche nominato Israele, quella sarebbe la prova a loro discarico, testimonianza delle loro buone intenzioni. Ebbene, questo è esattamente l’atteggiamento che il leader palestinese Abu Mazen esplicita in quelle conferenze in cui appare accanto a una cartina geografica del Medio Oriente, dove c’è la sola “Palestina” mentre Israele è cancellata, entità negata in quanto neppure nominata: per l’appunto. (D’altronde il preciso programma politico di Abu Mazen è la costruzione di una Palestina Judenrein, senza ebrei. Ricorda qualcuno?) E no, cari cattolici di Motta, invece Israele dovevate nominarla e dire a chiare lettere perché quella barriera è stata costruita. Realtà certamente tragica il “muro”, ma nata a causa del terribile terrorismo suicidario della seconda Intifada. Bastava dir questo, e non trincerarsi in fumosità utopiche, che sono poi l’alibi della delegittimazione di Israele: negata a chiacchiere, esercitata nei fatti. Spiace dirlo, ma lo spirito di questa Via Crucis è stato quello di tirare il sasso, nascondendo la mano, un esercizio di ipocrisia insomma, tanto più deprecabile in quanto si è inteso usare la liturgia (e quale liturgia, la Passione di Gesù Cristo!) per fini ideologici!
Fabio Cangiotti
Ecco il dibattito che le istituzioni cattoliche italiane evitano di affrontare, un rifiuto che svuota il significato di tante belle parole che ascoltiamo ogni domenica dalla finestra di Piazza San Pietro.
IC redazione