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Corriere della Sera - La Repubblica - Il Foglio - Il Giornale Rassegna Stampa
15.04.2014 Grillo profana la Shoah: i commenti
di Pierluigi Battista, Gad Lerner e Andrea Marcenaro; e un'inaccettabile vignetta di Alfio Krancic

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica - Il Foglio - Il Giornale
Autore: Pierluigi Battista - Gad Lerner - Andrea Marcenaro - Alfio Krancic
Titolo: «Quelle frasi di Grillo, un'offesa alla memoria - L'ignoranza e lo sfregio - Andrea's Version - M5S sotto tiro»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/04/2014, in prima pagina e a pagina 36, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo "Quelle frasi di Grillo, un'offesa alla memoria", da REPUBBLICA, in prima pagina e a pagina 28, l'articolo di Gad Lerner dal titolo "L'ignoranza e lo sfregio", dal FOGLIO, in prima pagina, l'odierna rubrica di Andrea Marcenaro "Andrea's Version", dal GIORNALE, a pag. 34, la vignetta di Alfio Krancic "M5S sotto tiro" , preceduta dal nostro commento.

Ecco gli articoli:

A destra, il fotomontaggio apparso sul blog di Beppe Grillo.


Beppe Grillo


CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista - Quelle frasi di Grillo, un'offesa alla memoria


Pierluigi Battista 

Il meglio che si possa dire verso l’uso sconsiderato che Beppe Grillo ha fatto di Primo Levi è che si tratti di una patetica gaffe, di una manifestazione di ignoranza e di insensibilità. Solo per un po’ di polemica contro Renzi, si strumentalizza Auschwitz. Si manipola la storia. Si appiattisce tutto nella banalità. Ha ragione Renzo Gattegna, il presidente delle Comunità ebraiche italiane. Usare Levi e la Shoah per la campagna elettorale «solletica i più bassi sentimenti antisemiti».Vuole dire togliere significato alla persecuzione anti-ebraica: è questo il prezzo della banalizzazione. «Arbeit Macht Frei», dice la scritta che sormonta il cancello di Auschwitz ed è il motto che nella sensibilità collettiva vuol dire una cosa sola, la formula che sintetizza la memoria dello sterminio. E Beppe Grillo che fa? Per rendere più incandescente lo scontro con il Pd, il governo e il patto tra Renzi e Berlusconi sulle riforme istituzionali, sostituisce quella scritta con «P2 Macht Frei». Una pura insensatezza, offensiva per giunta. Volutamente offensiva. E poi, non pago della goliardata, Grillo afferra Se questo è un uomo di Primo Levi, ne storpia il testo, lo parodizza, lo riduce a uno strumento miserabile di lotta politica, depotenziando il valore di testimonianza terribile che quel libro contiene. Non è antisemitismo classico. È indifferenza, è la cancellazione di un’intera storia di tragedie e di sangue per offrire una piattaforma alla campagna elettorale. Perché Grillo lo fa, forse perché è un antisemita? «Antisemita» è definizione troppo impegnativa, ma sovrana sciatteria nei confronti degli ebrei e della memoria di tutti, questo sì. L’avanguardia futurista voleva profanare i monumenti e spezzare i piedistalli. Il gesto di Grillo non ha invece nessuna dignità trasgressiva. Puro borbottio ignorante, che solletica certo, come dice Gattegna, un umore popolare che magari è ancora avvelenato contro le banche e le demoplutocrazie («giudaiche»?). Del resto, non è la prima volta che Beppe Grillo costeggia pericolosamente la tentazione del luogo comune antisemita. Il suo blog rigurgita di veleni antiebraici. E se è vero che Grillo non ha direttamente la responsabilità di ciò che si scrive nel suo blog, è anche vero che un complottismo demenziale circola abbondantemente nelle corde dei seguaci del Movimento 5 Stelle, soprattutto quando si tratta di scaricare su singoli gruppi e individui le colpe della crisi: a cominciare dagli ebrei, naturalmente, sempre al primo posto nelle torbide fantasie cospirazioniste. Anche le accuse alla «lobby ebraica» sono state in passato appannaggio di Grillo, che ha accusato una volta la stampa occidentale di avercela con l’Iran perché imbeccata e manipolata da agenzie di disinformazione di matrice israeliana. Una stampa, affermò una volta, che aveva anche accettato passivamente una versione stravolta del pensiero di Osama Bin Laden. Se non giustificato, almeno compreso nelle sue motivazioni del leader del movimento grillino. Ieri la bravata che ha per vittime Primo Levi e la memoria della Shoah, la loro riduzione a volantini elettorali, la loro parificazione alle mediocri vicende della nostra attualità. Il rimpicciolimento della storia, la sua degradazione a pura trovata spettacolare è il sintomo di una malattia culturale che non è interamente riconducibile all’antisemitismo ma che con l’antisemitismo ha molti punti in comune. Sembra quasi una maledizione, la ripetizione degli schemi mentali più triti, la sensibilità appannata verso le tragedie che hanno sconvolto e deturpato l’umanità. Grillo non si scuserà e per gli ebrei non solo italiani sarà un’altra ferita. Un inutile e gratuito oltraggio. Meglio non abituarsi al peggio.

LA REPUBBLICA - Gad Lerner - L'ignoranza e lo sfregio


Gad Lerner

Ma come sono noiosi questi ebrei. Pretendono di essere intoccabili? Non sanno stare al gioco? Perché sugli altri si può scherzare e su di loro invece no?Imagino che siano questi i pensieri che frullano per il capo di Beppe Grillo davanti alle reazioni indignate che ha suscitato il suo fotomontaggio sull’insegna del lager di Auschwitz e la sua parodia di Primo Levi tirato addosso agli avversari politici, paragonati ai nazisti. Eppure questa non è vicenda che riguardi solo la sensibilità ebraica di fronte alla memoria della Shoah. Bisognerebbe proprio che lo capisse, Beppe Grillo, glielo vorrei dire accoratamente: quello che lui vive come meritorio, trasgressivo assalto al conformismo dei codici del linguaggio politicamente corretto, è invece uno sfregio ai valori condivisi su cui si regge la nostra democrazia. Non è il potere, non è un regime, tanto meno è una lobby che si pretende intoccabile a imporre il divieto di paragoni storici grotteschi, l’abuso di metafore evocative di un male assoluto che tuttora ci risulta indecifrabile. No, ne sia o meno consapevole, ben altro Grillo fa traballare col suo rabbioso istinto comico distorto in messaggio politico: egli mina alla radice una regola elementare di civiltà per cui non si scherza su una tragedia storica fingendo di assimilarsi a chi ne fu vittima. Mi auguro che stavolta a sentirsene offesi siano anche molti dei suoi sostenitori, e in qualche modo riescano a farglielo capire. La rottura di quel codice non scritto per cui su Auschwitz non si scherza, aveva già trovato non a caso il suo precedente più noto negli spettacoli antisemiti del comico francese Dieudonné, che purtroppo ha riscosso notevole successo descrivendo gli ebrei come una specie protetta, trincerata dietro al privilegio occidentale. Dieudonné persegue consapevolmente la sua provocazione calamitando le simpatie degli immigrati arabi in chiave antisraeliana, infarcendole nella subcultura di una Francia profonda che non vuole fare i conti con il collaborazionismo filonazista della repubblica di Vichy. In Beppe Grillo, viceversa, è il complottismo la paranoia dominante, come dimostra il riferimento alla P2 premesso all’insegna del lager. Napolitano e Renzi additati come gerarchi delle SS vorrebbe funzionare come l’espressione di una polemica forte, nient’altro che questo. Sicché a colpirci è l’ignoranza di chi fa ricorso a una bestialità di tal fatta. Pensa di farci ridere? Pensa che qualcuno potesse assumere il suo come un richiamo emotivo alla gravità della situazione in cui versa il nostro paese? Se così fosse, egli avrebbe contribuito a spargere intorno a sé l’ignoranza da cui si dimostra afflitto. Mi resta difatti il timore che si trovino davvero in giro persone disturbate dalle reazioni che la sua trovata sta suscitando. Quasi che noi dovessimo, in nome della libertà di satira e del ricorso alla spiritosaggine, rinunciare a dare importanza al significato delle parole. Rinunciare alla categoria umana della gravità, al senso del tragico immanente nella nostra vicenda esistenziale. In ciò egli fa seguito a una comunicazione politica che già in Italia era degenerata attraverso l’uso scomposto della barzelletta, il ricorso impunito alla metafora bellica, all’oltraggio razzista mascherato da battuta umoristica. Se ha potuto fare questo, Beppe Grillo, è per ignoranza. Il populismo racchiude in sé questa insidia: descrive un popolo grossolano, percorso da umori e malumori semplificati, ne assume i caratteri peggiori enfatizzandoli come genuini. È tipico del populismo, infatti, esibire l’ignoranza come virtù politica, facendone il segnale di una presunta vicinanza al comune sentire del popolo. Quando abitui la gente dall’alto del tuo blog o del tuo palcoscenico a chiamare nazista sterminatore quelli con cui te la prendi, non solo ti sei abbruttito: abbruttisci anche gli altri. Quando storpi Primo Levi a fini di calunnia, ti trasformi in avvelenatore contagioso. Di certo Beppe Grillo ignorava che proprio ieri sera gli ebrei celebravano in tutto il mondo il Pesach, cioè la Pasqua che commemora la liberazione della schiavitù d’Egitto. Anche la disperata rivolta del ghetto di Varsavia scoccò la prima sera di Pesach, quando abitualmente le famiglie si ritrovano nella cena in cui si spezza il pane azzimo e si rammemora — come se accadesse oggi — il miracolo dell’Esodo. Ieri sera, in Italia, questo momento sacro di festa ha subito uno sfregio. Ma a sentirsi sfregiata, stavolta, è la dignità di tutti.

Il FOGLIO - Andrea Marcenaro - Andrea's Version


Andrea Marcenaro

1“P2 macht frei”? Strano che non abbia aggiunto P3 e P4. O i palestinesi gassati ai check-point d’Israele. O evitato un accenno ai nuovi nazisti con la stella di Davide. Allora non si può che stare con tutto il cuore dalla parte di Emanuele Fiano, deputato pd, unico superstite di un’intera famiglia deportata e sterminata ad Auschwitz: “A tutto c’è un limite. Insultare la tragedia della Shoah, le sue vittime, e anche la persona di Primo Levi, morto suicida per non essere più riuscito a sopportare lo strazio del ricordo, è proprio non avere idea di cosa abbia significato quella sofferenza. Urlare, insultare, bestemmiare pur di far notizia: questo è Grillo. Ora basta, chi si prende gioco di quella tragedia sta idealmente dalla stessa parte di chi la provocò. E chi conosce quella storia, lo punirà nelle urne”. Che è esatto, infatti vincerà.

La vignetta di Alfio Krancic che riproduciamo qui sotto raffigura Beppe Grillo che fugge inseguito da una pioggia di Stelle di Davide, con la didascalia "Grillo e il M5S sotto tiro". Si tratta di un inaccettabile ribaltamento della realtà, in quanto Grillo non è la vittima di un aggressione, ma il responsabile di uno sfregio alla memoria e alla verità storiche. Inoltre, un simbolo religioso ebraico è trasformato in un oggetto contundente, ottenendo un altro effetto di denigrazione dell'ebraismo e degli ebrei.



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