Abu Mazen ignora i negoziati e cerca l'appoggio dell'Onu la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 03 aprile 2014 Pagina: 14 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Abu Mazen, schiaffo a Obama. E cerca la sponda di Mosca»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/04/2014, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Abu Mazen, schiaffo a Obama. E cerca la sponda di Mosca".
Maurizio Molinari Abu Mazen all'Onu e con Vladimir Putin Abu Mazen cambia marcia nel negoziato con Israele, la trattativa è nell’impasse e la Casa Bianca frena: «John Kerry ha fatto il possibile come mediatore, ora tocca alle parti muoversi». La svolta di Abu Mazen sta nell’aver affidato al ministro degli Esteri, Riyad al-Malki, le lettere di adesione a 15 Trattati e organizzazioni dell’Onu. È un passo che segue il riconoscimento di Stato ottenuto dai palestinesi dall’Assemblea Generale e prefigura l’entrata, in particolare, nella Convenzione di Ginevra che protegge i civili in zona di guerra, come nei Trattati contro la torture e la discriminazione delle donne. Ciò significa gettare le basi per un contenzioso giuridico internazionale di rilievo con Israele sul trattamento dei civili che risiedono nei territori che l’Assemblea Generale dell’Onu ha identificato come palestinesi ovvero Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Sebbene Abu Mazen non aggiunga, per ora, la richiesta di adesione al Tribunale penale internazionale, l’impressione che circola fra i diplomatici è di trovarsi di fronte ad una duplice novità: da un lato Abu Mazen prepara il terreno ad una battaglia legale internazionale e dall’altro riporta l’Onu al centro della trattativa, indebolendo il ruolo Usa. A conferma di ciò sono i contatti nelle ultime settimane con la Russia che fanno trapelare la volontà di una maggiore presenza di Mosca in Medio Oriente. Da qui l’ipotesi che Abu Mazen punti a spostare il baricentro del negoziato da Washington al Quartetto (Onu, Russia, Ue e Usa) nel tentativo di ridefinire l’approccio a Israele alla luce di una trattativa che, dopo un anno di mediazione Usa, è nell’impasse non solo sui contenziosi da sciogliere ma anche sull’ipotesi di un prolungamento fino al 2015. Da qui la reazione, gelida, dell’amministrazione Obama che – attraverso i media – ha fatto un passo indietro: «Kerry si è spinto avanti quanto poteva, ora sta alle parti muoversi». Ciò significa che l’ipotesi della liberazione della spia israeliana Jonathan Pollard per rimettere in moto la trattativa rientra – anche a causa delle reazioni negative dell’intelligence Usa – e Kerry al momento resta alla finestra, ad appena 24 giorni dalla scadenza del tentativo negoziale Usa. Per Israele «Abu Mazen sta sputando su tutti» e il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman assicura: «Sapremo presto se è una crisi vera o artificiale».
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