Il paradigma tribale: stanno finalmente cominciando a capire
Commento di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)
Hadi, presidente dello Yemen
Tesi: le società mediorientali fortemente tribali possono beneficiare del loro frazionamento in unità tribali omogenee.
A volte mi chiedo se i miei articoli abbiano risonanza sulle scelte politiche prese in Israele, nel mondo arabo o nel mondo in generale. Di solito sono scettico, sia perchè il comportamento dei politici occidentali dimostra una scarsa comprensione della questione mediorientale, sia per il fatto che i governanti di questa regione mettono il proprio interesse personale al di sopra del bene comune.
Da anni affermo che l’unica soluzione che potrebbe impedire ai popoli del Medio Oriente di sprofondare in una palude di violenze, fuoco, lacrime e sangue, sarebbe quella di dividere gli Stati eterogenei in emirati con popolazione omogenea e scelta di un governo dal loro interno, non nominato dai colonizzatori, recenti o del passato che siano. Questa struttura sociale è l’unica che potrebbe garantire ai propri cittadini una buona qualità della vita. C’è un barlume di speranza da quando il governo dello Yemen ha deciso recententemente di suddividere lo Stato in 6 regioni, ognuna con la sua capitale:
-la regione di Hadramawt con capitale Al Mukalla;
-la regione di Saba (l’ex Regno di Saba) con capitale Ma’rib;
-la regione di Aden con capitale la città portuale di Aden;
-la regione di Janad con capitale Taez;
-la regione di Azal con capitale Sana’a;
-la regione di Tehama con capitale la città portuale di Hudaydah
. In una federazione di regioni tribali, il bene comune deve prevalere su qualsiasi specifica tribù e le risorse devono essere condivise.
I principi fondamentali alla base della proposta devono essere i seguenti:
-Uguale diritto di cittadinanza per tutti i cittadini dello Stato: significa che nessuna tribù, anche quella del Presidente del Paese, è superiore rispetto a tutte le altre.
- Le regioni saranno autonome e nessuna tenterà di interferire nelle questioni delle altre
- Le regioni ricche di risorse naturali collaboreranno nello sfruttamento di queste risorse con le regioni meno favorite, in particolare riguardo al petrolio.
- Le regioni cercheranno di raggiungere accordi sociali ed economici, per soddisfare le necessità della popolazione e garantirle una vita dignitosa.
- Le autorità nei diversi rami governativi di ogni regione e a ogni livello devono essere ben determinate nel deliberare una Costituzione federale.
Per quanto ci riguarda, il punto focale di questo progetto è che esso nasce dall’opinione pubblica del popolo yemenita e si basa sulla conoscenza delle caratteristiche sociali specifiche di ogni singola regione, e ha un solido legame sociale con la famiglia legittimamente al governo, che è in grado di garantire un modo di vivere basato su leggi e ordine sociale accettati dalla grande maggioranza della popolazione.
Ogni regione è in grado di mantenersi economicamente indipendente.
La capitale della Federazione sarà Sana’a. La sua gestione municipale non sarà sotto il controllo di alcuna regione, e la sua Costituzione assicurerà neutralità e indipendenza. La città di Aden avrà uno statuto speciale all’interno della Federazione, per assicurare che il suo porto possa servire a tutte le regioni in ugual modo. Ogni regione potrà frammentarsi in distretti amministrativi secondo la distribuzione interna della popolazione, con l’obiettivo di consentire alle tribù e ai loro leader di governare. Lo Stato federale avrà un Parlamento in cui sarà rappresentata ogni regione. Le risorse naturali delle regioni ricche di petrolio e minerali, saranno gestite con trasparenza ed equità, in modo che lo Stato possa disporre di queste risorse, e le regioni più povere non si sentano membri ai margini della Federazione.
La libera circolazione di merci, capitali e servizi incoraggerà l’imprenditoria e lo sviluppo economico.
Ogni regione avrà libertà economica: i cittadini, le merci, i finanziamenti e i servizi saranno in grado di muoversi liberamente, senza barriere doganali o limiti di import-export tra le regioni, in modo da incoraggiare l’attività commerciale e le imprese. Il governo federale sarà responsabile dello svolgimento delle attività inter-regionali, e vigilerà sullo sviluppo di sacche di abbandono economico, perché tali sacche potrebbero favorire l’insorgere di malcontento popolare che porterebbe a esplosioni di violenza contro la popolazione. Una commissione di esperti ha già deciso i confini delle regioni: lo Yemen del Nord è stato suddiviso in 4 regioni, quello del Sud in due. Capo del comitato è Abd-Rabbu Mansour Hadi, già Presidente del Paese negli ultimi due anni; durante l’incontro del comitato, a fine gennaio 2014, ha richiamato tutti i membri del comitato a essere imparziali, a dare priorità al bene generale dei cittadini dello Yemen piuttosto che agli interessi locali di alcuni settori della popolazione. E’ importante che il Presidente del Paese sia stato presente ai lavori del comitato, perché dimostra che opera in modo del tutto diverso dalla politica fallimentare del suo predecessore, Ali Abdullah Salah, che invece aveva sempre insistito che il Paese rimanesse unito sotto il suo controllo e quello della sua tribù. Hadi al contrario, cerca di trovare un modo per trasferire le autorità dal governo centrale alla leadership locale, rispondendo così alla sensibilità di una popolazione dalle forti connotazioni tribali.
Chi sarà responsabile del commercio di armi e dei recenti immigrati jihadisti?
Questo progetto è solidamente radicato nella logica sociale in una terra divisa come lo Yemen, ma come sempre il diavolo si nasconde nei piccoli dettagli, per esempio: chi si occuperà delle armi che vengono liberamente vendute nei mercati yemeniti, sarà il governo federale o il governo locale, che spesso è gestito dai “cugini” dei commercianti di armi? Tale questione è di particolare importanza, perché ogni yemenita possiede almeno un’arma automatica a canna lunga, che è spinto ad usare ogni qual volta si senta minacciato o leso nei suoi diritti. La seconda questione che getta un’ombra sul progetto, riguarda chi si occuperà degli stranieri entrati in Yemen, provenienti da tutto il mondo islamico, guidati da al-Qaeda: sarà il governo federale o forse gli amici locali di questi stranieri jihadisti? Il problema sarà particolarmente serio se la responsabilità della sicurezza venisse trasferita ai governi locali, perché poi le milizie locali potrebbero imporre la loro agenda sulla popolazione con la pretesa di essere la “polizia regionale”. Da un lato si presume che le milizie locali siano una forza legittima atta a far valere gli interessi locali su tutta la popolazione della regione e, dall’altra parte, potrebbero per conto proprio diventare organizzazioni criminali guidate dai “signori della guerra”, trafficanti di droga, armi, merci e denaro sporco, seminando terrore tra la popolazione camuffate da “polizia locale” che agisce in nome della loro autorità e responsabilità.
Ideali contrastanti: l’unione delle unità tribali contro la maggiore nazione araba.
Gli intellettuali arabi avanzano dubbi e grandi sospetti riguardo a questo progetto, perché secondo loro la nazione araba deve andare verso la riduzione delle differenze tra i gruppi e l’unificazione dei popoli in una sola grande nazione araba. Tuttavia il deterioramento della situazione in Siria, Iraq e Libia, paesi fortemente tribali, ha spinto il Presidente dello Yemen Hadi, ad andare avanti verso il frazionamento del Paese. Lui e i suoi collaboratori non vogliono che lo Yemen, già socialmente diviso, si deteriori al punto in cui sono Siria, Iraq e Libia, e così hanno deciso di adottare misure preventive, aumentando l’autonomia regionale dei vari settori della popolazione, nonostante l’implicito riconoscimento che con questo progetto, la tradizione avrebbe il sopravvento sulle moderne idee di unità e fusione sociale. Hadi e i suoi collaboratori sono convinti che occorra adattare il Paese alla “dimensione sociale” della popolazione, e che non si debba continuare a imporre alla popolazione uno Stato che non riflette le caratteristiche sociali tradizionali della maggioranza dei suoi cittadini.
Hadi prende una decisione strategica: bisogna assecondare le tendenze naturali dei cittadini.
Il Presidente Hadi ha preso una decisione strategica: invece di plasmare il popolo per soddisfare i criteri dello Stato, ha deciso di modellare lo Stato per venire incontro ai desideri dei cittadini, collabora con il popolo e con le sue radicate inclinazioni, e non cerca di imporgli con la forza un modello politico cui nessun yemenita sarebbe interessato. A mio parere Hadi entrerà nel Pantheon dei leader che hanno capito, talvolta dopo lotte sanguinose, che c’è lo spazio per sfidare gli schemi politici artificiali decisi dalle superpotenze coloniali a favore degli interessi europei, e che si debba iniziare a far politica secondo le volontà dei popoli del Medio Oriente.
E se in determinate aree il popolo è legato a tradizioni tribali, la cosa migliore è assecondare la società tribale affinchè possa gestire la propria vita secondo i propri principi e tramite la propria leadership tradizionale.
Questo sistema sarà esente da pericoli? No, ma i moderni regimi politici hanno dimostrato di essere fallimentari, e le centinaia di migliaia di morti in Siria, Iraq e Libia ne sono una prova inconfutabile.
Hadi è disposto a mettere in atto il paradigma tribale, che da anni io sostengo sia l’unico in grado di offrire una buona qualità della vita ai popoli del Medio Oriente.
Al Presidente Hadi auguriamo un grande successo.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com