Arabia Saudita: le afflizioni della Casa Regnante
Analisi di Mordechai Kedar
( Traduzione dall'ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz )
Sappiamo che cosa è avvenuto nella Seconda Guerra Mondiale, ma nonostante ciò, a distanza di soli 70 anni, la Germania detiene oggi dei buoni rapporti con Israele - lo Stato ebraico - così come avviene con Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Gran Bretagna, e Stati Uniti a dispetto della storia.
Il che dimostra che i popoli di cultura occidentale hanno capacità, volontà e le competenze necessarie per chiudere un capitolo e voltar pagina, per affrontare nuove relazioni. In una certa misura Israele si differenzia dalla cultura occidentale: per migliaia di anni abbiamo pregato per il ritorno a Sion, siamo ritornati alla nostra sovranità che avevamo avuto in un passato lontano. Per noi, la storia è anche colma di forza e, se necessario, persino di morte.In quanto alla Germania, per noi ebrei, la storia è più complessa.
Una delle caratteristiche che definiscono la cultura mediorientale è invece l’importanza con cui quei popoli si richiamano alla loro storia, anche quella di un passato molto lontano, che influenza in modo significativo i rapporti economici, ma soprattutto i conflitti, nel Medio Oriente di oggi.
In questa regione la storia ha un influsso decisivo sulle questioni quotidiane, e per questo oggi l’Arabia Saudita è violentemente attaccata dai media.
La famiglia regnante dell’Arabia Saudita – i membri della famiglia Saud – è presa di mira da diversi fronti: - dai sauditi che non appartengono alla famiglia regnante (come la famiglia di bin Laden), furibondi e invidiosi per la ricchezze dei Saud che non viene condivisa con gli altri cittadini; - dagli shiiti, che siano o no sauditi, che odiano i wahabiti perché li considerano eretici; - da coloro che si oppongono alla cultura occidentale e guardano con disprezzo ai lunghi anni della collaborazione dei sauditi con gli Stati Uniti e l’Europa, in particolare per quel che concerne l’energia e la difesa; - dai “puritani” islamici, che sanno molto bene come molti membri della famiglia reale si comportano in ambito sessuale. Ma anche in campo economico, soprattutto in rapporto ai “lavoratori stranieri” che vengono dall’Europa.
L’insieme di tutti questi fattori si trasforma in un attacco mediatico crudele e duro, allo scopo di minare la legittimità della famiglia reale saudita. In questi giorni Internet è diventato la platea della propaganda anti-saudita, con un intenso bombardamento di informazioni legate alla storia islamica.
Una delle cose che più mandano in collera gli oppositori della Casa regnante Saud, è il fatto che il Re bin Saud si sia autonominato “Difensore dei Luoghi Santi” nonostante che non sia originario della zona del Hijaz, nella parte occidentale della Penisola Araba, bensì delle alture di Najd, nel centro della Penisola.
Sappiamo che si era attribuito il titolo per potersi investire della legittimità a governare, e per giustificare l’allontanamento di Sharif Hussein e dei suoi figli, Abdullah e Faisal, per i quali la Gran Bretagna aveva trovato una funzione durante “gli anni ricchi”; al primo come Principe dell’Emirato sull’altra sponda del Giordano, al secondo affidandogli il governo del Regno dell’Iraq.
I nemici del Re di Giordania, per insidiarne il potere, ancora oggi chiedono “Da dove è venuto e chi l’ha portato qui?”.
Le cose vanno peggio in Arabia Saudita. I membri della famiglia Saud sono accusati di essere in realtà discendenti da ebrei chiamati Khaybar, vissuti nell’oasi del deserto vicino a al-Medina fino al 623 DC. Si erano opposti a convertirsi all’Islam così Maometto li aveva massacrati. L’antenato ebreo dei Saud, secondo questa tesi, si chiamava Mordechai.
I Saud, essendo ebrei, falsificarono la loro stirpe, fisero di essere musulmani, per questo ora agiscono incessantemente contro l’islam e i suoi luoghi sacri.
Uno dei tanti attivisti che denunciano i crimini della famiglia Saud, si nasconde dietro la firma di Khaled al-Abdali. Khaled significa “eterno”, e Abdali “figlio di Abdullah”. L’insieme significa proprio Maometto, il profeta dell’islam, perché il personaggio è eterno e il nome di suo padre è Abdullah.
Khaled al-Abdali ha scritto un articolo dal titolo “I crimini dei figli di Mordechai, i figli di Saud: la distruzione dei Luoghi Sacri e la falsificazione della stirpe di famiglia”, in questo articolo che circola liberamente su Internet, si legge (i miei commenti sono tra parentesi, M.K.): “I figli di Saud hanno distrutto la casa natale del profeta Maometto; la casa di sua moglie (Khadija, figlia d Khuwaylid, la sua prima moglie, che credeva in lui e nella sua missione all’umanità, M.K.); la casa di Abu Bakr (il primo che credette in Maometto e che fu il primo califfo, M.K.); la casa natale di Fatima (l’unica figlia di Maometto, madre del fondatore degli Shiiti, M.K.); la casa di Hamza ibn Abd al Muttalib (zio del profeta e primo martire dell’islam, M.K.); la casa natale di Ali (il fondatore della shi’a, M.K.) e dei figli di Hasan e Hussein; la casa di al-Arqam, in cui Maometto poteva incontrare clandestinamente i suoi amici e sostenitori, dove Amar (il secondo califfo, M.K.) aveva accolto l’islam, e dove per la prima volta fu ascoltato il richiamo alla preghiera; il cimitero della famiglia del profeta e dei suoi amici più stretti che venivano uccisi in nome della jihad. La famiglia Saud ha rubato l’oro custodito all’interno della Cupola Verde e l’ha trasformato in pugnali e spade, in fibbie per allacciare le cinture di castità delle loro mogli e nasconderne le parti intime, per le pantofole e le scarpe, in anelli, bracciali e collane, tutto questo con l’oro rubato”
Lo scrittore accusa la famiglia Saud di voler cancellare la storia degli arabi distruggendo i loro edifici storici, per cui nella Penisola Araba resterà soltanto e per l’eternità il nome dei Saud. Per questo hanno investito molti sforzi e denaro al fine di creare un albero genealogico come “prova” della loro discendenza dal profeta. Inoltre tale falsificazione, secondo l’autore, è una prova del fatto che in realtà essi sono ebrei. Questo argomento si accorda con l’affermazione che il fondatore del regno, ibn Saud, consegnò la Palestina agli ebrei.
Il giornale al-Shab, portavoce dei Fratelli Musulmani in Egitto, ha rivelato lo scorso agosto, dl ritrovamnto di una nota scritta a mano su cui si legge: “ Nel nome di Allah misericordioso e compassionevole, io, Sultano Abd al-Aziz bin Abd al-Rahman bin Saud, esprimo il mio completo accordo al Sig. Percy Cox, rappresentante della Gran Bretagna, per offrire la Palestina agli sfortunati ebrei o ad altri, come la Gran Bretagna ritiene opportuno, e accetto questa decisione per sempre.”
Questo testo ha avuto molta risonanza quest’anno, dopo che al-Sisi, Ministro della Difesa egiziana, rimosse nel luglio scorso dal potere il Presidente Muhammad Morsi, dei Fratelli Musulmani.
In seguito Sisi ha dichiarato la Fratellanza illegale e l’organizzazione terrorista, mettendo in carcere i suoi leader.
L’Arabia Saudita sostiene apertamente Sisi e i passi da lui fatti nei confronti della Fratellanza; questa è la ragione per cui il giornale al-Shab, che sostiene il programma della Fratellanza, accusa il fondatore del Regno saudita di aver appoggiato la fondazione dello Stato di Israele. Ci sono scrittori che accusano la casa reale di aver chiamato l’Arabia Saudita, secondo il nome della famiglia regnante, come se il regno appartenesse a loro e non al popolo.
Sono anche stati messi all’opera esperti di arti grafiche per minare su internet la legittimità di ibn Saud. La gente pubblica fotografie del re Abdullah, del tempo in cui era ancora principe ereditario, in cui abbraccia leader occidentali, in modo particolare George W. Bush.
In alcune di queste, usando i metodi di modifica delle immagini, Abdullah viene mostrato con un calice in mano, dando l’impressione che stia bevendo alcolici assieme a Bush, il che è proibito per l’islam. Usando software tipo Fotoshop, la gente mette su internet foto di Abdullah che lo raffigurano come un cane, scimmia o maiale. Questo si collega alla pretesa che i membri della famiglia Saud siano discendenti di ebrei, che sono descritti secondo la tradizione islamica come “ figli di scimmie o maiali”.
Altrove la Stella di David è affiancata a re Abdullah, per enfatizzare la sua supposta discendenza ebraica. Ci sono altri che scrivono su internet per evidenziare l’aspetto non tradizionale della famiglia reale, in modo particolare la tendenza ad assumere a palazzo donne europee; altri pubblicano fotografie che evidenziano l’ostentazione di ricchezze da parte della famiglia reale.
Il fine di tutti questi sforzi su internet, e qui ne abbiamo presentati solo alcuni, è quello di presentare la famiglia reale Saudita come composta da non musulmani, traditori dell’islam e delle sue tradizioni sacre e per aver ceduto la Palestina.
Il regime saudita non rimane in silenzio. Esponenti religiosi fedeli alla casa regnante rilasciano incessantemente sentenze che convalidano il regime di ibn Saud, e accusano l’opposizione di incitamento al terrore e calunnia nei confronti dell’islam. Citano fonti islamiche come il detto attribuito a Maometto: “ Settanta anni di tirannia sono preferibili a un anno di anarchia”.
L’anarchia in Iraq e in Siria – nella quale i sauditi hanno una parte rilevante – provano la vrità di questo detto. Il regime saudita non è perfetto, ma è sempre preferibile al bagno di sangue che accadrebbe se la casata di Saud cadesse.
Non mi sembra che la campagna di delegittimazione rappresenti nel prossimo futuro un pericolo per il regime Saudita, perché è stabile e può prendersi cura di nemici e opposizione senza essere ostacolato dai tribunali o organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, questa campagna potrebbe avere delle implicazioni negative nel caso di rivolte, soprattutto con la scomparsa della generazione di bin Abd al Aziz e il passaggio del comando alla generazione successiva.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com