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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
10.01.2014 Francia: vietati gli show del comico antisemita
cronaca di Stefano Montefiori. Nicoletta Tiliacos prende le difese di Dieudonné

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Stefano Montefiori - Nicoletta Tiliacos
Titolo: «Francia, cala il sipario su Dieudonné. Vietati gli show del comico antisemita - Dieudonné proibito, anzi no, anzi sì. La circolare boomerang di Valls»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/01/2014, a pag. 15, l'articolo di Stefano Montefiori dal titolo " Francia, cala il sipario su Dieudonné. Vietati gli show del comico antisemita ". Dal FOGLIO, a pag. 2, l'articolo di Nicoletta Tiliacos dal titolo " Dieudonné proibito, anzi no, anzi sì. La circolare boomerang di Valls ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Stefano Montefiori : " Francia, cala il sipario su Dieudonné. Vietati gli show del comico antisemita "


Dieudonné

NANTES — «Ecco i cretini!», si sente gridare dalle auto sui fan di Dieudonné in marcia verso lo spettacolo mancato. Siamo appena fuori Nantes, nella zona dell’Ikea e degli ipermercati, e qualcuno tornando a casa dopo la spesa si toglie la soddisfazione di stuzzicare i ragazzi della quenelle: «Soldi del biglietto buttati, ben vi sta», «buffoni», «siete dei poveretti», ma loro non fanno una piega, anzi sembrano compiacersi di essere così lontani dall’odiato pensiero comune. Lo show è stato infine cancellato dal Consiglio di Stato a Parigi, la polizia blocca l’accesso al palazzetto dello sport ma il pubblico di «Dieudo» cammina lungo la tangenziale e poi nel fango di un prato per raggiungere, finalmente, lo Zénith del tutto esaurito, la piccola terra promessa dove almeno stasera gli «antisistema», come dicono loro, sono maggioranza.
Cinquemila 600 persone avevano pagato 43 euro per sentire un’ora e passa di insulti contro l’universo e in particolare gli ebrei, e ora che all’ingresso si trovano davanti gli agenti Crs in tenuta antisommossa, con Dieudonné bloccato dentro, decidono di farlo loro, lo spettacolo. Cantano la Marsigliese a squarciagola, ma anche Shoananas (da Shoah e ananas), la disgustosa marcetta inventata da Dieudonné per prendersi gioco dell’Olocausto. Sull’aria del «Canto dei partigiani» gridano ridendo «la senti la quenelle?» e poi davanti ai poliziotti in tenuta antisommossa si fanno fotografare dagli amici mentre fanno il gesto ormai diventato un triste tormentone popolare, il braccio teso all’ingiù e la mano sulla spalla. È più che altro una versione particolarmente oscena del gesto dell’ombrello, una grande supposta promessa al mondo intero «e chi ti ha detto che è antisemita», dice una ragazza, ma il fatto è che sembra un saluto nazista alla rovescia e soprattutto in quella posa molti amano mettersi davanti alle sinagoghe o ai cimiteri ebraici, guarda caso.
Chi va a vedere Dieudonné? Ieri è stata la giornata della battaglia legale tra il governo e i suoi avvocati, ma al di là delle questioni in punto di diritto, perché il palazzetto era tutto esaurito? Chi sono quelli che comprano il biglietto, gli abitanti delle banlieue degradate, coalizzati contro gli ebrei magari sotto la bandiera dell’islam radicale? Non sembra. Qui allo Zénith di Nantes — città modello, ricca, piena di verde, bene amministrata, neanche 300 mila abitanti — tra i 5.600 spettatori mancati si vedono tanti francesi apparentemente della classe media, che portano i figli a vedere «uno che non ha paura di spararle grosse», come dice una signora quarantenne con il figlio adolescente. «È l’unico che fa arrabbiare davvero i politici, per questo mi piace» dice François, che fa il commesso in un negozio di scarpe nel centro di Nantes.
Dieudonné è un amico dell’Iran e di Hamas e probabilmente sono gli ayatollah ad avere finanziato la sua «Lista antisionista» alle Europee del 2009, ma al cuore dei suoi ignobili monologhi — «Tra ebrei e nazisti sono neutrale, non so chi ha cominciato anche se un’idea ce l’ho» — non c’è la questione palestinese o l’islamofobia francese. Del resto Dieudonné, di padre camerunense e madre bretone, educazione cattolica, è più amico di Jean-Marie Le Pen, padrino del suo terzo figlio, che dei musulmani.
«Quanto ci hanno stufato con questa storia dell’Olocausto, con quella scusa gli ebrei pretendono di avere sempre ragione — dice Jeanne, 28 anni, accompagnata dal fidanzato —. Dieudonné finalmente va contro il governo, la destra e pure gli ebrei che tengono tutti al guinzaglio».
«Dieudonné libéré!» grida il suo pubblico, dopo essersi sgolato invocando le dimissioni di Valls. Nei giorni in cui persino un campione come Anelka fa la quenelle dopo un gol allo stadio, Valls ha il merito di avere cercato di distinguere quel che è accettabile da quel che non lo è. Ma la censura preventiva che applica a Dieudonné ha basi giuridiche molto deboli, come dimostra la decisione del tribunale di Nantes, che in un primo momento ieri aveva dato il via libera allo show. Nel giro di poche ore, ieri, Dieudonné è apparso un eroe, capace di sconfiggere il ministro, e poi un martire, soffocato dalla repressione ma osannato dal suo popolo. Meglio di così, purtroppo, non gli poteva andare.

Il FOGLIO - Nicoletta Tiliacos : " Dieudonné proibito, anzi no, anzi sì. La circolare boomerang di Valls "


Nicoletta Tiliacos

Sui quotidiani italiani di oggi sono state pubblicate diverse cronache e opinioni circa la decisione francese di bloccare gli show antisemiti di Dieudonné.
Nessuno, nemmeno quelli contrari alla censura, hanno dimostrato simpatia per Dieudonné. Nessuno, tranne Nicoletta Tiliacos, che, con una frase, rende evidente il suo pensiero : "
il comico – noto per le “quenelles”, saluti nazisti criptati (che i suoi avvocati negano), per le battute sulle camere a gas e per aver coniato il simpatico termine “Shoananas”, che fonde Shoa e ananas".
E' divertente scherzare sulla Shoah e negare le camere a gas ?
E 'Shoananas' sarebbe un 'simpatico termine' ?
Ecco il pezzo:

Roma. Il tribunale amministrativo di Nantes ha segnato ieri un punto a favore del comico antisemita Dieudonné M’Bala M’Bala, nel braccio di ferro giuridico che lo oppone al ministro dell’Interno francese, Manuel Valls. I giudici hanno annullato infatti la disposizione del prefetto – sollecitata da una circolare del ministro a tutti i prefetti di Francia – con la quale si vietava il debutto dello spettacolo “Le Mur” al teatro Zénith métropole (quasi tutti i 6.300 posti già prenotati), fissato per ieri sera nella città della Loira. Ma Valls non si è arreso – non poteva, soprattutto dopo l’intervento diretto del presidente Hollande – e ha interpellato con procedura d’urgenza il Consiglio di stato, chiedendo di annullare l’annullamento del decreto prefettizio. Il quale è arrivato in serata, in tempo per ripristinare il divieto della rappresentazione e per far dichiarare al ministro che “la République ha vinto”. L’avvocato di Dieudonné aveva però annunciato che quel divieto va inteso esclusivamente per lo spettacolo “Le Mur”, non per qualsiasi altra esibizione del suo assistito, che quindi si sente autorizzato ad andare in scena “con un suo precedente spettacolo”. Comunque vada a finire, è evidente che Valls ha scelto contro il comico – noto per le “quenelles”, saluti nazisti criptati (che i suoi avvocati negano), per le battute sulle camere a gas e per aver coniato il simpatico termine “Shoananas”, che fonde Shoa e ananas – un’arma così sbagliata da assomigliare a un boomerang. Ieri, sulla vicenda è intervenuta la giornalista Elisabeth Lévy, caporedattrice del mensile Causeur e protagonista nel 2009 di un pubblico faccia a faccia con Dieudonné. In un’intervista al sito Atlantico, la Lévy sostiene che il comico è “il prodotto di una certa retorica del risentimento”, che fa vedere colpevoli e mascalzoni dietro a ogni malessere e a ogni problema, e che fa considerare “disgustosi i ricchi (salvo quando si tratta di comici professionisti o di calciatori)”. Del dilagare di quella retorica sono in molti a portare la responsabilità, compresi alcuni tra coloro che oggi si scagliano contro il loro ex buon allievo Dieudonné. Elisabeth Lévy si è detta inoltre sempre più perplessa rispetto alle leggi francesi di “tutela della memoria” e antinegazioniste: vent’anni dopo Robert Faurisson (lo storico che negò l’esistenza delle camere a gas nei lager nazisti) non hanno impedito che nascesse e crescesse un Dieudonné, oggi capace di conquistare consensi anche dove prima sarebbe stato impensabile. Quelle leggi con ogni evidenza “non hanno funzionato”, dice la Lévy, che indica nel “nuovo antisemitismo arabo-musulmano diffuso nelle banlieue dal 2000”, il vero problema. Di fronte a quel nuovo antisemitismo, dice, si rimane ciechi, “in nome di una fantasmatica solidarietà con gli oppressi”. E mentre la polemista di Causeur dice sostiene non bisogna aver paura di tallonare il comico sul suo piano (quello della parola e perfino dell’umorismo), piuttosto che dargli modo di rappresentarsi come un perseguitato, si moltiplicano le voci critiche contro Valls e la sua circolare. Anche nel suo partito si parla ora (lo ha scritto il Monde citando alcuni esponenti socialisti) di una mossa sbagliata, che sta dando al comico antisemita “una spaventosa pubblicità”. Ieri sera, intanto, i fan di Dieudonné, alla notizia della probizione ripristinata, avanti allo Zénith métropole di Nantes cantavano la Marsigliese e chiedevano “libertà d’espressione”.

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