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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.01.2014 Francia: al bando l'antisemitismo di Dieudonné
cronaca di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 gennaio 2014
Pagina: 12
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Al bando il comico antisemita. Le città vietano i suoi show»

La maggior parte dei commenti sui quotidiani di oggi non è d'accordo con il divieto posto dal governo francese agli spettacoli di Dieudonné, anche se non si può parlare di censura, in quanto detti spettacoli vanno contro la legge che - essa sì - proibisce qualunque azione che provochi odio sociale.
Non ha quindi senso tirare in ballo né la libertà di opinione né la sua cancellazione pere la decisione presa dal ministro Valls.
Questa tesi è condivisa, dall'estrema destra all'estrema sinistra, con toni civili ma anche condita con espressioni che rivelano una buona dose di omofobia, come quelle di Alessandro Giuli sul FOGLIO che stralciamo dal suo commento in quanto ci sembra incredibile che siano state giudicate attendibili : "...
mentre Dieudò partecipava in qualità di testimone a un matrimonio gay nella prigione di Poissy (l’altro testimone era il terrorista Carlos, gli sposi felici sono detenuti per omicidio plurimo e uno dei due rivendica la paternità della figlia di Rachida Dati)....". Se questo giusfica la definizione di 'gay friendly' che il Foglio ha inserito nel catenaccio sotto al titolo, lasciamo giudicare ai lettori.
Pierluigi Battista, Marco Travaglio, Moni Ovadia, Nicoletta Tiliacos, invece, difendono a spada tratta il buon diritto di Dieudonné di andare contro la legge. Se questo è lo spirito libertario che li motiva, noi ci schieriamo dalla parte di chi pretende che la legge venga osservata. 
Ci indignano invece le parole di Moni Ovadia, quando scrive che l'antisemitismo è una "piaga della società occidentale" ignorando l'odio contro gli ebrei e Israele che permea di sé le società musulmane.
Non siamo nemmeno d'accordo con chi equipara il negazionismo della Shoah all'antisemitismo di Dieudonné. Argomento quello sì da controbattere sul piano storico ed educativo, ma con un limite: riteniamo che un insegnante che neghi la Shoah di fronte ai propri allievi commetta un reato, quello di diffondere una menzogna che provocherà indubbiamente nelle menti degli studenti il formarsi dell'odio contro gli ebrei e Israele, evidentemente ritenuti responsabili dello sfruttamento della Memoria della Shoah.
Dieudonné, suscitando ilarità e disprezzo verso gli ebrei e Israele, ha commesso un reato e su questo va giudicato.

Aggiorniamo le notizie che lo riguardano riprendendo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/01/2014, a pag. 12, la cronaca di Stefano Montefiori dal titolo " Al bando il comico antisemita. Le città vietano i suoi show ".


Dieudonné: stop all'odio

PARIGI — L’antisemitismo del comico diventato agitatore politico Dieudonné è noto ormai da una decina d’anni. Se il governo francese interviene adesso con una fermezza senza precedenti, chiedendo e ottenendo da sindaci e prefetti la messa al bando dei suoi spettacoli, è perché la quenelle — una specie di gesto dell’ombrello, simile a un saluto nazista alla rovescia — ha dato al suo inventore Dieudonné una popolarità egualmente senza precedenti.
Fa la quenelle come generico sberleffo al non meglio precisato «sistema» il calciatore Anelka per esultare dopo un gol, la fanno davanti alle telecamere passanti e pubblico degli studi tv, e soprattutto fanno la quenelle — stavolta con tragica consapevolezza — i razzisti che si mettono orgogliosamente in quella posa oscena davanti alle sinagoghe, ai cimiteri ebraici, davanti ad Auschwitz o alla scuola ebraica Ozar-Hatorah di Tolosa, dove Mohammed Merah due anni fa uccise tre bambini, per pubblicare poi le foto su Internet. Lunedì lo scrittore ebreo Marek Halter, 77 anni, si è dovuto mettere a cancellare dal Muro della Pace, costruito assieme alla moglie Clara nei pressi della Tour Eiffel, le scritte quenelle e vive la shoananas (neologismo formato da Shoah e ananas, altra divertentissima trovata di Dieudonné).
Gli spettacoli del fondatore della «Lista antisionista» (36 mila voti alle Europee del 2009) hanno smesso da tempo di essere umoristici per diventare comizi politici in cui il protagonista eccita il pubblico con frasi via via più ignobili contro la classe dominante e quindi, nella sua ottica, gli ebrei.
Piccolo campionario delle battute pronunciate qualche giorno fa a Parigi, al Théâtre de la Main d’Or stracolmo di spettatori: «Mi sa che passerò il 2014 in prigione, tutti quei truffatori mi ricorderanno il governo»; «Mitterrand, Chirac, Sarkozy, Hollande... Quanto a presidenti io mi fermo a Pétain, mi piaceva, almeno vedeva dove sta il problema (Pétain ha collaborato con i nazisti nella deportazione e lo sterminio degli ebrei francesi, ndr ). Pétain razzista? Un pochino forse, ma meno di Hollande»; «L’Olocausto ci è costato caro»; « Ho urinato sul muro del Pianto»; «Quando lo sento parlare, Patrick Cohen (giornalista ebreo, ndr ), mi dico vedi, le camere a gas... Peccato»; «E basta con questa storia dell’antisemitismo... Mai detto che non lo sarò mai, ci sto pensando». Risate, applausi.
Dopo il ministro dell’Interno Manuel Valls, che ha inviato una circolare alle autorità locali raccomandando di proibire gli spettacoli, ieri è intervenuto anche il presidente della Repubblica Hollande chiedendo di essere inflessibili: i sindaci di Bordeaux, Nantes e Tours hanno già ottemperato, vietando gli show.
Secondo Le Monde e Le Canard enchaîné, Dieudonné poi è riuscito a non pagare i 60 mila euro delle multe prese in 11 condanne penali fingendosi nullatenente, come era già noto, ma inviando illegalmente in Camerun (è figlio di madre bretone e padre camerunense) oltre 400 mila euro: la Procura di Orléans indaga per riciclaggio.
Il governo ha deciso di agire con mano ferma, Hollande si è impegnato di persona, ma rischia molto: gli avvocati di Dieudonné si dicono certi di vincere i ricorsi in tribunale, perché libertà di espressione e principi giuridici imporrebbero di consentire gli show, e intervenire semmai dopo, una volta commesso il reato di incitamento all’odio razziale. La censura preventiva, anche nei confronti di un personaggio senza dubbio disgustoso come Dieudonné, potrebbe non essere la risposta migliore.

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