Il tradimento dell’Occidente
Commento di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)
Dal momento della firma degli accordi siglati a Ginevra tra Iran e il gruppo dei sei Paesi, i media di tutto il mondo hanno commentato positivamente l’intesa e l’alleggerimento delle sanzioni. E’ dubbio se l’Iran, che per molti anni ha mentito al mondo, eseguirà fedelmente quanto concordato e firmato. Stupisce che non ci sia stata alcuna imposizione all’Iran di smantellare il reattore al plutonio ad Arak, il cui scopo è esclusivamente militare, pur avendo calcolato il tempo necessario agli iraniani per ripristinare l’attività e produrre la bomba atomica. Tutti i media del mondo si sono dilungati sulle preoccupazioni di Israele, la rabbia dei sauditi e degli Emirati arabi, e tutti si domandano che cosa farà Israele, che non ha partecipato alle trattative.
L’elemento presente in tutti i commenti è l’aver valutato soltanto due fronti, Iran e Occidente, e quale tra loro abbia guadagnato di più dall’accordo, mentre viene ignorata l’esistenza degli ottanta milioni d’iraniani, perché sono loro i veri perdenti dell’accordo, loro che sopportano in silenzio il regime. Non è un segreto che la grande maggioranza dei cittadini iraniani odia con tutto il cuore il governo degli Ayatollah, e di volta in volta esprime il proprio odio con dimostrazioni e disordini di piazza, come quelli che invasero le strade dell’Iran dopo le “elezioni” presidenziali nel giugno del 2009, che portarono alla morte centinaia di manifestanti, affamati di libertà e di emancipazione.
Loro, i ragazzi e le ragazze della protesta, totalmente laici, che aspirano alla libertà, istruiti ma disoccupati, che patiscono la corruzione in cui è immerso il regime degli Ayatollah, speravano che le sanzioni economiche avrebbero soffocato il regime oscurantista fino a farlo cadere. Non era una folle speranza: in passato – si è saputo - al culmine dell’ondata di manifestazioni di protesta per le elezioni truccate che nel 2009 avevano portato alla “rielezione” di Mahmoud Ahmadinejad, i governanti dell’Iran avevano già due jet pronti per abbandonare il Paese per sfuggire all’assalto delle masse inferocite.
Ora, secondo gli accordi che sono stati firmati a Ginevra, le sanzioni sono state alleggerite e il regime ha cominciato a riprendere fiato. Il real iraniano, che negli ultimi anni aveva perso la metà del suo valore, in questi pochi giorni è aumentato di due punti percentuali. L’ottimismo economico fa sì che nelle vene intasate del regime scorra nuovo sangue fresco, e tutti quelli che invocavano la libertà in Iran, ritengono che la storica opportunità di scrollarsi di dosso il fanatismo oscurantista che pesava sulle loro vite è stata sprecata. Le sanzioni, un’arma non violenta, avrebbero potuto sconfiggere uno dei più violenti regimi al mondo, se solo i Paesi occidentali avessero voluto mantenerle.
Ancora una volta, però, l’Occidente ha mostrato la sua viltà: ai suoi occhi, il denaro è più importante dei valori. Le offerte del regime degli Ayatollah hanno reso così ciechi i leader dei Paesi occidentali, fino a non riconoscere più i diritti degli iraniani a vivere in piena libertà come avviene per i cittadini nel mondo occidentale. Per una manciata di petrodollari iraniani i politici preferiscono cancellare dalla lista delle richieste il diritto dei cittadini iraniani a godere dei valori della democrazia alla stessa stregua dei cittadini occidentali. In passato l’Occidente era solito giudicare il comportamento degli altri Paesi con un lungo elenco di domande relative ai diritti umani e alla libertà di scelta politica, per giungere poi agli aiuti economici in accordo con gli standard etici adottati dai singoli Paesi.
Gli accordi di Ginevra hanno strappato la maschera dell’ipocrisia che oggi caratterizza il comportamento di molti politici occidentali. Gli ottanta milioni di iraniani possono continuare a vivere una vita di miseria, oppressione e degrado sotto un regime illegittimo, crudele e sanguinario che semina terrore e morte in tutto il mondo, e che, direttamente o indirettamente, è responsabile del massacro di migliaia di persone in Siria, Iraq, Yemen, Israele e in tanti altri Paesi. L’Occidente di oggi ha perso la fiducia nei valori che lo sostengono e sui quali si è consolidata la sua cultura. Ora è disposto a fare affari con gli assassini di massa per il guadagno che ne deriva. Quel che conta è il denaro degli Ayatollah e il loro regime.
Di recente l’ipocrisia occidentale si è nuovamente manifestata, quando l’Unione Europea ha costretto Israele a firmare gli accordi “Orizzonte 2020” per la partecipazione ai progetti culturali purchè si sottomettesse ai voleri degli europei che non riconoscono il diritto del suo popolo a vivere in tutti i luoghi della propria terra storica, come invece era stato già stabilito dalla risoluzione della Conferenza di San Remo, in vigore fin dal 1920 a tutt’oggi. L’Unione Europea non è per nulla interessata all’occupazione del Sahara occidentale da parte del Marocco, anche se non riconosce l’annessione del Sahara al Marocco; gli europei non hanno alcun problema a firmare accordi con il Marocco, al solo scopo di sfruttare le risorse naturali del Sahara occidentale. Il denaro rende ciechi gli europei che così non vedono l’occupazione marocchina.
Gli europei non vedono neppure l’occupazione di Cipro da parte della Turchia, e firmano migliaia di accordi con i turchi malgrado le aziende turche partecipino alla occupazione, iniziata fin dal 1974. Soltanto l’ “occupazione” israeliana in Giudea e Samaria, patria storica del popolo ebraico, preoccupa gli europei. Hanno dimenticato che il popolo d’Israele viveva in Giudea e Samaria quando gli antenati degli europei, dopo aver vagato verso ovest dai deserti dell’Asia, si erano impadroniti del continente europeo usurpandolo ai suoi residenti.
Ma gli accordi di Ginevra hanno portato l’ipocrisia occidentale a estremi senza pari. Nonostante l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale sia ancora viva nella memoria, nonostante il mondo sappia che la sottomissione ad un dittatore lo spinge ad aumentare le sue richieste e a diventare sempre più avido di potere, nonostante sappia che “pace nel nostro tempo”, se basata su concessioni a un tiranno sanguinario, porti “guerra nel nostro tempo”, nonostante il fatto che l’Occidente dica di essere guidato da valori, l’amara verità va detta: il diritto degli iraniani a liberarsi dal regime oppressivo in realtà non interessa a nessuno dei politici che guidano l’Occidente di oggi, e neppure il diritto degli ebrei a vivere nella Terra dei loro padri, li interessa. Il denaro è la risposta per tutto, al diavolo la verità e i valori.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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