Nelle Filippine è nato Israel
Commento di Deborah Fait
Aveva 18 anni Eden Attias, appena arruolato nell’Esercito, era salito sull’autobus, ad Afula, una cittadina situata nella Valle di Jezreel, nord di Israele, per andare alla sua base militare. Appena seduto aveva chiuso gli occhi per fare un pisolino durante il viaggio e, mentre dormiva, un ragazzino palestinese di 16 anni gli si e’ avvicinato e lo ha accoltellato. E’ morto nell’ambulanza che correva verso l’ospedale.
Un altro giovane israeliano ammazzato, un altra tomba da scavare in uno degli innumerevoli cimiteri militari di Israele. Un’altra madre orfana di figlio.
Il suo assassino ha 16 anni, e’ uno di quei “bambini” palestinesi tanto buoni e gentili, di cui parlano le organizzazioni per i diritti umani accusando Israele di tenerli in carcere. Un bambino, dunque, dicono loro, un ragazzino come quei due che hanno sterminato la famiglia Fogel a Itamar nel 2011 quando un venerdì sera entrarono con la forza nella loro casa e, dopo aver ammazzato il padre, la madre e due bambini, per concludere lo scempio, uno dei due sgozzo’ la piu’ piccola, Hadas, di tre mesi, una “colona” scrissero allora, senza vergogna, alcuni giornali italiani .
“Piangeva”, hanno detto i due assassini. I terroristi erano due cugini, affiliati alle Brigate di al Aqsa, il piu’ grande di 19 anni e l’altro di 17, bambinetti dunque secondo il pensiero delle tante organizzazioni odiatrici di Israele.
Ragazzinii assassini, bambini educati a diventarlo come quelli intervistati spesso dalla TV palestinese, bimbetti che dicono di voler ammazzare Io “ yahud”, l'ebreo, come quelli che , dall’eta’ della scuola materna, imparano che diventare assassini di ebrei debba essere lo scopo della loro vita una volta cresciuti quel tanto che permetta loro di tenere in mano un coltello per poterlo infilare nella gola di ragazzi come loro, ragazzi ebrei, gli odiati ebrei.
Un mese fa e’ stato ammazzato un altro soldato, un ufficiale dell’IDF e i suoi assassini hanno dichiarato di aver voluto fare un regalo ai palestinesi per la festa di Id al-Adha’. Loro festeggiano cosi’, ammazzando, facendo sacrifici umani di cui far dono ai loro simili .
Sempre recentemente, Tomer Hazan, un sergente ventenne, amico di un palestinese col quale condivideva anche il lavoro in un ristorante di Bat Yam, vicino a Tel Aviv, fu invitato dal suo “amico” nei territori per fare “affari”, una volta arrivati lo strangolo’colla cintura nella speranza di chiedere il riscatto: il cadavere del soldato israeliano in cambio della liberazione del fratello in carcere per aver preso parte a un attentato suicida nel 2003.
Il Presidente Barak Obama, commemorando il 75 anniversario della Kristallnacht, aveva dichiarato che era potuto accadere perche’ nessuno aveva capito la forza dell’odio. Certo, non lo aveva capito nessuno ma c’era molto di piu’ dell’odio , c’era la demonizzazione del Popolo ebraico, l’incitamento, la violenza di secoli contro gli ebrei, inermi, che permise ai nazisti di portare a termine il piu’ terrificante genocidio della storia dell’Uomo.
Ebbe inizio, ufficialmente, il 9 e il 10 novembre 1938 ma quella immane violenza era stata preparata, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, con l’indottrinamento, con l’insegnamento che gli ebrei non erano persone, erano degli insetti da schiacciare e uccidere senza pieta’. Nei due giorni che diedero inizio alle violenze indiscriminate contro gli ebrei accadde di tutto, in ogni citta’, in ogni villaggio tedesco si bruciarono sinagoghe, si bruciarono i libri sacri dell’ebraismo, i nazisti entrarono nelle case e nei negozi degli ebrei distruggendo e massacrando.
Tutto questo e quello che ne segui’ accadde nel silenzio del mondo intero. Lo stesso silenzio che “sentiamo” oggi, la stessa propaganda di odio, lo stesso indottrinamento, incitamento a uccidere da parte dei palestinesi e dei loro protettori e simpatizzanti col risultato di portare la gioventu’ palestinese verso un buco nero dal quale uscire insanguinati e sempre piu’ feroci.
Cosi’ voleva Arafat, il geniale assassino che porto’ i palestinesi verso quel baratro, li fece precipitare nell’inferno di chi si nutre di odio e poi si dedico’ con maestria al piagnucolamento, usando, tra le sue lacrime di coccodrillo, la menzogna piu’ facile e produttiva : la miseria e la disperazione dei palestinesi a causa di Israele, quindi uccidere gli ebrei e’ un dovere e un onore .
Facile, No? Estremamente semplice nella sua genialita’, lo dico sempre.
Arafat sapeva quale era il debole dell’Occidente, sapeva che bastava un niente per scatenarlo contro l’ebreo Israele e cosi’ fece. I terroristi che mandava in giro per il mondo ad ammazzare erano considerati vittime ed eroi e gli ebrei ammazzati erano i “carnefici” che meritavano di morire.
I governanti israeliani che tentavano di spiegare quello che accadeva in Medio Oriente non venivano ricevuti da nessun paese europeo e lui, il genio , il piu’ grande genio del Male dopo Hitler, veniva portato in trionfo e ricoperto di soldi e di onore. Dicono che sia stato ucciso, secondo me e’ morto di AIDS, come ha dimostrato Ephraim Karsh nella sua biografia, ma, se veramente qualcuno lo ha ammazzato, chiunque esso sia, ha fatto un regalo all’umanita’, peccato cosi’ tardi, troppo tardi.
Una delle sue grandi vittorie fu guidare, quasi tenendola per mano, l’Assemblea Generale dell’ONU ad approvare la risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo e da quel momento non vi fu piu’ confine o freno alcuno all’odio del mondo intero contro Israele.
Tutto era concesso, la propaganda , le menzogne, l’idealizzazione dei terroristi, la condanna senza speranza di Israele, l’incitamento all’assassinio degli ebrei nel loro Paese o all’estero. La risoluzione dell’Odio fu revocata soltanto nel 1991, quasi 20 anni dopo, e senza scuse. L’educazione all’odio nei territori palestinesi rubati a Israele continua da ormai 50 anni. Non finira’ mai perche’ non finira’ mai quella malattia che, a seconda del periodo storico, cambia nome: giudeofobia, antisemitismo, antisionismo.
E’ come una ruota che gira e torna indietro per ricominciare a girare.
Per fortuna e’ Israele stesso,l’odiato, il perseguitato, che dà speranza portando il bene tra le disgrazie del mondo e renderlo migliore.
Il team israeliano nelle Filippine
Cosi’ e’ stato anche nelle Filippine dove Israele si sta adoperando dal primo giorno con aiuti di tutti i tipi, medicinali, cibo, volontari, ospedali mobili, tanta solidarieta’ e amore come fa sempre quando accadono immani disgrazie come il tifone Hayan o i tanti terremoti a Haiti, in Iran, in Turchia, dovunque.
Israele e’ stato tra i primi ad intervenire nelle Filippine e in queste ore e’ nato un bambino in un ospedale d’emergenza dell’esercito israeliano.
La madre ha voluto chiamarlo Israel. Gli auguriamo una buona vita.
Deborah Fait