L'attentato di Nairobi è stato riferito da giornali e Tv come un episodio di terrorismo lagato ad Al Qaeda e basta. Tutto vero, ma è rimasta nel non detto la dinamica dell'attentato, il comportamento dei terroristi, l'individuazione di quelli che andavano uccisi. Ebrei e cristiani da una parte, quella dove si viene uccisi, musulmani dall'altra, dove ci si salva, una pratica di stampo nazista. Soltanto dopo la strage nella chiesa di Peshawar,il lettore comune ha potuto farsi un'idea della guerra in atto tra l'islam e i cristiani. A Nairobi c'è stata invece una "menzogna omissiva", che è stata parzialmente disvelata dopo un paio di giorni. Ottimo il commento di Maurizio Molinari sulla STAMPA di oggi, 23/07/2013, a pag 13, dove l'attacco a ebrei e cristiani viene messo nella giusta evidenza. Anche il commento di Guido Olimpio sul CORRIERE della SERA aiuta a capire perchè proprio il Kenia è diventato un obiettivo da colpire, la storia comincia da Entebbe.
Inspiegabili sono invece i rimproveri di Magdi Cristiano Allam a Israele sul GIORNALE, come se lo Stato ebraico fosse il responsabile della sicurezza dei cristiani nel mondo intero. Israele garantisce sicurezza e rispetto per tutte le fedi sul proprio territorio, nella lotta al terrorismo giudica secondo il nemico che si trova a combattere.
Ecco gli articoli:
La Stampa-Maurizio Molinari: " Al Zawahiri detta la linea. Colpire solo gli infedeli"
Ayman al Zawahiri Maurizio Molinari
Ciò che accomuna l’assalto al centro commerciale di Nairobi e l’attacco kamikaze alla chiesa di Peshawar è l’intenzione di fare strage di non-musulmani. La scelta del commando Shaabab di far allontanare i musulmani - identificandoli con domande sui nomi di Allah - e l’intenzione dei jihadisti pakistani di infliggere ai cristiani locali il più pesante bagno di sangue degli ultimi anni nascono dalle nuove direttive che Ayman al Zawahiri sta diramando alla galassia di cellule collegate ad Al Qaeda.
Il successore di Osama bin Laden ritiene che l’attuale indebolimento, politico e militare, di Al Qaeda sia dovuto alla scelta di molti gruppi di colpire i musulmani. Lo scrisse di proprio pugno nel 2005 in una lettera a Abu Musab al Zarqawi, allora capo di Al Qaeda in Iraq, esprimendo disappunto per la sanguinosa campagna di attentati anti-sciiti. «Dobbiamo chiederci se questa guerra agli sciiti sia inevitabile scrisse al-Zawahiri - e quali sono i nostri interessi nel lungo termine». Nel blitz dei Navy Seals ad Abbottabad, che portò all’uccisione di Bin Laden, vennero inoltre trovate copie di email e messaggi scritti dal settembre 2006 all’aprile 2011 nei quali il fondatore di Al Qaeda esprimeva «preoccupazione» per il «crescente declino dell’immagine» dell’organizzazione fra le masse musulmane.
Secondo Muafaq al-Rubaie, ex consigliere per la sicurezza del governo iracheno, «al Zarqawi dirottò Al Qaeda su terreno della faida con gli sciiti, allontanandola dalla matrice originale di Bin Laden e al Zawahiri» il cui intento era combattere «sionisti e crociati», colpendo anzitutto ebrei, cristiani e gli interessi degli Stati Uniti.
Arrivato alla leadership di Al Qaeda, al Zawahiri sembra intenzionato a riportare le cellule jihadiste sul terreno di battaglia originale, nel tentativo di riguadagnare prestigio, donazioni e reclute fra i musulmani. È interessante notare in proposito che fu proprio al Zawahiri, già ideologo della jihad egiziana, a redigere il testo del manifesto originale di Al Qaeda, nel 1998. Ora l’obiettivo è rilanciarlo per farsi largo nei Paesi arabi attraversati da rivolte che spesso hanno emarginato i jihadisti.
Si spiega così anche l’assalto messo a segno in gennaio da Al Qaeda nel Maghreb Islamico contro l’impianto energetico algerino In Amenas simbolo degli investimenti stranieri. Per riuscire a imporre questo «ritorno alle origini» alZawahiri deve però imporsi in Siria, dove i gruppi più vicini ad Al Qaeda Jubat al Nusra e Lo Stato islamico nel Levante e in Siria - si sono distinti per una feroce campagna non solo anti-alawiti, considerati un’eresia dell’Islam, ma anche contro i ribelli sunniti non-jihadisti.
Corriere della Sera-Guido Olimpio: " E Israele aiuta gli 'alleati' di Nairobi"
Gli ebrei salvi dopo il raid di Entebbe Guido Olimpio
Su una collina della Galilea ci sono migliaia di alberi piantati dagli ex agenti del Mossad. Ricordano Bruce McKenzie, pilota della Raf e grande amico di Israele. Britannico, stabilitosi da anni in Kenya, vicino all'intelligence del suo Paese, aveva ottime conoscenze a Nairobi. Rapporti che userà per aiutare gli israeliani impegnati nel blitz, lanciato il 14 luglio 1976, per liberare gli ostaggi in mano ad un commando terroristico a Entebbe, Uganda. L'unità scelta Sayeret Matkal si servirà di una pista in Kenya come punto d'appoggio per la complessa operazione. La storia si ripete in uno scenario diverso. Sono gli israeliani a dare una mano ai locali. Con i consiglieri o — secondo alcune fonti — attraverso l'intervento diretto all'interno del centro commerciale da parte di un team partito da lontano. L'episodio è racchiuso nel lungo capitolo della collaborazione che lega Gerusalemme a Nairobi. Un rapporto nato negli anni 70 e poi proseguito attraverso un'ampia assistenza militare. Per Israele il Kenya è un alleato strategico per tenere d'occhio il Corno d'Africa e, più di recente, per contrastare l'azione iraniana in Africa. Si muovono anche gli uomini di Teheran. Due di loro, membri dell'apparato clandestino, sono stati arrestati un anno fa a Nairobi con 13 chilogrammi d'esplosivo destinati ad un attentato sventato da Mossad e polizia. Quando il Kenya, nel 2011, ha mobilitato l'esercito per colpire gli Shebab nella regione di Kisimayo (Somalia), al suo fianco c'erano gli esperti israeliani e quelli americani. Un'offensiva che ha indebolito il movimento di ispirazione qaedista ma non lo ha sconfitto. I terroristi hanno riportato il conflitto nell'arena keniota e il Westgate è diventato un obiettivo doppio per i terroristi. Simbolo di vita da distruggere, ma anche un complesso che ospita locali di proprietà di israeliani. I negozi sono diventati il campo di battaglia. Tra i militanti forse dei somali cresciuti a Minneapolis, Kansas City, Saint Paul e in Finlandia. Un confronto transnazionale dove i confini contano poco. Proprio come avvenne nell'estate del 1976 a Entebbe dove i dirottatori erano tedeschi e palestinesi. Una sfida che allora non terminò con l'incredibile raid. Bruce McKenzie, l'uomo che ebbe il ruolo importante nell'assalto israeliano, sarà assassinato nel 198O da un ordigno celato in una testa di leone di legno pregiato: azione attribuita ai servizi libici grandi sponsor dell'eversione. Non meno feroce la vendetta contro il Norfolk Hotel, devastato da un attentato. L'albergo era gestito da un'influente famiglia ebraica, residente in Kenya, che aveva dato assistenza sempre per Entebbe. Duelli lontani nel tempo che tornano adesso lungo i corridoi del Westgate a Nairobi.
Il Giornale-Magdi Cristiano Allam: " Occidente distratto e debole. Così sta vincendo Bin Laden "
Magdi Cristiano Allam
Orrore e incredulità. Cristiani e ebrei sono le vittime predilette del terrorismo islamico, ma l'Occidente e Israele promuovono lo scardinamento degli stati nazionali favorendo lo smembramento dell'insieme del Medio Oriente in comunità etnico-confessionali avvantaggiando proprio i fanatici di Allah e Maometto. Ciò si consuma in un contesto di tacita connivenza e mistificazione della realtà dei maggiori organi della stampa e della televisione che hanno di fatto bandito persino l'uso dell'espressione «terrorismo islamico», limitandosi a parlare di «strage terroristica» attribuita genericamente a «kamikaze». Come potremmo non indignarci per la strage di 72 cristiani a Peshawar nel Pakistan vittime dell'esplosione di terroristi islamici suicidi dei talebani, legati ad Al Qaida, all'esterno della chiesa subito dopo la messa domenicale? Come potremmo non preoccuparci per l'eccidio di 52 persone, tra cui dei cittadini stranieri, ad opera dei terroristi islamici del gruppo somalo Shabaab, legato anch'esso ad Al Qaida, che hanno trattenuto decine di ostaggi all'interno di un centro commerciale a Nairobi in Kenya preso d'assalto proprio per uccidere il maggior numero possibile di cristiani e ebrei? Considerando che Bin Laden fondò alla vigilia degli attentati dell'11 settembre 2001 il «Fronte islamico internazionale per il jihad contro gli ebrei e i crociati» per coalizzare i terroristi islamici nella guerra santa contro cristiani ed ebrei, dobbiamo prendere atto che la sua strategia è riuscita. Ma soprattutto dobbiamo denunciare la convergenza che c'è di fatto tra la strategia occidentale e israeliana di smantellamento degli stati nazionali con i successi della guerra santa islamica sui vari fronti in Africa, in Asia e persino in Europa. È della scorsa settimana la diffusione di uno studio del centro britannico di ricerca sulla Difesa Ihs Jane's in cui si evidenzia che su centomila combattenti «ribelli» in Siria, la metà sono terroristi islamici di due gruppi, Al Nusra e Stato islamico dell'Iraq e del Levante legati ad Al Qaida, o sono comunque estremisti islamici che tanto per intenderci sgozzano e decapitano i soldati e i civili legati ad Assad anche davanti ai bambini. Tra loro oltre un migliaio sono cittadini europei, compresi circa una cinquantina di terroristi islamici provenienti dall'Italia. Persino Israele ha registrato la morte in Siria del primo terrorista islamico con cittadinanza israeliana, che verosimilmente non è l'unico. Israele sta commettendo una follia suicida: pur di scardinare e sconfiggere l'asse Iran-Siria-Hezbollah ha scelto di schierarsi dalla parte dei terroristi islamici di Al Qaida, dei Fratelli musulmani e dei salafiti che combattono in Siria per abbattere il regime di Assad. Sta ripetendo di fatto lo stesso errore commesso alla fine degli anni Ottanta quando scelse di sostenere Hamas trasformandolo da associazione caritatevole in movimento politico, con l'illusione che sarebbe servito a dividere il fronte palestinese e a indebolire l'Olp di Arafat. In un incontro a cui ho partecipato ieri, nell'ambito della manifestazione dell'Israel Allies Foundation che promuove il sostegno dei cristiani a Israele, il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya'alon ha chiarito che la priorità è fermare il programma nucleare iraniano, ha denunciato l'elezione del presidente Rouhani come una strategia per ottenere l'alleggerimento delle sanzioni senza intaccare la corsa iraniana al possesso della bomba atomica: «Israele è pronta a difendersi qualunque sarà la situazione». Secondo Ya'alon gli stati nazionali arabi stanno crollando in Iraq, Siria, Libano e Libia perché erano delle costruzioni artificiali e i regimi dittatoriali sono serviti a coprire questa inconsistenza statuale. A suo avviso l'instabilità delle entità etnico-confessionali in conflitto durerà molto a lungo. La domanda è: a chi giova? Non ai cristiani del Medio oriente, non all'Europa che ha già al suo interno un radicalismo e terrorismo islamico autoctono, ma neppure a Israele. Fermiamoci con la follia suicida di sostenere i terroristi islamici per qualsivoglia ragione: sono loro i veri nemici di Israele, degli Stati mediorientali, dell'Europa, dell'Occidente e della comune civiltà umana.
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