Il fascino della cospirazione
Commento di Mordechai Kedar
( Versione italiana dall'ebraico di Giovanni Quer)
Mordechai Kedar
L'uomo è per natura portato a spiegare il mondo che lo circonda trovando una ragione agli eventi secondo categorie definite. Quando eventi frequenti non trovano una collocazione nel suo sistema di categorie, l'uomo ha la necessità impellente di trovare una causa, benchè irrazionale e solitamente esterna al proprio mondo, che porta alla formulazione di teorie cospirazioniste.
Ancor più forte si fa questa necessità quando non è un singolo a dover spiegare una realtà complicata, bensì un gruppo, all'interno del quale il senso di smarrimento generato da una realtà che non si riesce a comprendere aumenta, rafforzandosi la tendenza a identificare un responsabile su cui riversare la colpa e la responsabilità degli eventi, e che diviene il nemico del gruppo da combattere.
Il senso di comunanza di fronte al nemico comune unifica il gruppo, ancor più nei momenti di crisi.
Il mondo arabo, attraversato da crisi senza precedenti, si sta affidando alle cospirazioni per spiegare l'insieme di conflitti tra Stati, tribù e gruppi che lo lacerano. In Tunisia, dove è iniziata la primavera araba è sprofondata in una crisi politica, culturale ed economica, dove i laici incolpano i religiosi, i religiosi incolpano i laici, tutti incolpano i salafiti e il regime precedente.
Anche l'Egitto, nonostante le libere elezioni, non è riuscito a creare un sistema politico legittimo: il parlamento è stato sciolto, il presidente deposto, l'economia sta collassando, la comunità internazionale non è più disposta a dare aiuti.
L'Etiopia sta costruendo una diga che limiterà l'acqua del Nilo e chi ne ha la colpa?
I laici incolpano i Fratelli Musulmani e l'America che li ha messi al potere; i Fratelli Musulmani incolpano i salafiti che hanno collaborato con i laici per far fuori Morsi e anche l'America che li ha sostenuti e poi abbandonati per difendere gli interessi di Israele. L'esercito incolpa Morsi per aver collaborato con Hamas e i sostenitori di Morsi incolpano l'esercito per la ribellione contro il presidente eletto. Il regime attuale incolpa Morsi per una serie di ragioni compreso l'appoggio a Hamas.
E tutti sono convinti che Israele sia il primo responsabile di tutti i problemi dell'Egitto. L'Autorità palestinese versa in uno stato non dissimile: Hamas incolpa l'OLP di tradimento per aver ripreso i negoziati di pace; il popolo incolpa Abu Mazen di non perseguire gli interessi del popolo palestinese; l'OLP incolpa Hamas di distruggere il sogno palestinese di far nascere uno Stato unico in Cisgiordania e Gaza, mentre Hamas incolpa l'OLP di aver tradito gli interessi palestinesi firmando gli Accordi di Oslo.
Tutti, ovviamente, incolpano Israele per le divisioni interne tra OLP e Hamas.
Di recente Hamas ha trovato il responsabile del peggioramento delle relazioni con l'Egitto: l'OLP! Hamas avrebbe scoperto dei documenti fabbricati dall'OLP per far credere all'esercito egiziano che è coinvolta nell'ondata di terrorismo interna all'Egitto.
In Siria, un'altro posto dove la "primavera araba" si è¨ trasformata in una palude di morte, distruzione e violenza, il regime incolpa l'Arabia Saudita, il Qatar, la Giordania, la Turchia, l'Europa, l'America e Israele.
I ribelli incolpano Assad, Hezbollah, l'Iran, la Russia, la Cina, l'Europa, l'America e Israele.
La Russia incolpa l'America, mentre l'America incolpa la Russia e l'Iran, che incolpa il "Grande Satana", cioè gli Stati Uniti, e il "Piccolo Satana", cioè¨ Israele, come responsabili della situazione: tutti sono d'accordo nell'incolpare Israele, il cui silenzio stampa su quanto accade in Siria dimostrerebbe la sua responsabilità per quanto sta accadendo in quel Paese.
In Iraq, i sunniti incolpano gli sciiti e gli iraniani; gli sciiti incolpano i sunniti e l'Arabia Saudita; gli arabi incolpano i curdi, mentre i curdi incolpano gli arabi; poi ancora ci sono i turcomanni che incolpano tutti gli altri; mentre tutti sono d'accordo nell'incolpare Al-Qaeda che gli americani hanno sostenuto in Afghanistan e Obama che ha ritirato le truppe dall'Iraq prima della stabilizzazione, come mossa politica per assicurarsi la rielezione.
In Libano, i sunniti, i cristiani e i drusi incolpano Hezbollah come responsabile della crisi siriana; Hezbollah incolpa i cristiani, i sunniti e i salafiti, così come i drusi di aver tradito la comunità araba e gli interessi libanesi; mentre tutti incolpano Israele di aver fomentato i conflitti interni al Paese dei cedri, connaturati in realtà nella sua struttura sociale e politica.
In Libia le tribù di Tripolitania incolpano le tribù della Cirenaica; mentre le tribù del nord, Tripolitania e Cirenaica, incolpano le tribù del sud.
Gli arabi incolpano i berberi, che incolpano gli arabi. Gli islamisti incolpano i modernisti e tutti incolpano gli eredi del regime di Gheddafi e l'identità tribale.
In Giordania, che ancora non è stata intaccata dalla "Primavera Araba", il Re e i Beduini incolpano i palestinesi di destabilizzare lo Stato, i palestinesi incolpano il re e i beduini per la loro emarginazione, nonostante rappresentino la maggioranza della popolazione.
I laici e i Fratelli Musulmani si incolpano a vicenda. Tutti sono concordi nell'incolpare i rifugiati dall'Iraq e dalla Siria per la difficile situazione economica, mentre le fratture tra beduini e la casa reale sarebbero dovute alla volontà degli americani di vedere i Fratelli Musulmani più coinvolti nella vita politica.
Tale è¨ ad oggi il Medio Oriente, per cui è difficile ipotizzare gli sviluppi futuri. Ciò che è certo è¨ che le teorie cospirazioniste vedono in Israele la causa principale della crisi. Ma il vero responsabile della crisi che attraversa il Medio Oriente è proprio la fede nella cospirazione, che impedisce qualsiasi autocritica e miglioramento.
I problemi del mondo arabo continueranno a causare conflitti finchè i paesi mediorientali continueranno a cercare ragioni esterne alle proprie crisi.
La vera speranza nella risoluzione della crisi del Medio Oriente è che la causa dei problemi è interna al Medio Oriente, alla sua cultura, alla sua tendenza di risolvere i conflitti con la violenza, di mescolare alla politica l'appartenenza tribale e soprattutto di vedere in ogni conflitto una ragione per lanciare un jihad in nome di Allah.
Anche Allah l' ha detto nel Corano (aura 13, versetto 11, ar-ra'ad, il Tuono).
" In verità Allah non cambia la realtà di un popolo, finchè questo non muta nel suo intimo".
I media arabi hanno una caratteristica particolare: trasformare le sconfitte in vittorie.
I media siriani hanno trasmesso ieri con una certa fierezza il comunicato di vittoria del "nostro esercito di eroi" sugli "ultimi terroristi" nel quartiere el-Haldiyah a Homs, descritta come l'ennesima vittoria, anche se "l'esercito di eroi" ha espugnato a marzo il quartiere Baba Amer dopo sei mesi di guerra.
Due mesi fa, a maggio, le forze di Assad avevano occupato anche al-Qusseir, cittadina tra Homs e il confine libanese, stabilendo un corridoio diretto tra Damasco e il monte Alawi. Queste vittorie sono state conseguite grazie al coinvolgimento di Hezbollah, il che fa nascere qualche sospetto sulle capacità di Assad di far fronte per un lungo periodo ai ribelli: in un anno e mezzo Assad è riuscito a prendere il controllo solo di una città e mezza, quindi quanto tempo gli ci vorrà per prendere il controllo di tutta la Siria?
Un problema ancora più grave sarà controllare i curdi, che sostenuti dai propri confratelli in Iraq, non vogliono tornare sotto il regime oppressivo di Assad.
Se per ipotesi Assad riuscirà a riprendere il controllo della Siria dovrà affrontare due problemi: costituire un regime legittimo, dopo i massacri della guerra civile che finora ha mietuto 100,000 vittime; e ricostruire il Paese, ridotto in macerie, il che comporterà investimenti di miliardi di dollari che non ci sono nè potranno essere reperirti da finanziamenti esterni vista la crisi economica mondiale.
Assad può affermare: "Ancora una vittoria così, e siamo perduti".
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
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