Andare in Israele guidati dalla Morgantini è come andare a visitare la Banca del Sangue guidati da Dracula. E' quanto hanno fatto alcuni deputati del movimento 5 Stelle, come riferisce oggi, 27/07/2013, sul CORRIERE della SERA a pag.5, con il titolo "Ci servite per l'ostruzionismo, e i 5 stelle tornarono da Israele" Alessandro Trocino.
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sulle posizioni del partito di Grillo, adesso è servito. Un gruppo di ignoranti che, per conoscere Israele, si affidano a una fanatica odiatrice dello Stato ebraico. E legga bene le loro prime dichiarazioni. Chi li ha votati rifletta.
Ecco l'articolo:
Luisa Morgantini in due istantanee, a sinistra mentre sorride
ROMA — «Stanco? Non dormo da 60 ore. Ma non mollo, non mollo mai. Mi sono già iscritto a tre turni». Alessandro Di Battista ha ancora lo zaino militare sulle spalle, i jeans esausti e un’aria da reduce. Appoggia per un attimo la testa sulla spalla del collega Carlo Sibilia, ma si riprende subito e racconta: «Sì, sono stato in Palestina, ma stanotte siamo tornati indietro di corsa». Incredibile ma vero: la missione di filibustering spinto dei 5 Stelle alla Camera non prevede deroghe e la pur meritoria escursione in terra arabo-israeliana viene sospesa d’urgenza e si converte, per due dei sei inviati a 5 Stelle, in un ritorno carambolesco all’odiato e «maleodorante» Parlamento. Obiettivo: leggere l’ordine del giorno da cinque minuti per i due turni che i vertici del Movimento alla Camera ritenevano necessari. Tanta abnegazione viene premiata: in serata l’ostruzionismo viene sospeso perché raggiunge il risultato sperato. Il voto del ddl costituzionale slitta al 6 settembre.
I deputati della Commissione esteri — oltre a Di Battista e Sibilia, anche Manlio Di Stefano, Stefano Vignaroli, Paola Carinelli e Maria Edera Spadoni, restati lì — avevano deciso di partire in missione. Accompagnati da Luisa Morgantini, già parlamentare di Rifondazione e grande conoscitrice del Medio Oriente (con posizioni ultra filo palestinesi). I deputati incontrano il console italiano a Gerusalemme e alcuni «refusnik», gli obiettori che hanno rifiutato il servizio militare in Israele. Poi, l’improvviso stop. Da Roma arriva una telefonata — «ci servono due di voi» — e così Di Battista e Sibilia salgono su un taxi di corsa, nella notte. Fino a Tel Aviv, poi in aereo a Istanbul e a Roma. Infine Montecitorio, senza passare dal via, con zaino, borsone e occhiaie.
Ma chi paga questa visita lampo, e inutile, di poche ore? Di Battista: «L’aereo ce lo siamo pagati con i nostri soldi. Lo metteremo in nota spese con la diaria». Soldi pubblici ben spesi? Qualcuno, tra i colleghi, mugugna. Ma il Medio Oriente è importante, dice Sibilia: «Sulla questione non ho un giudizio netto, sarebbe da stupidi. Bisogna approfondire». Paolo Bernini un suo parere ce l’ha: «Io sono antisionista. Per me il sionismo è una piaga». Scrive Stefano Vignaroli: «Eccomi a Gerusalemme, città della pace dove l’uomo occupa, separa, violenta». Manlio Di Stefano, che oggi sarà con gli altri a Nablus, Ramallah e Betlemme, posta una foto di Gerusalemme con la scritta: «Buongiorno Palestina». Seguono polemiche.
Ma il successo dell’ostruzionismo cancella stanchezza e distinguo. Anche la fatica di frenare le intemperanze di Andrea Colletti, il più scatenato. Giuseppe D’Ambrosio interviene più volte per moderarlo. Passa in secondo piano anche il caso Gerolamo Pisano, autore dell’emendamento Durt approvato in Commissione Bilancio. Sconfessato con una nota dal suo gruppo, reagisce con veemenza, provocando imbarazzi tra i colleghi: «L’emendamento è stato condiviso e firmato da Barbanti, Villarosa e Pesco».
Resta la gioia della vittoria. Anticipata da D’Ambrosio: «Questi vogliono andare in ferie, non ce la fanno. Molleranno di sicuro».
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