Souad Sbai vince la causa contro Khalid Chaouki
Commento di Astrit Sukni
Astrit Sukni
Antefatto: Roma. Elezioni comunali 2008. Tra le varie candidature nella lista «Moderati per Roma al centro con Rutelli» c'è anche quella di Khalid Chaouki (oggi deputato PD ndr).
Khalid Chaouki Souad Sbai
In un lancio dell'agenzia ANSA del 21/03/2008, Souad Sbai, giornalista ed ex parlamentare Pdl, presidente della Associazione Donne Marocchine in Italia, affermava in relazione alla candidatura di Chaouki nella lista «Moderati per Roma al centro con Rutelli», che «sul caso di Khalid Chaouki consiglio ai dirigenti del Pd di non cadere nella trappola dei Fratelli Musulmani che, praticando la Taqiya ( 'dissimulazione' in arabo), affermano di "non far parte di questo movimento pur condividendone i fini e le idee… pericoli dell'estremismo islamico…" I rappresentanti delle comunità religiose e non solo musulmana conoscono bene questi estremisti dal comportamento ambiguo e ne hanno già preso le distanze».
Khalid Chaouki difeso dall'avv. Luca Bauccio, legale fra gli altri anche dell'UCOII, intenta una causa per diffamazione nei confronti di Souad Sbai.
Con sentenza n. 3387/2013, il Tribunale Ordinario di Roma, prima sezione dott.ssa Mauro ha rigettato la richiesta di risarcimento danni per diffamazione intentata da Khalid Chaouki.
Il giudice, si legge nel PQM "rigetta integralmente" la richiesta del sig. Chaouki e "condanna l'attore (Khalid Chaouki ndr) al pagamento delle spese processuali".
Cosa significa Taqiya («dissimulazione» in arabo) ?
La taqiyya (dissimulazione o inganno) include la menzogna agli infedeli in un modo generale, tanto in parole quanto in atti. La taqiyya è molto presente nella politica islamica. La taqiyya si utilizza principalmente in due casi. Il più conosciuto è la situazione dove si tratta di nascondere la propria identità religiosa quando si teme una persecuzione. Storicamente le Comunità Sciite ricorrevano alla taqiya, ovunque ed ogni volta che i loro rivali Sunniti erano più numerosi e quindi li minacciavano.
Al contrario, i musulmani sunniti, lungi dal patire persecuzioni, ed ogni volta che ne hanno avuto la possibilità, hanno iniziato l' jihad contro i miscredenti; ed è lì che hanno usato la taqiya, non come manovra di dissimulazione ma come inganno attivo.
In realtà, l'inganno, che trova la sua base nella dottrina dell'islam, è spesso descritto come uguale - o superiore - ad altre virtù militari universali come il coraggio, la bravura o il senso del sacrificio. Molti ulema ritengono che la menzogna sia parte integrante della condotta in guerra; Ibn al-Arabi dichiara che negli hadith (parole ed azioni di Maometto), la pratica della dissimulazione nella guerra è bene descritta. Ibn Al-Munir ha scritto: «guerra significa ingannare, vale a dire che la guerra santa è una guerra di inganno e non di confronto, perché questa è intrinsecamente pericolosa e che è possibile raggiungere la vittoria con l'imbroglio senza subire alcun danno su sé stessi. E Ibn Hajar consiglia ai musulmani «di prestare molta attenzione durante la guerra, deplorandosi e piangendo (pubblicamente) per ingannare gli infedeli».
Per chi volesse approfondire la dottrina della dissimulazione (http://www.meforum.org/2538/taqiyya-islam-rules-of-war)
scritto da Raymond Ibrahim.